Inquinamento e lavoro: anni di silenzio, ma in aula si parlò di ‘pane avvelenato’
A Litta si è parlato del romanzo di Lombardi: ‘Il Ricatto - Storie di Spinetta e della sua fabbrica’. C’erano sindaci, medici e avvocati. E tanti cittadini
ALESSANDRIA – Ha un sogno, il protagonista del romanzo ‘Il Ricatto – Storie di Spinetta e della sua Fabbrica’, scritto dall’ingegner Claudio Lombardi, ex assessore comunale all’Ambiente: che ci sia il tempo di mettere in atto una vera trasformazione, e che nel 2040 il polo chimico di Spinetta Marengo diventi un centro di ricerca. Il libro è stato presentato sabato scorso a Litta Parodi nell’ambito dell’incontro ‘Inquinamento Pfas nel nostro territorio, quali ricadute’, moderato dal sindaco di Montecastello Gianluca Penna, a cui hanno partecipato il primo cittadino di Alessandria, Giorgio Abonante, l’avvocato Vittorio Spallasso e il dottor Lelio Morricone.
Si è parlato di inquinamento da Pfas, del pericolo che ora arriva anche dall’aria. Dei procedimenti penali. Dell’indagine epidemiologia che ha evidenziato come più ci si avvicina al polo chimico più aumenta il rischio di ammalarsi. E del tempo che si è perso senza fare nulla.
Un lungo iter
Quali sono stati i procedimenti penali? Lo ha spiegato l’avvocato Vittorio Spallasso che, da tanti anni, porta avanti le richieste della gente di Spinetta e quelle del Wwf.
«‘Il Ricatto’… più volte è echeggiata nell’aula del procedimento iniziato nel 2008 la frase ‘pane avvelenato’, che è la stessa cosa – ha spiegato Vittorio Spallasso – Claudio la descrive in maniera splendida e anche drammatica nella storia del dipendente dei bicromati. Il problema è stato proprio quello occupazionale. Per tanti anni tutti si sono voltati dall’altra parte, ma si sapeva che l’inquinamento c’era».
«Nel 2008 parte il processo – spiega – fanno un gran lavoro l’Arpa, diretta allora dal dottor Alberto Maffiotti, i Noe con il maresciallo Francesco Ammirata, e un Pm di levatura nazionale, il dottor Riccardo Ghio, competente e coraggioso. Si arrivò a una imputazione di avvelenamento doloso della falda, che poi nel processo venne mutata in disastro innominato colposo».
Nel vecchio processo un testimone disse: «A Spinetta tutti sapevano, anche i muri erano gialli di cromo, ma per ‘Il Ricatto’, il ‘pane avvelenato’, non si interveniva», scandisce Spallasso.