Aria malsana e cattiva politica
Nei giorni scorsi uno dei quotidiani italiani più diffusi ha dedicato due intere pagine alle conseguenze dell’inquinamento dell’aria nelle città sulla salute delle persone.1
Il Congresso della Società Europea delle Malattie Respiratorie, tenutosi di recente ad Amsterdam, ha lanciato l’allarme per l’aumento dei casi di asma, enfisema, bronchite cronica e altre patologie polmonari. Responsabile – viene specificato nel servizio – “il miscuglio di polveri sottili e gas tossici che entrano nei nostri polmoni prodotti dal traffico cittadino, incrementato dal miscuglio autoprodotto dai fumatori”.
Una mappa a diversi colori dell’Europa, che da conto delle vittime causate dallo smog in rapporto alla popolazione, evidenzia la situazione critica di diverse realtà del nostro Paese e conferma, in particolare, la pessima condizione nella quale si trova l’aria della Pianura Padana.2
Sono 30 mila i decessi in Italia provocati da enfisema, interessano il 5% della popolazione e un italiano ogni mille, a causa della gravità della sua condizione, deve sempre avere con sé una bombola di ossigeno. A determinare l’enfisema, che rappresenta la fase terminale della bronchite cronica, contribuisce l’aumento dell’ozono nell’aria delle città per l’effetto serra, dovuto all’azione dei gas climalteranti. In primo luogo l’anidride carbonica. Un fenomeno in aumento che preoccupa le Nazioni Unite le quali a settembre hanno dedicato un summit alle malattie respiratorie, mentre l’Unione Europea ha deciso di destinare 31 milioni di euro alla ricerca per la cura di asma ed enfisema. In Italia sono 8 milioni le persone che soffrono di allergie respiratorie e 2 milioni i bambini colpiti da asma. E tra meno di dieci anni si prevede che l’enfisema sarà la terza causa di morte al mondo, dove già oggi si registrano 80 milioni di invalidi.
In Lombardia, ad esempio, ogni anno finiscono il ospedale 16 mila pazienti per una riacutizzazione della malattia. Di questi il 5% non sopravvive (871 persone). I costi sanitari, solo per il singolo ricovero e i necessari controlli, sono pari a 10 mila euro. Le cure disponibili, al momento, sono in grado di rallentare la progressione della malattia, non di debellarla e la medesima ha bisogno di essere diagnosticata per tempo. Un elemento che si verifica solamente nel 20-30% dei casi.
In conclusione l’unica mossa vincente indicata contro la malattia rimane quella di “combattere l’inquinamento delle città”.
Un impegno che negli ultimi anni è stato sostanzialmente disatteso sia dal governo nazionale che dalle giunte delle principali regioni della Pianura Padana. Un comportamento che, come abbiamo visto, non è privo di conseguenze sulla salute delle persone e, in particolare, dei soggetti più deboli della popolazione. Ma i problemi quando, come in questo caso, sono di natura strutturale, se non risolti si ripresentano, e aggravati.
Non è un caso se da alcuni giorni la prima notizia dei telegiornali Rai della Lombardia riguarda il superamento dei limiti di legge delle polveri PM10 a Milano e nelle principali città della regione. Mentre la nuova Giunta del sindaco Pisapia ha deciso di anticipare il divieto alla circolazione dei veicoli più inquinanti nel capoluogo e il fermo totale del traffico di domenica, in attesa di definire misure più organiche ed efficaci. Ma la situazione di Alessandria – dove il tema dell’inquinamento da tempo non è più all’attenzione della politica e dei media e il centro della città, per iniziativa dell’attuale Giunta, è in permanenza attraversato e occupato dal traffico privato – non risulta molto diversa e migliore. La centralina Arpa di Piazza D’Annunzio, situata in una zona dove il traffico è intenso, negli ultimi sette giorni di settembre ha per sette volte registrato valori di PM10 superiori ai 60 microgrammi per ogni metro cubo d’aria. Ma la stessa centralina Lanza, posizionata in una zona del centro meno esposta al passaggio dei veicoli, su sette giorni ha registrato quattro superamenti del limite di legge dei 50 microgrammi, e nei restanti tre i valori delle polveri sottili sono sempre risultate oltre i 40.
Visto che parliamo di un periodo che è stato caratterizzato da bel tempo e alte temperature, nel quale certamente gli impianti di riscaldamento non erano accesi, è del tutto evidente che le maggiori se non esclusive responsabilità dei valori delle polveri sottili sono riconducibili alle emissioni del traffico privato e commerciale. Lo dico perché in passato la giunta Fabbio, per giustificare la cancellazione delle zone a traffico limitato, l’invenzione di una ZTL in periferia contraria agli indirizzi della legge regionale e la riduzione di quelle pedonali nel centro, cercò di attribuire la responsabilità del particolato presente nell’aria alle caldaie e agli impianti di riscaldamento, i quali, oltretutto, in Alessandria sono in netta maggioranza alimentati a metano e non a gasolio. Per quanto attiene, poi, al superamento dei valori di ozono, che si registrano di norma nella stagione estiva, Alessandria è considerata, in assoluto, tra le città più a rischio.
Con questi indirizzi e questa conduzione politico-amministrativa la città è di molto peggiorata soprattutto nei confronti di altre realtà che, in Italia come in Europa, hanno fatto della mobilità sostenibile, del trasporto pubblico, della ciclabilità e del verde dei riferimenti indispensabili per tutelare la salute dei cittadini e migliorare la qualità della vita.
Fare i conti con questa situazione così compromessa e culturalmente arretrata sarà anche uno degli elementi di maggiore difficoltà che dovranno affrontare i futuri amministratori della città. Auguri!
1 la Repubblica – “Salute” di martedì 4 ottobre 2011
2 Pianura Padana: tra 10 e 15 decessi dovuti allo smog ogni 100 mila abitanti