Palazzo Ghilini, gioiello barocco candidato a Luogo del Cuore
L'iniziativa permette di riportare l'attenzione su un prezioso elemento del tessuto urbano cittadino
ALESSANDRIA – Il censimento dei Luoghi del Cuore giunge al suo ultimo mese di votazioni e il Piemonte ha molti luoghi che si possono fregiare della targa dei luoghi del cuore avendo superato i 2500 voti e molti altri che sono vicini a questo traguardo. Palazzo Ghilini ha già superato i 3000 ma può ancora fare meglio. Pur avendo iniziato a partecipare da poco tempo, sta raccogliendo molte preferenze. D’altra parte si tratta di una struttura davvero di grande prestigio per Alessandria.
Tra i palazzi dell’aristocrazia cittadina, certamente è il più importante. La sua è una storia davvero affascinante.
I Ghilini già nel Seicento, mettendo in atto una paziente opera di acquisizione dei terreni, lavora per arrivare ad avere un grande palazzo in una zona centrale, adatto a rappresentare in modo degno la loro forza politica ed economica.
Il passaggio dal dominio spagnolo a quello sabaudo non crea nessun problema.
Anzi, secondo alcuni critici i Ghilini sono così potenti da ottenere l’interessamento del grande Filippo Juvarra, l’architetto principe della corte sabauda. Esistono, infatti, due disegni del celebre architetto che sembrano ricordare il palazzo alessandrino.
Oggi, la critica tende a vedere solo in uno dei due un’anticipazione dell’idea di costruzione che sarà effettivamente seguita da Benedetto Alfieri, il giovane imparentato con i Ghilini a cui verrà dato il definitivo incarico di redigere il progetto.
Gli ostacoli
La casata alessandrina incontra seri ostacoli a costruire il tanto voluto palazzo.
I canonici della Cattedrale e il marchese Cuttica di Cassine si oppongono alla richiesta dei Ghilini di ampliare la proprietà di circa dieci metri, occupando terreno pubblico verso la piazza.
I primi temono che oscurerebbe le finestre della zona absidale del Duomo mentre il marchese ha paura che il suo palazzo veda cancellato l’affaccio sulla piazza.
Nel 1732 la vertenza si chiude con la riduzione a quattro metri dell’avanzamento. I lavori così possono iniziare e nel giro di pochi anni, per la facciata, si concludono.
Sono più lunghi nelle parti laterali: quella su via Pontida è terminata verso il 1766 mentre per via Parma si arriva all’Ottocento, quando ormai i Ghilini non sono più proprietari del palazzo.
Questo infatti prima viene alienato ai francesi nel 1805. Quindi, con la Restaurazione, diventa palazzo Reale. Infine, nel 1869, il Consiglio Provinciale lo acquista, destinandolo a sede del Consiglio, della Giunta, di diversi uffici amministrativi e della Prefettura.