Alessandria: ospedale, sopralluogo a sorpresa dell'assessore Riboldi
ALESSANDRIA - Sopralluogo a sorpresa, all'ospedale di Alessandria, dell'assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi. Non nuovo a esperienze simili, ha postato…
ALESSANDRIA – “Ero ricoverato in Pronto Soccorso mentre l’assessore Riboldi era in visita, l’ho visto passare e voglio ricordare a lui e condividere le cose a cui ho assistito nelle 20 ore che vi ho trascorso, descrivendo le condizioni in cui sono ospitati i pazienti e quelle in cui lavorano medici, infermieri, operatori sanitari”.
La lettera che ci ha inviato Adalberto Codetta è piuttosto emblematica e testimonia un malcontento piuttosto diffuso.
“La sala degenze del Pronto Soccorso – scrive il nostro lettore – è un vasto locale rettangolare progettato per ospitare dieci letti mobili posti di fronte a quattro sale visita in cui i pazienti vengono di trasportati per diagnosi e terapia. I dieci letti del progetto avrebbero dovuto essere separati da tendine mobili per consentire la riservatezza e la facilità di accesso del personale addetto alle cure. Nella notte in cui sono stato ospitato i pazienti erano 53. I letti erano stati avvicinati ad una distanza inferiore ai 50 centimetri, ignorando le tendine. Altri letti mobili erano stati disposti trasversalmente ai piedi dei letti assiepati verticalmente contro il muro, una barriera ne impediva così l’accesso”.
Alessandria: ospedale, sopralluogo a sorpresa dell'assessore Riboldi
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Lo scrivente continua spiegando: “Gli infermieri, per avvicinarsi a quei pazienti, dovevano prima spostare i letti posti di trasverso. Tutti movimenti necessari per le operazioni terapeutiche degli infermieri e dei medici erano fortemente limitati dalla ristrettezza degli spazi. Sull’altro lato della sala degenza sono disposte le porte di accesso alle sale di visita, ma gli spazi tra le sale erano occupati da altri letti limitandone l’accesso. Il corridoio che era diventato così stretto che il trasporto dei letti con i pazienti nelle sale visita avveniva attraverso ripetute manovre e contro manovre per evitare urti. Altri letti erano disposti nelle sale antistanti quella di degenza. Infermieri e medici erano subissati da richieste a cui cercavano di rispondere secondo criteri dovuti alla gravità della malattia”.
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“Io – aggiunge – chiedevo un pappagallo e l’infermiere correva verso pazienti con urgenze prioritarie. In queste condizioni il personale, ridottissimo in relazione alla situazione, cercava di curare e assistere i pazienti con cortesia e professionalità, ma con un carico di stress che si leggeva sui loro volti al termine del turno di lavoro. Mi è stato riferito che quella descritta è una situazione normale e che si è arrivati a dover assistere, in quelle condizioni, fino a 80 pazienti. I pazienti erano ammucchiati in promiscuità per sesso, malattia, età. Alla mia destra si trovava un paziente che frequentava spesso il Pronto Soccorso, la sua malattia era fatta di crisi improvvise. Alla mia sinistra una signora anziana che ha urlato “mamma” per tutta la notte”.
Finale con domanda amara: “Più lontano da me un paziente magro, pallido, con la bocca completamente aperta. Era lì quando sono arrivato alle 22 di martedì ed era ancora lì quando sono uscito alle 18 di mercoledì. Il mio ricordo del suo volto si sovrapporrà per sempre all’urlo di Munch. Tutto questo in uno dei paesi “ricchi” del pianeta. Chissà dove la mettiamo tutta la nostra ricchezza?”.