La difesa di Agata Platania: “Incongruenze negli atti d’indagine”
L'ufficiale giudiziario è accusata di peculato. Ieri le arringhe degli avvocati Manuela Moretto e Piero Monti: ipotesi di reato da riqualificare?
ALESSANDRIA – Il processo a carico di Agata Platania, l’ufficiale giudiziario alessandrina accusata di peculato, si avvia alle battute finali. Dopo le richieste di condanna del Pm, ieri mattina è stata la difesa (affidata agli avvocati Manuela Moretto e Piero Monti) a proporre al Collegio una diversa lettura dei fatti. Un intervento diviso in due parti.
L’avvocato Moretto ha concentrato l’arringa su quelle che ritiene siano state le incongruenze emerse dalle 3.750 pagine degli atti di indagine. E ha esaminato praticamente tutte le posizioni evidenziate nel lungo capo di imputazione, il difensore. Senza che il suo intervento possa sembrare una critica al lavoro dei magistrati, ha parlato di quelle che considera sviste portate all’attenzione dei giudici.
Un discorso prettamente tecnico, giuridico, quello dell’avvocato Piero Monti, concentrato su come le condotte di Agata Platania possano essere riqualificate in altre fattispecie penali. Si è di fronte a tutte ipotesi di peculato? Possono essere stati peculati con distrazione? Possono essere truffe aggravate? Abusi d’ufficio?
Dovrà essere il Collegio, secondo la difesa, a stabilire per ogni singolo episodio quale qualificazione giuridica sia da attribuire al comportamento dell’ufficiale giudiziario. L’udienza è stata poi rinviata al 18 dicembre, giorno della sentenza.
La richiesta dell’accusa
Il pubblico ministero ha ritenuto Agata Platania responsabile dei reati contestati. E, lo scorso 25 settembre, al termine di una requisitoria durata poco più di mezz’ora, ha chiesto – riconosciute le attenuanti generiche – 4 anni e 4 mesi.
Dalle prime discussioni di parte civile, sarebbe emersa una certa vena critica nei confronti di una ricostruzione dei fatti da parte dell’accusa recepita come indulgente. L’ufficiale giudiziario, al momento, non ha risarcito le parti offese.
Agata Platania è accusata di peculato. La donna, insieme ai suoi difensori, ha scelto di essere giudicata con rito abbreviato (che consente, in caso di condanna, la diminuzione di un terzo della pena).
«Reiterate condotte illecite»
Lo scorso 14 giugno, i difensori avevano chiesto il rito abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica e, in subordine, l’abbreviato semplice. Il pubblico ministero e i difensori delle molte parti civili si erano opposti alla prima richiesta. Il Collegio non acconsentì alla perizia.
Agata Platania è difesa dagli avvocati Manuela Moretto e Piero Monti: finì sotto indagine per la gestione delle somme riscosse nelle procedure di pignoramento.
Le parti civili sono assistite dagli avvocati Giuseppe Cormaio, Marco Conti, Vittorio Spallasso, Paola De Bernardi, Giorgio Romagnolo, Marco Paneri, Silvia Brignano e Valeria Giordano.
Le indagini della Polizia
Le indagini furono condotte dalla Squadra mobile della Questura. Gli accertamenti avevano permesso di tracciare «un quadro complessivo di gravi e reiterate condotte illecite».
Secondo gli investigatori, la donna si intromise di propria iniziativa in procedure di pignoramento tra debitore e creditore, sollecitando accordi tra le parti per il pagamento rateizzato degli importi dovuti.
Nei guai sarebbe finita perché avrebbe consegnato solo una parte di quanto versato dai debitori, trattenendo per sé (in via temporanea o, talvolta, definitiva) delle somme che poi avrebbe destinato al proprio stile di vita. La Platania negò ogni addebito, ma avrebbe ammesso di essersi inserita nelle procedure esecutive con piani di rientro irrituali.