La visita di Aldo Moro a Valenza
Un episodio importante nella storia della Città del Gioiello
VALENZA – Dodici anni prima del suo rapimento e della sua terribile morte, venerdì 3 giugno 1966, nel pomeriggio, giungeva a Valenza, per una breve ma straordinaria visita quasi in forma privata, il Presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro (1916-1978). Moro è stato una figura carismatica, tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante nella Costituente, segretario dal 1959 al 1964 e presidente nel 1976; dal 1963 al 1976 sarà eletto per cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri e sarà sequestrato il 16 marzo 1978 a Roma dalle Brigate Rosse. Il suo corpo senza vita sarà ritrovato il 9 maggio successivo in via Caetani, nel centro della capitale, al termine di 55 giorni di prigionia.
Giunto a Valenza, il presidente Moro si è immediatamente diretto alla sede dell’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato, Scuola di Oreficeria “Benvenuto Cellini”.
All’ingresso erano ad attenderlo il presidente dell’AOV Luigi lllario, con il preside dell’istituto prof. Bruno Abre, alcuni consiglieri dell’Associazione Orafa Valenzana e il corpo insegnante che non riusciva a scrollarsi di dosso una certa agitazione.
A porgergli il saluto ufficiale della città di Valenza erano il mite e ragionevole sindaco prof. Piacentini e l’energico vice-sindaco maestro Spriano.
L’istituto professionale di oreficeria di Valenza era una scuola specialistica di successo, guidata sin dalla nascita, nel 1950, da valenti insegnanti specialistici e retto sagacemente dai membri del Consiglio di amministrazione la cui peculiare caratteristica era di possedere una diretta esperienza dell’arte e del commercio orafo acquisita attraverso lunghi anni di attività nel settore. Grazie alle sue inconfondibili caratteristiche, uniche e originali, la scuola era conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e frequentata da allievi provenienti dai più diversi paesi europei ed extraeuropei.
Una prima sosta del presidente Moro avveniva nei locali del pianterreno, dove l’illustre ospite era accolto dalla professoressa Cavenago-Bignami, direttrice del laboratorio di analisi gemmologiche e dal suo assistente dottor Leone. La breve permanenza negli ambienti del laboratorio di analisi consentiva a Luigi lllario e alla Cavenago di illustrare le finalità e il funzionamento del laboratorio, unico nel paese.
Ai piani superiori, dove funzionava l’istituto, Moro trovava un folto gruppo di insegnanti e di addetti della scuola ad attenderlo. Pur avendo pochissimo tempo a disposizione, l’onorevole, senza alcun disagio e in modo amichevole, si intratteneva personalmente con tutti stringendo loro la mano.
Senza indugio, aveva poi inizio la visita alle aule e ai laboratori. Disegno, composizione orafa, plastica, oreficeria, Incassatura, Incisione, Moro manifestava un vivissimo interesse per qualsiasi argomento e cercava di rendersi minuziosamente conto di tutto il funzionamento dell’istituto scolastico. Esprimeva spesso la sua ammirazione e poneva numerose domande sui più importanti problemi didattici o tecnici di cui veniva man mano a conoscenza.
Durante la visita il preside e gli insegnanti gli hanno presentato alcuni studenti stranieri, tra cui quattro greci, due senegalesi e due arabi sauditi, cercando di sostenere una posizione favorevole sull’accoglienza e sulla formazione orafa di soggetti stranieri, anche se molti operatori valenzani non ci credevano tanto, anzi ne temevano la concorrenza futura. In ciascuna delle aule e dei laboratori dell’istituto gli allievi presenti si alzavano al passaggio del presidente e delle autorità al seguito, come atto di ossequio e di rispetto.
Al termine, il gruppo visitatore, nel quale figuravano le più alte autorità provinciali, era costretto a inseguire l’on. Moro, che celermente si dirigeva, a piedi, attraverso i giardini pubblici, verso la sede dell’associazione degli orafi. Siccome durante la sosta all’Istituto Cellini si era sparsa in città la notizia che il Presidente del consiglio si trovava in visita a Valenza, si era rapidamente formata una piccola folla di persone e di lavoratori (poiché per i valenzani Il lavoro è quasi sempre vicino a casa, spesso al piano di sotto) che, all’uscita dalla scuola, gli improvvisava una spontanea manifestazione d’interesse e simpatia.
Percorso il breve tragitto, Moro raggiungeva il giardino della Casa dell’orafo, sede dell’Associazione Orafa Valenzana, e qui, accolto dal presidente onorario Mario Genovese, saliva alla mostra permanente di gioielleria e oreficeria, dove poteva osservare le vetrine che formavano il luogo magico di attrazione per centinaia di operatori commerciali stranieri, i quali annualmente venivano qua ad approvvigionarsi delle creazioni orafe dell’artigianato valenzano, uno dei lavori più antichi tra i moderni di indiscutibile fascino. I visitatori stranieri della mostra permanente aumentarono velocemente negli ultimi anni, i paesi esteri da essi rappresentati salirono da 76 nel 1963 a 83 nel 1964; gli ordini da 796 a 1.455 nello stesso lasso di tempo. Presidente indefesso dell’A.O.V. era Luigi lllario, vice presidente Luigi Baggio e segretario Aldo Cavallero.
Guidato da Genovese, un fedele interprete che svolgeva una funzione simbolica e soprattutto declaratoria, senza sbottonarsi troppo, il presidente Moro compieva la visita ai piani superiori e tornava nel salone d’ingresso, sul quale si affacciavano gli uffici commerciali e di esportazione che facevano capo all’associazione e rapidamente ne compieva il giro.
Completate le visite, attorniato da un folto stuolo di consiglieri dell’AOV, un’istituzione un po’ puritana, mezza democristiana e mezza comunista, dove ci si scontra anche con l’ideologia di cui alcuni sono permeati, vigorosa più a parole che nei fatti, dove si sta per convinzione, chi per calcolo di opportunità e chi per quieto vivere lavorativo, e da altri orafi valenzani, cresciuti ai fianchi, che avevano raggiunto anche loro la Casa dell’orafo una volta appresa la notizia. In questi anni non siamo ancora al tramonto delle ideologie né in quella woke più recente che cancellerà le differenze.
Moro scendeva in giardino, in uno splendido dehors che sembrava preso da un catalogo, e qui il presidente Illario, democristiano di antico pelo che a questa associazione ha dato forma e sostanza, con il poco tempo rimasto per i convenevoli, con semplici e commosse parole, gli offriva una medaglia in oro che recava la scritta seguente: “Al Presidente del Consiglio on. Aldo Moro, riconoscenti per la sua gradita visita”, a ricordo del suo passaggio nell’importante centro orafo di Valenza. Gli orefici locali, conformi e ossequiosi, gli hanno fatto poi omaggio di una spilla per la consorte.
Il Presidente del Consiglio prendeva quindi la parola e, con una patina di idealismo romantico e qualche esercizio retorico, dopo aver ringraziato gli astanti per il calore e la simpatia di quella improvvisata accoglienza, esprimeva in pochi minuti il suo alto concetto per le realizzazioni che aveva avuto modo di vedere e sottolineava l’importanza del contributo che l’operosa e artistica attività artigianale della città era in grado di offrire allo sviluppo e al prestigio dell’Italia. Ha inoltre ricordato l’opera compiuta dall’AOV, che, nello spazio di pochi anni, è riuscita a inserirsi attivamente in tutti i mercati mondiali nonostante la forte concorrenza straniera.
Nel frattempo, la piccola folla che aveva accolto il presidente Moro all’uscita dalla scuola era diventata un folto stuolo di alcune centinaia di persone che, mentre abbandonava la Casa dell’orafo, lo attorniarono esprimendogli con calorosi applausi il loro saluto. Dopo essersi liberato, con un po’ di fatica e con moltissime strette di mano, dall’affettuoso assedio dei cittadini di Valenza, l’on. Moro risaliva in auto e, scortato dalle altre autorità, si dirigeva alla volta di Alessandria, appena in tempo per ripartire in treno verso Genova.
È stata una visita breve e in forma privata, dove tutto si è dissolto nell’effimera emotività con qualche pregiudizio di derivazione politica, ma non per questo priva di significato.