L’ex ministro Sergio Costa: mozione per sapere chi è per il ‘No Pfas’
ROMA - Il vice presidente della Camera dei Deputati, Sergio Costa, ex ministro all’Ambiente, ha annunciato l’intenzione di depositare una…
ALESSANDRIA – Anomalie concentrazioni cC6O4: “Stop allo scarico nel Bormida“, l’ordine choc della Provincia a Solvay rettificato 24 ore dopo. L’amministrazione provinciale fa dietrofront basandosi sui dati dell’azienda, e non avrebbe chiesto ad Arpa – prima della nuova decisione – altre analisi.
Cosa sta succedendo? Il 17 maggio, l’Arpa aveva effettuato analisi al pozzetto di scarico internamente al sito e al punto di stramazzo dello scarico del Bormida. Perché erano comparse schiume sospette color panna, ravvisando anomalie di concentrazioni riferite al Pfas cC6O4.
I risultati dell’Arpa (i numeri non sono stati resi noti forse perché inviati anche in Procura) sono stati comunicati alla Provincia. Che, presumiamo, abbia preso una decisione forte comunicando a Solvay di interrompere lo scarico nel Bormida, a scopo precauzionale, e di convogliare i reflui di lavorazione nelle vasche d’emergenza. Ma quando Arpa ha inviato i dati al settore Ambiente della Provincia?
Un ordine del genere avrebbe portato allo stop della produzione? Facendo confluire i liquidi nella pre-vasca, la barriera di contenimento degli inquinanti nella falda sotterranea avrebbe tenuto?
Lo stesso Consorzio trattamento effluenti avrebbe definito il provvedimento della Provincia irrealizzabile in condizioni di sicurezza.
Questa settimana, quindi, il dialogo tra Provincia e azienda è avvenuto a colpi di lettere con tanto di numeri di protocollo (quelli della Provincia). In una nota del 3 giugno, ad esempio, la Provincia invita Solvay “a scopo precauzionale a interrompere lo scarico nel Bormida e a convogliare i reflui nelle vasche d’emergenza”.
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Poi ne arriva un’altra, praticamente 24 ore dopo, in cui la Provincia fa dietrofront. Perché il giorno stesso il Consorzio Trattamento Effluenti Polo Chimico Spinetta (firmato dall’ingegner Stefano Colosio, direttore Syensqo, ex Solvay) ha trasmetto all’Ente gli esiti delle analisi effettuate. Spiegando che il 22 maggio le concentrazioni erano conformi al valore limite autorizzativo appunto disposto per il cC6O4.
Con una precisazione: “Resta fermo tutto il resto, in particolare la raccomandazione, ogniqualvolta vengano riscontrate anomalie che potrebbero causare un superamento dei limiti autorizzati agli scarichi nel Bormida, di interrompere immediatamente lo scarico in questione di attivare le procedure previste per la gestione delle emergenze“.
C’è un punto, però, su cui la Provincia dovrebbe forse riflettere: l’autorizzazione Aia (autorizzazione integrata ambientale) concessa per la produzione di cC6O4 (che prevedeva un limite massimo annuo), e il suo successivo utilizzo, prevede che sia garantita l’assoluta tenuta degli impianti e della relativa rete di distribuzione. Sia degli intermedi che del prodotto finito.
Quello che sta succedendo è in linea con l’autorizzazione che la Provincia ha firmato?