«Io, nata prematura e costretta in carrozzina, ho partorito grazie a chi mi ha detto: ‘Si può’»
Ha 28 anni e le gambe paralizzate. «Ma ho trovato un primario e collaboratori che mi hanno aiutata a vincere le paure». Specie alla 27esima settimana
Pensate cosa può aver provato la signora Eugenia, costretta su una carrozzina perché nata prematuramente alla 27esima settimana, quand’è arrivata lei alla 27esima settimana di gestazione. Hai voglia a dire che le eccezioni non sono regole, però intanto uno ci pensa. Eccome se ci pensa.
Eugenia Foladi, 28 anni, si racconta coccolandosi la sua Gaia Rocio, nata alle 2.30 di sabato 2 marzo. Accanto a lei il compagno 43enne Davide, che ha assistito al parto («un’esperienza talmente emozionante che ho ricordi confusi») e che s’è perfettamente calato nel ruolo di papà di una bimba che pesava poco più di due chili e mezzo e che ha un nome che sa di felicità (Gaia) e uno (Rocio) che profuma di Spagna, «perché – parole di Eugenia – siamo entrambi amanti dell’Andalusia».
Filosofia vincente
Questo racconto dovrebbe fare capire essenzialmente una cosa: si può partorire in modo naturale pur se colpiti da una disabilità importante. Eugenia non credeva di riuscirci. E anche Davide, probabilmente, aveva qualche perplessità. Un altro Davide però è stato decisivo. Di cognome fa Dealberti e di professione il medico. Dirige la struttura complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Alessandria e ha già fatto notizia per alcune iniziative di rilievo (una su tutte: il primato del reparto in tema di donazione di cordone ombelicale).
La filosofia di Dealberti è tutto sommato semplice. E si può riassumere spiegando che il parto naturale è sempre preferibile e che, se il cesareo è evitabile, lo si evita.
Nel caso di Eugenia Foladi la teoria del primario ha trovato riscontro pratico, sorprendendo la donna stessa che, in quanto affetta da disabilità e costretta a spostarsi carrozzina causa gravi problemi alle gambe, mai più pensava di potersi comportare «come una partoriente qualunque».
Ricordi, ansie, sorrisi
«Durante la gestazione – racconta – Dealberti mi ha sempre rassicurata. Ho trovato in lui un medico eccezionale, ma anche uno psicologo, che mi ha seguita fin da subito con ottimismo, infondendomi forza quando avevo paura e vincendo l’ansia che, alla 27esima settimana, è affiorata per forza, memore del fatto che la mia disabilità è dovuta al parto prematuro».
Oltre ai meriti del dirigente, ci sono quelli «di uno staff non solo competente, ma anche premuroso».
Il parto era stato programmato, ma Gaia Rocio ha fatto… di testa sua. La sera del primo marzo, le contrazioni hanno indotto Eugenia a recarsi in ospedale, intorno a mezzanotte.
«Il medico di turno mi disse che avrebbe chiamato Dealberti. “Ma no, non è il caso di disturbarlo a quest’ora”, replicai. In pochi minuti, il primario è arrivato, dimostrando ancora una volta la sua grande professionalità». Eugenia descrive anche com’è andata “tecnicamente”: «Un’ostetrica, che si chiama Camilla, mi ha aiutato a spingere, mentre la oss Fiorenza e il mio compagno Davide mi tenevano le gambe. Dealberti sovrintendeva, interveniva e…».
E Gaia Rocio avrà una bella storia da raccontare, quando sarà tempo.