Alessandria, Cammaroto: “E’ come se fossi retrocesso io”
ALESSANDRIA – C’è una grande verità nello striscione che, un paio di settimane fa, è stato appeso sulla balaustra davanti al Ponte Meier. Perché il verdetto di oggi non è sorpresa, è solo la fine di una lunga, lenta e dolorosa agonia, ma non per questo è tollerabile.
La fede, è vero, è ciò che non retrocede. Quella fede che è mancata a troppa gente che ha recitato un copione con una sceneggiatura preparata, per nulla occulta, anzi ben manifesta. La fede può aiutare a sopravvivere a questa notte in cui le lacrime non sono di gioia, come tre anni fa, non sono di rabbia come la notte della discesa dalla B alla C, non sono di sopravvivenza, come dopo il playout con il San Donato.
Sono di dolore per aver visto “calpestata la storia”, il pensiero urlato in molti commenti, e di aver fatto dei Grigi carne da macello.
C’è una chiamata di responsabilità a cui nessuno si può e si deve sottrarre. E subito, senza addurre “improvvisi impedimenti”.
A chi, in un questo affollamento di soggetti che hanno recitato, tutti, una pessima parte, e non sanno cosa è l’appartenenza, suggeriamo di leggere e scolpirsi bene in testa il primo commento di un ex grigio, Vincenzo Cammaroto, al triplice fischio: “Un dolore come se fossi retrocesso io“. Essere Grigi è questo.