Grassi: «La spirometria? Ruolo decisivo. A livello di diagnostica e di prevenzione»
Intervista al dottor Giacinto Ezio Grassi, medico di famiglia a Ovada: si parla di malattie respiratorie e dell'importanza degli esami
ALESSANDRIA – Conoscere, informare, sensibilizzare. Tre concetti chiave, specialmente in campo medico, che troppo spesso vengono sottovalutati e che invece dovrebbero essere sostenuti e accompagnati da strumenti adeguati per creare una sorta di ‘cultura’ tra la popolazione.
Con il dottor Giacinto Ezio Grassi, medico di famiglia a Ovada, parliamo di malattie respiratorie e soprattutto del ruolo della diagnostica. Con particolare riferimento a un esame – la spirometria – che è semplice, banale e a basso costo, ma che svolge una funzione determinante.
Dottor Grassi, cominciamo da alcune informazioni ‘base’: in che cosa consiste la spirometria?
La spirometria è un esame che consente di accertare il funzionamento dei polmoni analizzando con precisione la respirazione del paziente. Si esegue mediante l’utilizzo dello spirometro (uno strumento apposito dotato di uno speciale boccaglio, nda), un computer in grado di elaborare le informazioni ottenute durante la respirazione e trasformarle in un tracciato, che si chiama spirogramma. Esiste la spirometria semplice e quella globale, in questa sede parleremo principalmente della prima fattispecie.
Quali sono, in concreto, i parametri di riferimento?
Vengono misurati il volume di aria totale espulsa in una espirazione forzata e dopo un’inspirazione massimale, il cui termine tecnico è Fvc) e il volume di aria emessa in un secondo, dopo un’inspirazione massimale (Vems). Il rapporto tra i due valori permette di differenziare un deficit di tipo ostruttivo da uno restrittivo.
A livello di malattie respiratorie, se l’asma è una patologia piuttosto conosciuta, la pericolosità della bronchite cronica ostruttiva (Bpco) non sempre è recepita in maniera adeguata dalla popolazione. È vero?
Purtroppo si, eppure parliamo di una malattia molto frequente, che rappresenta la quarta causa di morte. Ma non c’è la necessaria consapevolezza.
Quali sono i soggetti a rischio?
I fumatori incalliti, ma anche coloro che lavorano in ambienti polverosi o caratterizzati da alti livelli di inquinamento. È determinante, attraverso la spirometria, andare ad intercettare queste persone: se, per esempio, un cardiopatico si sottopone con regolarità all’esame perché è perfettamente a conoscenza di dover gestire una patologia, un fumatore spesso sottovaluta il problema e si rivolge a uno specialista solo quando il danno è già stato fatto.
Oltre a una funzione diagnostica, quindi, c’è anche un aspetto importante legato alla prevenzione…
Esattamente e bisogna insistere con campagne di sensibilizzazione su questo argomento. E in questo contesto, il ruolo del medico di medicina generale è decisivo.
Prendiamo in considerazione un fumatore: a che età dovrebbe sottoporsi all’esame?
Non esiste un numero di riferimento, diciamo che una persona che fuma da almeno 15 anni dovrebbe fare il test. Ognuno di noi, durante la propria vita, ha un calo delle funzionalità respiratorie e quello del fumatore è molto più accentuato. Immaginiamo una sorta di curva, decisamente ripida. Se si smette di fumare, ciò che è stato perso non si può recuperare, ma da quel momento in poi la curva riparte con modalità simili a quella di un non fumatore.
Ogni quanto andrebbe eseguito l’esame?
Se il paziente soffre di bronchite cronica ostruttiva, indicativamente una volta all’anno. E considerazioni analoghe, chiaramente, valgono pure per chi fuma.
A livello di preparazione, bisogna seguire comportamenti specifici prima della spirometria? E, una volta effettuata, ci sono conseguenze?
No, la spirometria non richiede alcuna preparazione particolare. E dopo il test il paziente può tornare subito alle abituali attività quotidiane. È un’operazione molto semplice, che può eseguire anche un infermiere specializzato: il referto deve poi essere letto da uno specialista, il risultato arriva nel giro di pochi giorni e da quel momento si valutano i passaggi successivi. Ma se il medico è presente, è immediatamente refertabile.
Parliamo di terapie: una volta accertata la bronchite cronica ostruttiva, in che modo si può intervenire per curarla?
Si utilizzano broncodilatatori, beta stimolanti, cortisone, farmaci antimuscarinici. Anche in associazione tra di loro, in base alla gravità della patologia stessa.
Dopo il Covid, voi medici avete assistito a un aumento dei casi di Bpco?
No, direi che la pandemia non ha inciso sulle bronchiti croniche. Magari sono emerse altre problematiche, che però non possono essere associate alla Bpco.
In conclusione: già si sapeva, ma alla luce di queste considerazioni, il concetto va ribadito con ancora maggior insistenza… Fumare fa male, bisogna smettere.
Assolutamente si, prima possibile. E poi a mio parere è importante sensibilizzare mediante specifiche campagne, perché un esame come la spirometria può essere davvero molto, molto importante e va eseguito alla comparsa dei primi sintomi. Se prese in tempo, diverse situazioni possono essere gestite in maniera piuttosto agevole.
Chi è: la scheda
Ovadese, classe 1966, il dottor Giacinto Ezio Grassi è medico di medicina generale nel distretto sanitario di Ovada. Laureato in Medicina, specializzato in Chirurgia d’accettazione d’urgenza e in Malattie dell’Apparato Respiratorio, ha lavorato per oltre 20 anni all’ospedale Galliano di Acqui Terme, nell’ambulatorio di pneumologia. Oltre all’attività legata alla propria professione, in provincia è noto anche per un passato nel calcio: ha giocato a lungo a livelli dilettantistici, soprattutto con la maglia dell’Ovada.