Bonissone: «Il diabete è patologia in aumento. Decisivi screening e tempistica»
Intervista al dottor Alberto Bonissone, medico di medicina generale a Tortona: si parla di diabete
ALESSANDRIA – Il diabete di tipo2 (detto anche ‘dell’adulto’) rappresenta il 90% dei casi di diabete ed è una malattia cronica non trasmissibile, caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue. La semplice definizione della patologia, però, non è sufficiente: l’argomento è complesso e merita di essere affrontato con scrupolo. Ne parliamo con il dottor Alberto Bonissone, medico di medicina generale a Tortona.
Dottor Bonissone, è vero che il diabete è una patologia in grande aumento?
Purtroppo è così, registriamo sempre più nuovi casi, anche in pazienti relativamente giovani. L’età media di diagnosi si è senza dubbio abbassata, è sbagliato pensare che il diabete colpisca solo gli over 70. Capita sempre più spesso, per esempio, di far diagnosi a ragazzi di 30 o 40 anni.
Quali sono le cause?
Molteplici. L’aumento dell’aspettativa di vita media, il fatto che la maggior parte degli impieghi in ambito lavorativo sia caratterizzata da sedentarietà, la conseguente assenza di attività fisica sono tutti fattori che incidono in maniera notevole. Ma poi c’è un altro aspetto, molto impattante, che riguarda l’alimentazione.
In che senso?
Rispetto a qualche anno fa, mangiamo di più e certamente peggio. Il livello qualitativo della nostra dieta è sceso in maniera notevole. Sull’aumento dell’incidenza della patologia pesa sicuramente anche il fatto che ci sia più attenzione allo screening sulla popolazione.
Il diabete è silente: quanto è importante il concetto di screening?
Fondamentale. L’obiettivo primario deve essere trovare, e curare, il più velocemente possibile tutte quelle persone che sviluppano questa patologia. Il fattore tempo è determinante, perché il diabete crea i danni più gravi a reni, nervi e apparato cardiocircolatorio nella fase in cui non si manifesta. Spesso, quando compaiono i sintomi, la malattia è già in una fase avanzata.
Esistono dei fattori di rischio ben definiti, vero?
Vita sedentaria, bassi livelli del cosidetto colesterolo buono “HDL”, alti livelli di trigliceridi, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, sovrappeso e obesità rappresentano campanelli d’allarme. Ma va attenzionato anche il diabete gestazionale, quello che si manifesta durante la gravidanza. In questo contesto è evidente quanto sia centrale il ruolo del medico di medicina generale, che conosce il paziente e spesso addirittura tutta la sua famiglia, che lo segue per un lungo periodo e con il quale si crea un rapporto fiduciario. In presenza di queste condizioni, l’individuazione di soggetti potenzialmente a rischio è quasi immediata.
Come avviene concretamente la diagnosi?
È sufficiente un esame del sangue, perché la valutazione della glicemia al mattino, a digiuno, offre un valore numerico di riferimento e una fotografia istantanea. L’emoglobina glicata è invece un parametro che rappresenta ‘il film’ di quanto avvenuto negli ultimi 60-90 giorni alla glicemia del paziente.
La diagnosi di per sé è molto semplice, il difficile è l’individuazione attiva da parte del MMG dei pazienti da sottoporre a screening.
A livello di terapie, in che modo si procede? E negli ultimi anni è cambiato qualcosa a livello di trattamento?
Prima l’obiettivo era semplicemente ridurre la glicemia, da una decina d’anni a questa parte, invece, i farmaci utilizzati danno benefici anche dal punto di vista della protezione cardiovascolare e cardiorenale, oltre ovviamente ad abbassare la glicemia stessa.
Una visione più ‘di insieme’, dunque…
Esattamente. Siamo passati dal ‘treat to target’ al ‘treat to benefit’, una nuova prospettiva di prevenzione cardiovascolare-renale da adattare al singolo paziente come una terapia cucita su misura.
È possibile un’interazione tra figure mediche diverse?
È molto importante e stiamo andando in questa direzione ormai da anni: integrare il lavoro di noi medici di famiglia e dei centri diabetologici può fare la differenza. Con il paziente al centro.
Chi è: la scheda
Il dottor Alberto Bonissone, 37 anni, è medico di Medicina Generale a Tortona dal 2020. Laureato all’università di Genova, è fiduciario Fimmg (federazione sindacale di tutela e rappresentanza dei medici di medicina generale) per il distretto di Tortona. Inoltre è socio Simg (società italiana medicina generale e cure preventive) ed esperto certificato nella presa in carico del paziente complesso con diabete mellito e patologie metaboliche correlate, con pluripatologie e disabilità.