In memoria di Giusto Calvi, La Scure
Un nuovo approfondimento del professor Maggiora
VALENZA – Giusto Calvi a Valenza incarna un mito. Nato a Mugarone il 10 maggio 1865, frequenta le scuole elementari, medie e ginnasiali a Valenza e i tre di liceo a Casale. A Pisa, nei primi due anni di università, si accosta alla politica con passione, avvicinandosi alle idee repubblicane e facendo le prime prove in quell’oratoria tribunizia che poi gli farà acquisire tanta popolarità. Nel 1886 è allievo del Carducci a Bologna e, nel 1887, a soli ventidue anni, a Roma consegue la laurea di belle lettere, filosofia e storia. S’iscrive al partito repubblicano, poi trasmigra all’internazionale anarco-marxista-socialista. Dopo essere stato in Argentina e negli Stati Uniti, ritorna a Valenza, dove, nel 1887, ottiene il posto di insegnante nel ginnasio e dove, con alcuni amici, un gruppo su posizioni politiche operaio-socialiste, fonda il Gazzettino di Valenza. Per la sua autorevole presenza e il facile eloquio, diventa il polo d’attrazione nella politica locale di opposizione con pochi sussiegosi epigoni, noto come l’indignato speciale dei tempi e quasi al di sopra dei comuni mortali. Dopo una breve parentesi milanese, rientra a Valenza, dove riallaccia i rapporti con i vecchi amici del Gazzettino e diventa l’animatore del Circolo Garibaldi, allontanandosi da certe vecchie idee sediziose per approdare alla nuova cultura politica socialista, poiché con il mutare dei tempi cambia anche il prototipo ideale del suo pensiero e il suo canone ideologico, che demolisce la tradizione religiosa e quella liberale con temi di battaglia innovativi.
Dopo la morte del deputato liberale valenzano conte Lodovico Ceriana Mayneri, a Valenza si torna a votare con suppletive il 30 aprile del 1905. Al ballottaggio Giusto Calvi è eletto deputato; egli ottiene in tutto il collegio 3.490 voti contro i 3.234 del liberale Roncati, a Valenza ben 844 contro 497. Al primo turno Calvi aveva ottenuto 2.946 voti, Roncati 2.061 e l’altro liberale Salice, escluso per il ballottaggio, 1.555. Calvi, però, dopo l’affascinante investitura popolare e l’allettante incenso della vittoria, è presto colpito da una grave malattia alla lingua e, proprio quando sembra presentarglisi un avvenire radioso, non ha la capacità di recarsi in Parlamento. Si affida a svariate cure, subendo anche delicati interventi chirurgici che portano solo effimeri miglioramenti e tanta sofferenza, ma, infine, come venerato profeta, si ritira nella sua città e fonda un nuovo periodico locale, La Scure – il primo numero esce il 17 giugno 1906 grazie alla tipografia Battezzati – organo del Partito Socialista Italiano, che dirige fino alla morte, avvenuta prematuramente il 17 giugno 1908, a soli 43 anni, evento che getta la città nello sgomento e nel lutto, lasciando un vuoto incolmabile.
Calvi resterà sempre una delle personalità politiche più fulgide, eminenti e stracitate di Valenza, avversario incessante del “sistema neoborghese senza scrupoli”, fedele alla sua epoca e al suo pensiero interessato all’emancipazione reale dei lavoratori e degli sfruttati con una retorica efficace e convincente. L’assunzione nel firmamento della politica nazionale gli ha garantito simbolicamente uno stigma di sacralità locale.
È stato anche un poeta dalle influenze carducciane, ma un po’ più pessimista e malinconico di lui, cosa in contrasto con la sua palpitante azione politica, ma fedele alla stessa anima nostalgica e altera sempre in lotta nella selva oscura della realtà di quei tempi, in una sorta di sdoppiamento della personalità, che, dissolto nel suo splendore del passato e ritirato nell’intimità, lasciava a se stesso lo scetticismo e la mestizia ma donava agli altri la voglia di lottare per un intrepido avvenire.