Salvare una vita per salvare il mondo: “One Life”
Il primo lungometraggio del regista televisivo britannico James Hawes, autore di due episodi della serie di culto “Black Mirror”, è un apologo lineare e commovente sulla possibilità che si offre anche all’uomo comune di modificare almeno in parte il corso della Storia, come Nicholas Winton nel lontano 1938.
Ricordare attraverso il cinema
La vicenda, drammatica e commovente, narrata dal regista inglese James Hawes in One Life – in sala nell’ultima settimana dedicata alla memoria dell’Olocausto – è ripercorsa attraverso il reiterato uso del flashback, che permette una continua oscillazione temporale fra Londra e Praga del 1938 e i giorni nostri.
Il cinema contribuisce a mantenere viva la memoria storica anche in questo modo, alternando piani narrativi differenti nella ricostruzione precisa e accurata della cospicua porzione di vita dell’agente di borsa londinese Nicholas Winton, che – alle soglie dello scoppio della seconda guerra mondiale e appena prima dell’invasione della Polonia ordinata da Hitler – riuscì ad organizzare, con l’aiuto di pochi collaboratori fidati del Comitato Britannico per i rifugiati della Cecoslovacchia, un’imponente operazione di salvataggio di circa 669 bambini ebrei praghesi nota come “Operazione Kindertransport”.
Il film – tratto dall’omonimo libro edito in Italia da Garzanti nel 2023 sotto forma di biografia paterna composta da Barbara, la figlia di Nicholas – ricostruisce con esattezza, pathos e buon ritmo di racconto entrambi i versanti temporali della storia: quello concitato del 1938, con il continuo andirivieni di Nicholas (Johnny Flynn) tra Londa e Praga, il complicato, pericoloso e sofferto spostamento dei bambini (che nella maggior parte dei casi non rivedranno più le loro famiglie d’origine) su treni diretti a Londra, l’indefesso lavoro del team di Winton – e specialmente della madre Babette (interpretata magistralmente da Helena Bonham Carter) – per l’ottenimento in tempi rapidi dall’ambasciata dei visti ; e quello più lento ma nostalgico dei giorni nostri, con l’ormai anziano Nicholas (Anthony Hopkins) intento al lavoro della memoria nella sua dimora londinese, ancora preda dei sensi di colpa per non essere riuscito a completare nella sua interezza la missione che si proponeva (disgraziatamente, il giorno della prevista partenza dell’ultimo treno per il trasporto dei bambini da salvare – il primo settembre 1939 – fu anche quello fatidico dell’invasione della Polonia, e i confini vennero chiusi).
La persistenza della memoria
Nell’elegia del tempo, tuttavia, e nel suo trascorrere lento ma inesorabile, il Nicholas anziano incontra sul suo cammino, inaspettatamente, l’occasione per riaffermare la persistenza della memoria, supportato dalla moglie Grete (Lena Olin), che vorrebbe per lui un commiato pacificatorio rispetto al passato, e dalla loro figlia Barbara, che – in attesa di un bambino – gli ricorda, invece, quanto potrebbe risultare catartico il racconto pubblico di quanto accaduto.
È molto efficace e di grande impatto emotivo la parte del film in cui si rievoca l’incontro di Winton – avvenuto nel 1988, durante una puntata della trasmissione televisiva della BBC “That’s Life!” – con una folta rappresentanza dei ragazzini da lui tratti in salvo, oramai adulti. Un evento realmente accaduto, così come l’intera vicenda ripercorsa dal regista Hawes, che in un certo senso riqualifica il mezzo televisivo e un determinato tipo di programmi nazional-popolari nella funzione di amplificatori di messaggi e fautori di collegamenti tra persone, epoche e luoghi lontani, impossibili senza la loro carica mediatica.
Lo “Schindler britannico”
Importante per questa pellicola è anche il riferimento a un’altra figura celeberrima di “salvatore”, l’industriale tedesco Oskar Schindler (Winton viene ribattezzato lo “Schindler britannico”), che nel corso della seconda guerra mondiale salvò più di mille ebrei di ogni età dallo sterminio, impiegandoli nella propria fabbrica di utensili; per translato, il rimando è anche al film di Steven Spielberg La lista di Schindler, vincitore nel 1994 di ben sette premi Oscar nelle principali categorie, pietra miliare del genere.
Una pellicola molto diversa per estetica e modalità di racconto da quella di Hawes, più sulfurea, magmatica e convincente sul piano dell’espressione narrativa, eppure affine a quest’ultima nel suo intento di riportare alla luce dalle sedimentazioni della Storia la parabola di uomini animati da un encomiabile senso di giustizia e di empatia verso i loro simili, tanto da mettere a rischio la propria stessa vita.
“Chi salva una vita salva il mondo intero”
L’espressione del Talmud, testo sacro dell’ebraismo, è il filo conduttore del film di Hawes, presentato in anteprima lo scorso settembre al Toronto International Film Festival e – in ottobre – alla Festa del Cinema di Roma. Nicholas Winton è stato insignito nel 2003 dalla regina Elisabetta II del titolo di cavaliere, e nel 2014 il presidente Milos Zeman gli ha conferito l’Ordine del Leone Bianco, la più alta onorificenza della Repubblica Ceca. La grandezza e straordinaria umanità del personaggio è tutta racchiusa – in One Life – nella mirabile capacità interpretativa dell’ottantaseienne Hopkins, già vincitore di due premi Oscar, che in un’intervista a “Blue News”, lo scorso dicembre, ha sottolineato: «Due anni fa mi hanno offerto il ruolo.
La sceneggiatura era bella, così semplice e diretta e il regista, James Hawes, straordinario. Ho detto sì, è stato un grande onore. Questo è il problema che abbiamo oggi. Viviamo nella cultura del nuovo fascismo, della “cancel culture”. Non c’è più libertà di parola: se dici qualcosa, sei cancellato. Le persone vivono nella paura. E questo richiama alla Germania nazista, ricorda l’Unione Sovietica e Stalin, il maccartismo americano. La dittatura del pensiero “giusto” è terribile».
One Life
Origine: Usa, 2023, 110′
Regia: James Hawes
Sceneggiatura: Lucinda Coxon, Nick Drake dal romanzo If It’s Not Impossible… The Life of Sir Nicholas Winton di Barbara Winton
Interpreti: Anthony Hopkins, Helena Bonham Carter, Romola Garai, Jonathan Pryce, Lena Olin, Johnny Flynn, Adrian Rawlins, Alex Sharp, Marthe
Keller, Samantha Spiro, Samuel Finzi, Ffion Jolly
Fotografia: Zac Nicholson
Musica: Volker Bertelmann
Produzione: See-Saw Films, MBK Productions
Distribuzione: Eagle Pictures
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