Un Buon Natale a cuore aperto: riflessioni e contro-riflessioni dopo l’ultimo articolo
Non immaginavo che l’articolo della scorsa settimana avrebbe generato così tante discussioni e attenzioni. Tra fraintendimenti, probabilmente dovuti alla mia scrittura forse criptica in alcuni punti, le reazioni sui social network al mio scritto hanno raggiunto un livello che non solo non immaginavo, ma che nemmeno cercavo.
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Innanzitutto, desidero chiarire alcuni punti che ritengo siano stati fraintesi o espressi in modo poco chiaro. Nel mio testo, non stavo condannando la nebbia né stabilendo un collegamento tra questo fenomeno atmosferico e il ritmo lento della vita cittadina. È importante precisare che per me un “andamento lento” non è di per sé un problema. Tuttavia, se oggi non abito più nelle tre città precedenti che mi hanno ospitato negli ultimi 25 anni (Londra, Bruxelles e Varsavia), è proprio perché cercavo un “ritmo lento”, non lentissimo. Altrimenti, avrei optato per uno dei tanti borghi italiani, ma cercavo una soluzione “nel mezzo”. Diciamo che quel “nel mezzo” sembra mancare, o perlomeno, c’è solo a tratti.
Ero consapevole delle caratteristiche di Alessandria, ma le sorprese possono sempre essere dietro l’angolo. Ad esempio, questo fine settimana nel centro c’era una bella atmosfera natalizia e anche la nebbia, e non ho nulla da eccepire, per alcuni giorni sembrava Natale.
Io, sul serio, apprezzo la nebbia e il suo fascino, che invita a immergersi in un certo mood blues, magari leggendo un libro, gustando un bicchiere di vino rosso o guardando un film noir. Una cosa che mi è mancata in ventun anni londinesi è stata proprio la nebbia, oggetto di tanta letteratura, e poi l’inverno ha spesso il cielo azzurro nell’Isola con le scogliere bianche di Dover, giusto oltre la Manica. Ecco, la mancanza di nebbia (e neve) a Londra mi hanno sorpreso. Quello sì che non me lo aspettavo!
Non ho dubbi che alcuni abbiano frainteso il mio intento, non per una lettura superficiale delle mie parole, ma più verosimilmente a causa di una mia possibile mancanza di chiarezza nell’esposizione. Ma volevo precisare che io penso che affrontare una discussione non debba portare mai a schierarsi in modo calcistico. Non è rigore se c’è un fallo fatto dai nostri giocatori, così come è sempre rigore se sfiorano un nostro giocatore in area avversaria. Questo è cosa è trapelato dai vari commenti, una specie di muro contro muro.
Non ho detto di non apprezzare Alessandria! Volevo parlare del fatto, innegabile e senza sé o ma, che Alessandria ha problemi irrisolti da tempo. Non lo dico perché mi invento i problemi, ma perché bisogna essere veramente solo tifosi della curva nord per non vederli. Ho sempre pensato che se vedi i problemi e non sei troppo protettivo o conservatore, puoi risolverli. Sempre. Anche se ci vuole tempo e pazienza.
L’agitazione che avverto nel camminare per la città non è solo mia. La gente con la testa bassa e il passo deciso, che cerca protezione verso casa nel centro storico, non ha bisogno di analisi politiche, sociali o economiche. Basta guardare questi atteggiamenti per capire che le cose non sono così piacevoli. Alessandria è ricca di potenzialità trascurate, di momenti persi, di cinema chiusi e di piazze semideserte persino durante eventi culturali di rilievo gratuiti. Le ragioni di ciò non le conosco appieno, come ho scritto nell’articolo, ma di certo non attribuisco la situazione né a questa amministrazione, come qualcuno ha suggerito, né a quella precedente. Dalle centinaia di messaggi ricevuti e commenti sui social, quella impressione non è stata cancellata, anche da chi si è sentito offeso e toccato su un orgoglio perlomeno strano.
È evidentemente un problema reale, più profondo di quanto abbia scritto la scorsa settimana, forse radicato nel tessuto sociale e psicologico della comunità. Non è vero che essa sia imputabile alla crisi economica (quale?). Non mi pare che l’Italia sia in recessione e che il Nord ricco e produttivo sia improvvisamente diventato il Sud. Inoltre, non penso che passeggiare per Via Dante, Via Milano o Via Roma, solo camminando, costi dei soldi. Lo “struscio”, la “vasca”, non costano nulla e, tolte le stesse strade in questi ultimi weekend, noto una carenza di presenze attorno a me. È facile sentirsi soli in giro, perché in pochi passeggiano per il gusto di passeggiare in centro a piedi.
Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma se non vai a fare spese, cosa ci vai a fare in centro?“. Questa è un’obiezione che alcuni hanno fatto, e che condivido, perché dimostra che, non essendoci cinema o teatri (un cinema part-time e un teatro a singhiozzo non contano), la città soffre di qualche problema.
Questo è il motivo del mio “blues” che è emerso dal mio scritto ed emerge durante le mie camminate in centro. Ho i miei due o tre luoghi dove naufragare e sentirmi parte di qualcosa di corale, ma in generale, per raggiungere quei luoghi o per tornare a casa, cerco la strada più veloce e chiudo gli occhi per non guardare come molte costruzioni siano decadenti e come le strade siano sporche, di carta o bottiglie. Questo non è dovuto all’amministrazione comunale attuale o passata, ma perché la gente fa così: prende le curve in macchina salendo sui marciapiedi, parcheggia attaccata al muro di Via Guasco o di Via Mazzini, e tu, come pedone, devi passare in mezzo alla strada per camminare.
Mi scuso se ho offeso qualcuno. Chi vuole bisticciare proprio la settimana di Natale? Mi auguro che abbia suscitato una riflessione, una reazione, che dimostri che io abbia completamente torto e che alla prossima esibizione culturale pubblica ci siano problemi a contenere le persone che vogliono attendere lo spettacolo e che io mi senta senza fiato nel camminare per le vie del centro per l’enormità della gente in giro che fa come me: passeggia, senza per forza dover comprare qualcosa.
Scusate la mia puntualizzazione e spero di vedervi in giro, continuando la discussione prendendoci un caffè insieme e augurandoci reciprocamente un Buon Natale, sorridendo e promettendoci di cambiare questa città, per il bene di tutti.