Alessandria Calcio, una sceneggiatura (brutta) lunga 18 mesi
Dal 1° giugno 2022 a oggi. E gli scenari futuri, con giocatori di nuovo nel frullatore
ALESSANDRIA – Alessandria Calcio, dopo il primo, è tempo di scrivere un secondo riassunto. Il suggerimento arriva dopo la richiesta di portare in sala stampa altre persone oltre al mister: “Fate un pezzo di colore”. Lo prendiamo al volo, perché di colore, dal 14 maggio 2023 ad oggi, ce n’è stato anche troppo in questa brutta sceneggiatura. In tutte le sfumature fuorché quella che interessa, quella che serve: il grigio.
Alessandria Calcio, un caso nazionale
E, allora, sì, facciamolo questo pezzo di colore, con tutti gli attori di questi quasi 200 giorni, in cui l’Alessandria è stata, a turno, zimbello del calcio italiano o caso clinico, in cui prima del campo ci sono state vicende che di sportivo hanno nulla e di giuridico molto. Troppo.
E, allora, come suggerito da qualcuno ieri a Vercelli, coloriamo questa scena, mettendo gli attori al loro posto. E partendo da molto più lontano di quel 14 maggio in cui fu spedita la nota sul copatronage Enea Benedetto – Alain Pedretti.
Partenza il 1° giugno 2022, quattro settimane dopo la retrocessione dalla B: Alessandria in vendita “a persone affidabili, che potranno fare an che meglio“.
Non è vero che offerte, in oltre undici mesi, non ne sono arrivate. Addirittura, scegliendo un solo canale informativo (perché escludere gli altri?), era stato detto che a fine novembre, cioè un anno fa, l’Alessandria sarebbe passata di mano, salvo poi scoprire che gli acquirenti non avevano rispettato una sola delle scadenze indicate nel compromesso.
Non certo una grande figura.
Sbagli o rivincite?
Così, per altri sei mesi l’Alessandria ha atteso il nuovo padrone: che la gestione precedente non vedesse l’ora di liberarsi di quello che, ormai era considerato un ‘peso’ era evidente, ma non si può dire che si sia ceduto all’unico che si è fatto avanti, né al più affidabile.
E viene da chiedersi a che servono le ‘due diligence’, lo studio dei documenti, dall’una e dell’altra parte, se poi l’epilogo è quello ben noto. Una scelta avventata. O, forse, come sostengono alcuni, la ‘risposta’ alle contestazioni dell’ultimo campionato? Solo il diretto interessato può spiegarlo.
Un paio di mesi fa, un collaboratore, oggi non più nel club, ha detto che solo quando si sarà esaurito l’aspetto emotivo, si potrà chiarire tutto. Già, ma quanto tempo bisognerà ancora attendere?
Anche se, conoscendo gli attori in scena, è difficile che venga riconosciuto lo sbaglio e, certo, neppure ammettere che la decisione fosse stata ‘funzionale’.
La clausola che non ci azzecca
In sei mesi si è perso il conto di compromessi firmati, di persone che sono entrate e uscite dalla sede, che rivendicano di essere i legittimi acquirenti, alcune cacciate e poi riprese, grazie agli ormai celebri “accertamenti più approfonditi”, frase degna di una operetta di basso livello o di uno sketch comico che non fa ridere.
Attori che hanno cambiato giacca a più riprese: un giorno alleati, l’altro nemici; una volta ad accusarsi reciprocamente, l’altra ad abbracciarsi e ad elogiarsi per “gestioni ineccepibili”. Concierge di un “hotel” dalle porte girevoli dalle quali sono passati anche Luca Borio (per molti anni direttore commerciale dei Grigi), Rinaldo Zerbo (entrato e uscito dalla società due volte in poche settimane) e Umberto Quistelli (quello “che si picchiò da solo”…).
E di un presidente che tale resterà, fino al 30 giugno 2024, perché “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. Mai rinunciare, però, a “domandare”.
Formazione senza senso
In tutto questo quattro allenatori: Fulvio Fiorin convinto a dimettersi, Vitantonio Zaza l’aziendalista, Marco Banchini arrivato, lo ha sempre detto “grazie ai francesi” e, quindi, non all’attuale proprietà.
E, adesso, Sergio Pirozzi, che manca dalla C da vent’anni, e allora si chiamava C2, e in due decenni il calcio, anche nella terza serie, è altra cosa. E non basta avere un patentino Uefa Pro.
Con un allenamento solo, ha responsabilità parziali, però quell’undici iniziale, e i cambi successivi, sono inspiegabili. Suggeriti? Fatti di testa propria? Comunque, ci sia permesso, sbagliati.
Otto giorni fa l’atto dal notaio: l’Alessandria è la prima società in cui Andrea Molinaro è impegnato in prima persona, e senza il suo ingresso il rischio della liquidazione giudiziale era concreto, ma la collaborazione con Ninni Corda non è certo una novità, altrimenti non sarebbe l’uomo “di campo” con piena fiducia.
Come è stata valutata dalla proprietà la decisione sul nuovo mister, visto che, come ha spiegato il direttore dell’area tecnica, è stata comunicata “14 minuti prima della conferenza stampa?”.
Alessandria Calcio, dentro gli sguardi
Infine, Molinaro – che sta investendo dal primo giorno che si è avvicinato a questa piazza – sabato sera ha osservato gli sguardi dei giocatori a fine gara? Perché, per fare un pezzo di colore – anche perché di calcio non se ne è visto a Vercelli – si osservano i dettagli.
Come la storia postata, su Instagram, da Simone Ciancio, “Forza cucciolotti”, con uno scatto dalla tribuna del ‘Piola’, dove il capitano fuori rosa era a seguire il derby (nessun accredito, biglietto acquistato).
Ma anche l’espressione sul volto di Nichetti, appoggiato alla balaustra, mentre i compagni erano già negli spogliatoi. E, pure, alcuni giocatori rimasti in panchina, senza avere problemi fisici di sorta (Foresta), o utilizzati solo per una manciata di minuti (Gazoul). In uscita?
Dalla Nord la richiesta, esplicita, a non “giocare sulla pelle” della maglia grigia. Non è questione di numeri: i 250 di Vercelli ne valgono migliaia altrove. In ogni caso, fossero anche dieci, amano l’Alessandria. E non sono “allenabili”.