“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi
“C'è ancora domani” è un’opera ibrida, insieme simbolica e realista, che nella commistione di stili e generi trova la sua autentica, splendida voce: un film sulla condizione femminile e sui primi passi del lungo cammino di battaglie per i diritti che ci ha condotte sino a qui
Il film d’esordio di una delle attrici più popolari del cinema italiano, in grado di alternare nei suoi ruoli il registro comico a quello drammatico, si apre, emblematicamente, con un sonoro ceffone, quello dato da Ivano alla moglie Delia, al risveglio di una giornata qualunque.
C’è ancora domani: la trama
Ivano (Valerio Mastandrea) è un uomo del suo tempo, senza riguardo alcuno per la dimensione del femminile che fa parte del suo orizzonte solo in quanto espressione di servitù domestica, lavorativa, sessuale; con – in colpevole aggiunta – una vena violenta che sembra configurare un tratto di famiglia, se anche l’anziano padre Ottorino (Giorgio Colangeli), invalido, si lamenta di una nuora (la Delia interpretata dalla stessa Paola Cortellesi) che ha un unico difetto, quello di rispondere, e per la quale consiglia – come già praticato con la propria moglie – un’unica razione di botte ogni tanto, per favorire la comprensione immediata dei messaggi di un padre e marito padrone.
Sullo sfondo di un’Italia ritratta in bianco e nero e sulla scia delle grandi commedie neorealiste (ci torna in mente, nello specifico, “L’onorevole Angelina” di Luigi Zampa, 1947: più nell’afflato popolare che nel ritratto della protagonista, in quel film lontano molto più indomita e battagliera rispetto alla sua emula moderna), la Cortellesi ci offre uno spaccato di vita proletaria nel maggio del 1946, a pochi giorni dal referendum istituzionale che chiedeva alla nazione di scegliere tra monarchia o repubblica, chiamando per la prima volta al voto anche le donne.
Questo nuovo traguardo si rivela, in ultimo, un filone narrativo mascherato ma fondamentale all’interno di una pellicola che restituisce il sapore di un’epoca difficile, di una società ridotta allo stremo dalla guerra, con ancora tutto da fare, da sognare e poi mettere in pratica: anche e soprattutto a livello di rapporti tra uomini e donne, ancora soffocati da una cultura patriarcale che miete vittime tra le fila femminili, in primis, e in quelle maschili già a partire dalla più tenera infanzia, tramite il modello del padre padrone rozzo e sboccato a fagocitare comportamenti e reazioni.
Le boe di speranza
In mezzo a tutto questo marasma incancrenito di abitudini, trivialità e ignoranza galleggiano minuscole boe di speranza, ciascuna legata al carattere e alla personalità di una donna: dalla pragmatica coerenza di Marisa (Emanuela Fanelli), amica e sodale di Delia (l’atmosfera del mercato rionale in cui lavora ricorda da vicino quella di “Campo de’ fiori” di Mario Bonnard, 1943, ancora una volta con protagonista una Anna Magnani che la regista pare volere omaggiare, pur nella differenza di approccio e stile di recitazione), alla rivendicativa fierezza di Marcella (Romana Maggiora Vergano), la figlia maggiore, che ricorda alla madre di essere ancora in tempo – proprio come lei – per mutare il proprio destino.
Senza trascurare il prezioso lavoro sul cast, che porta avanti un impegno corale omogeneo e senza sbavature, è importante nel film l’utilizzo della musica e delle canzoni: non solo quelle d’epoca come “Nessuno”, ma anche le contemporanee “M’innamoro davvero” di Fabio Concato o “La notte dei miracoli” di Lucio Dalla, che sanciscono gli stati d’animo dei personaggi (specie di Delia) e i paesaggi emotivi della narrazione, trasportandola dal piano della realtà a quello della metafora.
«Le canzoni mi hanno ispirato molte scene di questo film», ha spiegato la Cortellesi in un’intervista a “Tvserial.it” dello scorso 19 ottobre. «In particolare la canzone “Nessuno”, suonata da Ferruccio Spinetti e interpretata da Petra Magoni, ha fatto sì che potessi immaginare un’alternativa in una scena di violenza, accompagnata da un brano conosciuto da tutti come una canzone d’amore».
“C’è ancora domani” è un’opera ibrida, insieme simbolica e realista, che nella commistione di stili e generi trova la sua autentica, splendida voce (non rovinata, peraltro, da qualche occasionale sbavatura o inverosimiglianza in sede di sceneggiatura): un film sulla condizione femminile e sui primi passi del lungo cammino di battaglie per i diritti che ci ha condotte sino a qui.
“C’è ancora domani”
Regia: Paola Cortellesi
Origine: Italia, 118’
Cast: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli, Romana Maggiora Vergano, Francesco Centorame, Lele Vannoli, Paola Tiziana Cruciani, Yonv Joseph, Alessia Barela, Federico Tocci, Priscilla Micol Marino, Maria Chiara Orti, Silvia Salvatori, Mattia Baldo, Gianmarco Filippini
Sceneggiatura: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi
Fotografia: Davide Leone
Montaggio: Valentina Mariani, Lele Marchitelli
Distribuzione: Vision Distribution