Ex Ilva, l'allarme rosso di Bernabè: «Mancano i soldi per il gas»
ROMA — L’ex Ilva corre il «rischio imminente» di un’interruzione della fornitura di gas. Lo ha detto ieri il presidente…
ROMA — Oggi i sindacati dei metalmeccanici tornano a Roma, convocati a Palazzo Chigi per affrontare la vertenza dell’ex Ilva. Lunedì 13 novembre a Novi Ligure ci sarà invece il consiglio comunale aperto, voluto dal sindaco Rocchino Muliere. Due giorni dopo, il 15 novembre, ci sarà una nuova riunione del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, mentre il 23 novembre si terrà l’assemblea in cui Franco Bernabè dovrebbe rassegnare le sue dimissioni da presidente.
L’ultimo incontro tra Fiom, Fim, Uilm e il Governo risale al 20 ottobre scorso, quando nella Capitale ci fu una manifestazione contestualmente allo sciopero in tutte le fabbriche dell’ex Ilva. In quella sede l’esecutivo promise un nuovo confronto entro il 7 novembre. La convocazione invece è arrivata per oggi, con un paio di giorni di ritardo rispetto alle attese e con i sindacati già pronti ad “autoconvocarsi” sotto Palazzo Chigi.
I rappresentanti dei lavoratori chiedono che lo Stato prenda il controllo di Acciaierie d’Italia tramite la società Invitalia, emanazione del ministero dell’Economia, che già ha il 38 per cento del capitale di AdI. Inoltre vogliono chiarezza sui contenuti del memorandum segreto sottoscritto tra governo e azienda.
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Lunedì 13 novembre, alle 21.00, si terrà a Novi Ligure un consiglio comunale aperto dedicato alla crisi dello stabilimento di Acciaierie d’Italia. L’appuntamento è presso il Museo dei Campionissimi. Non è la prima volta che la massima assise cittadina si occupa della vertenza dell’ex Ilva con la forma del consiglio aperto. L’ultima volta fu a novembre del 2021, sotto l’amministrazione di Gian Paolo Cabella.
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Mercoledì 15 novembre ci sarà una nuova riunione del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, mentre il 23 novembre si terrà l’assemblea in cui Franco Bernabè dovrebbe rassegnare le sue dimissioni da presidente. Il manager ha già rimesso il suo mandato nelle mani del governo lo scorso 17 ottobre e – ascoltato dalla commissione Attività produttive della Camera – ha sottolineato una lunga serie di criticità che potrebbero portare il gruppo siderurgico a una crisi irreversibile.
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Intanto i tre segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm – Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella – hanno anche scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la grande preoccupazione sulla condizione drammatica dei lavoratori dell’ex Ilva.
I leader metalmeccanici ritengono fondamentale e urgente l’intervento del Capo dello Stato. «Questa vertenza – si legge nella lettera – è suo malgrado un simbolo dello stato critico dell’industria nel nostro Paese che vede la vita di migliaia di persone sospesa da anni tra cassa integrazione e incertezze».
«Oggi la situazione è davvero emergenziale con la maggior parte degli impianti che sono fermi e la produzione ai minimi storici. A questo si aggiunge l’utilizzo massiccio e non giustificato della cassa integrazione e la situazione debitoria di Acciaierie d’Italia. Nonostante l’impegno profuso quotidianamente dai lavoratori nel salvaguardare gli impianti le condizioni peggiorano di giorno in giorno per la decisione della proprietà di non investire nella manutenzione ordinaria e straordinaria», hanno scritto i sindacati.