Triggerare: odio e violenza nel web
Questa rubrica, da più di due anni, si pone il compito di raccogliere pensieri, informazioni e dati legati alla vita digitale che possono essere condivisi: dei “meme”, appunto.
In alcuni casi però la Rete ci espone a delle immagini, dei video, dei fenomeni che recano un disturbo tale da suscitare indignazione o allontanamento. Come si dice su Instagram o Tiktok, ci “triggerano” e non c’è bisogno di navigare nel Dark Web per imbattersi in circostanze che hanno a che fare con parole di odio e violenza, con il bullismo online o con il revenge porn: le cronache sono piene di vicende in cui la Rete è usata in modo distorto al punto che ci si potrebbe chiedere se tali atti sarebbero stati egualmente commessi se non vi fossero stati cellulari e social media a dare maggiore visibilità a chi li ha perpetrati.
Negli scorsi mesi, sono state le sfide a procurarci un trigger e molti hanno dato la colpa alle piattaforme digitali non solo per il fatto di ospitarle, ma di guadagnare grazie alla pubblicità presente su video pericolosi, talvolta criminali. Prima ancora di TikTok, le cui Challenges sono entrate più volte nei casi di cronaca, YouTube si è dotata di politiche volte ad evitare che la pubblicità finisse su video sensibili. Se all’inizio la piattaforma consentiva di escludere canali e video che pubblicavano contenuti violenti, razzisti o tali da mostrare immagini per adulti, oggi il sistema sta affinando i propri algoritmi per “etichettare” i contenuti in modo più granulare.
Il fenomeno della Challenges non è facilmente incasellabile in questi ambiti ed ecco perchè è necessario che la tecnologia supporti il controllo umano così da individuare contesti rischiosi, non solo per gli inserzionisti pubblicitari, ma per i risvolti che possa causare una rincorsa pericolosa agli iscritti e alle visualizzazioni.
Di fronte a questi fenomeni, verrebbe da non essere troppo preoccupati da un altro disturbo del nostro tempo – il “Fear of Becoming Obsolete” (FOBO), la paura di essere lasciati indietro dalla carovana del progresso, di diventare spettatori invece che protagonisti della grande commedia digitale. Il FOBO è il figlio ribelle della modernità, che ci sussurra all’orecchio l’ansia di non essere mai abbastanza aggiornati, abbastanza al passo con i tempi. Di fronte ai fenomeni di cui sopra, al contrario, possiamo affermare senza problemi: “preferisco scendere”.