Ex Ilva, a Roma "l'assedio" dei lavoratori sotto al ministero
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ROMA — L’ex Ilva corre il «rischio imminente» di un’interruzione della fornitura di gas. Lo ha detto ieri il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè, nel corso di un’audizione alla Camera. Secondo Bernabè, servirebbe un pagamento di 100 milioni di euro al fornitore, come caparra. Somma che però AdI non ha. E già lo scorso anno, la società aveva accumulato un «debito rilevante con i fornitori di energia», venendo costretta di fatto a ridurre i livelli produttivi.
Oltre ai fornitori di gas, anche le banche avrebbero “chiuso i rubinetti”. Non potendo ricorrere a prestiti, Acciaierie d’Italia utilizzerebbe la cassa che viene generata con il ciclo di produzione. «Questa cassa ogni volta perde un pezzo, che va ad investimenti, ad altri fabbisogni e non può essere usata per comprare materie prime. A ogni giro di produzione diminuisce la cassa disponibile», ha detto Franco Bernabè.
Il presidente di Acciaierie d’Italia ha sottolineato che «la situazione si è aggravata con la crisi energetica del 2022» e che la guerra in Medio Oriente «con l’aumento del costo dell’energia, in particolare del gas, rischia di far precipitare la situazione». Bernabè ha spiegato che un fallimento della società è «difficile», ma che l’ex Ilva «rischia di spegnersi per consunzione».
«Ho messo a disposizione del Governo il mio mandato in modo da lasciare la più totale libertà per intervenire nelle forme e nei modi che riterrà opportuno», ha concluso Franco Bernabè.
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Intanto oggi pomeriggio allo stabilimento di Novi Ligure ci saranno le assemblee dei lavoratori. I rappresentanti di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil incontreranno i dipendenti della fabbrica, che venerdì parteciperanno allo sciopero nazionale di 24 ore indetto in tutti i siti produttivi di AdI.
Sciopero il cui perimetro si estende: Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti hanno fatto sapere che anche i lavoratori dei servizi in appalto di pulizie civili e industriali e della ristorazione negli stabilimenti ex Ilva e dell’indotto di tutta Italia parteciperanno alla mobilitazione del 20 ottobre. Sono oltre 20 mila gli addetti coinvolti dalla vertenza ex Ilva, di cui circa 2.000 riconducibili ai servizi in appalto. «La vertenza – dicono i sindacati – è ancora irrisolta dopo dieci anni e non si può più aspettare. Per il futuro di Acciaierie Italia e per salvare migliaia di posti di lavoro è indispensabile cambiare rotta e gestione dell’intero gruppo».
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