È morto Twitter. Viva X (o forse no)
Da fine luglio, ogni giorno e più volte, mi ritrovo a cercare vanamente sul mio cellulare l’app di Twitter, il mio social preferito. La ragione di questa ricerca infruttuosa risiede nei drastici cambiamenti che il social network ha subito da quando è stato acquisito in modo turbolento da Elon Musk alla fine del 2022.
Dopo un rapporto travagliato con gli inserzionisti, alcuni dei quali hanno abbandonato la piattaforma, Twitter ha subito infatti molte trasformazioni, fino a cambiare definitivamente il nome, il logo ed anche il gergo: non si potrà più parlare di “retwittare” (ora sostituito con “ripostare”) né visualizzare più di 600 post al giorno senza acquistare la versione a pagamento, Twitter Blue.
Questi cambiamenti non riguardano solo Twitter. Anche Instagram sta evolvendo, come ha dichiarato il suo responsabile, Adam Mosseri. Il flusso di foto quadrate è solo l’ultima delle funzionalità utilizzate, ha ammesso il manager americano, mentre le storie, i video e i messaggi in chat sono diventati il vero centro della app, soprattutto da parte dei più giovani. Da piattaforma di comunicazione “one-to-many” a canale di relazione “one-to-few”, questa trasformazione è un elemento chiave, poiché influisce sulla gestione dei contenuti e sposta l’attenzione di chi con Instagram ci lavora dalla creazione del piano editoriale alla produzione di video e Storie e alla gestione dei messaggi.
Cosa ci riserverà il futuro dei social media? È una domanda a cui è difficile rispondere. I social media sembrano essere personaggi in cerca di autore, in continua evoluzione e trasformazione. Di certo, sembra che stiano diventando meno bar e più simili a “micro-TV”. Come sempre nel mondo digitale però, quando si vuole avere un’idea di che direzione stia prendendo, non è necessario attendere un’intervista di Musk o Mosseri: basta chiedere ad un quindicenne.
Storie, chat e video: come sta cambiando Instagram
Nel recente colloquio, Adam Mosseri ha rivelato a un intervistatore piuttosto stupito una verità che molti già intuivano: “la gente non comprende” – sono le sue parole – “che Instagram non è solo un flusso di foto quadrate. La crescita degli ultimi cinque anni è dovuta alle Storie, alle chat e ai video, non alle foto”. E prosegue “Gli adolescenti trascorrono più tempo nelle chat e nelle storie che nel feed. Più in generale, le persone condividono i momenti personali nelle storie e nei messaggi e questo spiega perché gli amici sembrano postare meno”.
Il cambiamento indicato da Mosseri ha portato Instagram negli ultimi tempi a concentrarsi sullo sviluppo di storie, messaggi, video e contenuti multimediali, piuttosto che sul feed e sulla presentazione dei post. Con una crescente preferenza per interazioni più riservate, la condivisione si sta spostando infatti verso cerchie più ristrette di amici e follower, presentando nuove sfide per chi lavora professionalmente sui social media e per la stessa app il cui modello di business si è basato fino ad oggi sulla pubblicità, già sotto pressione a causa delle nuove regolamentazioni sulla privacy. Anche per questa ragione, Instagram ha di recente messo a disposizione dei creatori di contenuti canali broadcast per fornire ai propri follower contenuti esclusivi e formule di iscrizione ad abbonamento.
Chissà se il futuro sarà ciò che aveva presagito anni fa TikTok che aveva invitato gli inserzionisti a “don’t make ads, make tiktoks”.