Personaggi valenzani: Clemente Morando
Uno dei grandi del calcio italiano
VALENZA – Valenza ha avuto come cittadino uno dei grandi del calcio italiano. Stiamo parlando di un super portiere diventato un azzurro della nazionale a soli ventidue anni, un uomo semplice ma dotato di grande serietà e dirittura morale e un cittadino esemplare: Clemente Morando.
Nato il 17 agosto 1899 a Pecetto di Valenza, in una famiglia umile composta da nove figli, è ancora adolescente quando lavora come bracciante agricolo e poi come apprendista presso il calzaturificio valenzano “La Valletta”, in qualità di tagliatore di tomaie. Schivo, riservato e innamorato del pallone, nel tempo libero sgambetta tra i giovani calciatori dell’U.S. Valenzana come portiere, un ruolo delicato che richiede non solo abilità tecniche, ma anche mentali. La prima squadra rossoblù nel 1914-1915 è in Prima Categoria, massima serie del campionato italiano di calcio. La Valenzana è un piccolo club di popolani che si occupa di calcio per passione e per diletto. I calciatori sono in gran parte lavoratori, tutti ragazzi che giocano a pallone perché è lo sport di moda e perché amano le contese franche, coraggiose e leali. Non a caso tutto ciò accade a Valenza, una cittadina caratterizzata dallo sviluppo industriale e ricca di nuovi fermenti.
Sono gli anni del mitico quadrilatero Vercelli, Casale, Alessandria e Novara, che si contendono il primato della massima serie insieme a Torino, Juventus, Milan e Genoa. Sono gli anni in cui il pallone, composto da una camera d’aria in gomma e da dodici strisce di cuoio legate tra di loro con lo spago, diventa un macigno quando si impregna di pioggia.
Durante la Grande Guerra, Morando combatte coi ragazzi del ’99 sul fronte carsico, come addetto alla selleria in un reggimento di artiglieria da campagna. Contrae senza conseguenze la tremenda epidemia spagnola e, al termine del conflitto, gli viene dato l’attestato di Cavaliere di Vittorio Veneto e la Croce di Guerra.
Mantenendo il suo lavoro in azienda, torna a giocare a calcio nella sua Valenzana, che disputa il primo campionato nazionale del dopoguerra 1919-1920, suddiviso inizialmente in gironi regionali (eliminatorie) con qualificazione alla fase nazionale. Al campionato piemontese partecipano queste società: Alessandria Orti, Alessandria Cristo, Amatori Torino, Biellese, Casale, Juventus, Novara, Pastore, Pro Vercelli, Torino, Torinese e Valenzana.
La Prima Categoria 1920-1921 è la 20ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio e viene disputata tra il 10 ottobre 1920 e il 24 luglio 1921, concludendosi con la vittoria della Pro Vercelli, al suo sesto titolo. I risultati della fase regionale sono i seguenti: Pro Vercelli-Valenzana 6-1 e 3-2, Casale-Valenzana 1-0 e 2-1, Valenzana-Biellese 0-0 e 1-3, Valenzana-Amatori Torino 3-0 e 2-0, Alessandria-Valenzana 3-0 e 5-0. La classifica finale, risultato di dieci partite giocate, è questa: Alessandria 19, Pro Vercelli 13, Casale 12, Biellese 11, Valenzana 5 e Amatori Torino 0. L’estremo difensore valenzano, che quando lascia i guanti torna al suo lavoro in fabbrica come tagliatore di tomaie, si mette parecchio in evidenza, catturando l’attenzione di tecnici autorevoli e di critici sportivi.
Nella stagione sportiva 1921-1922, per lo scisma del campionato italiano di calcio, si disputano due tornei paralleli, quello originario della Federazione Italiana Giuoco Calcio e quello organizzato dalla Confederazione Calcistica Italiana. L’U.S.Valenzana, nella sezione piemontese FIGC, ottiene i seguenti risultati: Valenzana-Cappuccini 3-1 e 0-2, Valenzana-Pastore 2-1 e 2-3, Biellese-Valenzana 2-1, Valenzana-Novese 1-1 e 0-1, Torinese-Valenzana 2-0 e 1-0. La classifica finale, risultato di otto partite giocate, è questa: Novese 14, Torinese 9, Pastore 8, Valenzana 5, Cappuccini 4 e Biellese ritirata.
Fortissimo fra i pali e un po’ meno in uscita, Morando ha uno stile asciutto e poco esibizionista, ha scatto, intuito e colpo d’occhio, è particolarmente bravo coi rigori e possiede caratteristiche di forza e di abilità calcistica rari nel panorama sportivo dell’epoca. È lodevole anche la sua capacità di intervenire con un tempismo tale da renderlo difficilmente superabile, tutte qualità che fanno conoscere il giovane portiere ai massimi livelli calcistici.
Agevolato dal fatto che la rappresentativa italiana sia formata solo da tesserati della FIGC, dopo essere stata depauperata dei giocatori delle società passate alla scissionistica CCI, Morando viene convocato nella nazionale e debutta il 6 novembre 1921 a Ginevra, in una partita amichevole contro la Svizzera che si conclude 1-1. La sua prestazione è applaudita da tutti. In questa occasione la Gazzetta dello Sport dichiara: «Sicurissimo, magnifico per il colpo d’occhio, la presa ferrea, l’agilità e l’intuizione». Qualche giorno dopo, la Suisse di Ginevra, pubblica l’infondata notizia della morte del portiere della Valenzana provocata dai postumi di uno scontro di gioco avvenuto nella gara di Ginevra.
Al ritorno dalla gara nazionale con la Svizzera, Valenza accoglie Clemente con enorme entusiasmo: è il potere ideologico del calcio che influenza il sentimento collettivo. Un lungo corteo di valenzani festanti percorre la Cuntràgranda (corso Garibaldi) dalla piasa di Palatt (piazza Italia) alla piasa dal Dom (piazza Duomo), dietro la carrozza del festeggiato trionfatore di Ginevra, che, deferente, sosta davanti alla sede della sua Unione Sportiva Valenzana nell’albergo Crus d’Malta (Croce di Malta) per ricevere il dovuto ringraziamento delle autorità.
Pochi mesi dopo, Morando disputa altre due gare amichevoli da titolare nella nazionale, contro l’Austria al Velodromo Sempione di Milano il 15 gennaio 1922, con risultato 3-3, dai giornali viene definito inoperoso, avendo subito tre reti imparabili e con ben poche possibilità di intervento, e contro la Cecoslovacchia al Velodromo Umberto I di Torino il 26 febbraio 1922, con risultato 1-1. Sebbene imparabili, i gol subiti gli costano il posto in nazionale poiché viene incolpato di non aver fatto neanche una parata negli ultimi due incontri, subendo ben quattro reti.
Nel campionato 1922-1923 la Valenzana gioca in Seconda Divisione e Morando è costretto a scegliere altre squadre. Dapprima è destinato a Torino, ma non gli viene concesso il nullaosta; infine va a Bari, ma l’esordio in una nuova realtà non è facile.
Dopo le competizioni pugliesi, nel 1924 fa ritorno a Valenza e sposa la maglierista Elvira Lenti, una sua amica d’infanzia e anche vicina di casa in via Solferino. Poi, dal 1925, si stabilisce nelle file dell’Alessandria, dove vincerà una Coppa CONI, la Coppa Italia del tempo, il 24 luglio 1927.
La sua prima stagione ad Alessandria coincide con il peggiore campionato nella storia dei grigi, che rischiano di non essere ammessi alla neonata Divisione Nazionale. Solo le qualificazioni, svoltesi alla fine dell’estate del 1926, sanciscono l’ammissione. Morando disputa la stagione successiva come riserva, essendogli stato preferito Curti, appena prelevato dalla Pro Vercelli. Si prenderà la rivincita un anno dopo. A quattro giornate dalla conclusione del girone finale del campionato, con i grigi in piena lotta per lo scudetto, giunge una pesante sconfitta contro il Casale per 5-0, che preclude la vittoria finale. Questa disfatta viene addebitata soprattutto al portiere, che, messo fuori squadra, fa ottenere di nuovo la titolarità a Morando, mantenuta per tutta la stagione successiva, fino a portare l’Alessandria in Serie A.
Il 17 marzo 1929, ad Alessandria, vittima di una carica del romanista Volk, Morando subisce un grave infortunio all’addome al sessantesimo minuto. Oltre a ciò, la decisione dell’arbitro di assegnare un rigore alla Roma provoca ulteriore agitazione nei tifosi alessandrini, con un’invasione di campo e la sospensione della gara all’ottantesimo minuto, seguita dallo 0-2 a tavolino. Operato dal primario Finzi dell’Ospedale Civile di Alessandria, anche presidente della squadra grigia, Morando si riprende, ma non potrà più disputare gare di un certo livello.
Un giornale dell’epoca scrive: “L’attacco romano arriva a Morando, che quale blocca un pallone sparato da Bernardini, ma, mentre il portiere alessandrino si appresta a liberarsi del pallone, è caricato e cade semisvenuto a terra, colpito, pare, da alcuni calci al ventre. Il pallone è ripreso dai giocatori, Mauro lo blocca con le mani e l’arbitro Scarpi, per il dolo, concede il penalty, mentre Morando è trasportato a braccia fuori dal campo e, dopo una prima medicazione, viene trasportato in ospedale con sintomi di commozione viscerale.”
Sempre calmo e posato, è capace di affrontare con serenità anche questi brutti momenti. È un grande atleta e un grande signore, per la sua tenacia, la sua forza di volontà e il suo coraggio. Probabilmente sono le origini contadine, sempre ostentate con fierezza, a trasmettergli quella semplicità e quella naturalezza che sono i tratti distintivi del suo carattere.
Nella stagione 1929-1930, Morando scende in Serie C (Prima Divisione) nel Messina, con funzione di giocatore-allenatore per due annate. Ma le vette sono sempre più impervie, è una sorta di addio giovinezza. Colleziona 27 presenze nel 1929-1930 e 22 nel 1930-1931.
Nel 1931 diventa arbitro e nel 1934 abbandona per sempre, ma non senza rimpianti, la pratica del calcio professionistico. Negli anni a venire gioca solo gare amatoriali e arbitra e collabora benevolmente con le società di calcio valenzane. Nel 1948-1949, alla ripresa dell’attività ufficiale, siede inizialmente sulla panchina della sua Valenzana per guidarla da bordo campo. Infine, come tutti quelli che sono stati grandi e che hanno fatto il loro tempo, vive nella sua città con i suoi ricordi sportivi, buono e indulgente con i ragazzi che praticano il calcio locale e che, rispetto a lui, non sono che controfigure. Il più grande giocatore locale di calcio muore a Valenza il 30 agosto 1972.
Nel corso della sua carriera sportiva, Morando ha subito alcuni rilevanti interventi chirurgici a causa di incidenti sul campo, tra cui l’asportazione di un rene dopo uno scontro di gioco avvenuto durante una partita amichevole in Spagna. Egli non ha avuto le fortune economiche dei calciatori multimilionari più in vista di oggi, i suoi compensi materiali sono stati in gran parte delle medaglie ma ha ricevuto infiniti riconoscimenti immateriali riservati solo a giocatori di grande valore da parte di atleti autorevoli, tecnici e firme del giornalismo sportivo. Ovunque abbia giocato, ha sempre avuto la discrezione e la saggezza tipica del suo temperamento valenzano.
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