Il Jazz a Valenza
Un nuovo approfondimento sulla storia della Città del Gioiello
VALENZA – Nato in America, lo stile Jazz si diffonde in Italia verso gli anni Trenta. In questo periodo, però, si fa un nemico particolare, il fascismo, che mal considera tutto ciò che è straniero, compresa questa musica americana nata da una popolazione ritenuta inferiore. Gli elementi caratteristici del jazz sono i seguenti: improvvisazione, forza trascinatrice del ritmo e virtuosismo solistico.
Negli anni Trenta a Valenza suonare o ascoltare jazz è riservato a pochi. Pier Cesare e Giamberto Fraccari sono tra i primi appassionati esecutori locali: Pier Cesare suona la fisarmonica e la chitarra, più tardi diventerà un famoso pittore, mentre Giamberto suona la fisarmonica e il contrabbasso. I due jazzisti formano un gruppo musicale con gli amici Carletto Caniggia, chitarra, Elio Visentini, tromba, ed Ezio De Ambrogi, batteria: poi con il nuovo batterista Nello Boccalatte, un pianista e una cantante, incidono anche alcuni 78 giri. L’esecutore valenzano più importante nel panorama musicale dell’epoca, però, è il maestro di pianoforte Lino Garavelli.
Nel dopoguerra tanti stili americani come bebop, free jazz e fusion trovano terreno fertile anche in Italia, con vari performer di successo. L’ascolto dei fenomeni americani e il giradischi, a portata di sempre più valenzani, sono determinanti per avvicinare altri appassionati al nuovo genere musicale, che sognano e invocano ad ogni piè sospinto uno spazio dedicato al jazz anche a Valenza.
Nel 1954 alcuni giovani dirigenti della Polisportiva Libertas, frequentatori del circolo democristiano in via Cavallotti, dove funziona la sala da ballo “Faro”, spazio che ospita musicisti e appassionati, formano un Jazz Club locale, dedicando, con lieta e familiare conduzione, serate all’ascolto e alle discussioni sulla storia del jazz e dei suoi personaggi. Ben presto, i soci superano il centinaio, anche con idee politiche diverse da quelle del partito ospitante. Il primo direttivo è composto dal presidente Luigi Nino Illario, dal vice presidente e sommo sacerdote musicale Lino Garavelli, dal segretario Giancarlo Graziano, dal cassiere Giampiero Canepari e dai consiglieri Sandro Oddone, Angles Bellagamba, Cesare Garavelli, Piergiorgio Manfredi, Luciano Patrucco, Piero Visconti e Giorgio Lombardi. Sono esigenti e generosi, ma vivono in un mondo musicale troppo flessibile.
Nell’aprile del 1954 si tiene il primo concerto con la Milan College Jazz, abbinato all’esibizione di un quartetto locale composto da Lino Garavelli al piano, Ginetto Prandi alla fisarmonica, Oreste Pastore al basso e Pierino Leva alla batteria. Alla serata partecipa un pubblico folto ed entusiasta. Con qualche artificio logistico e con scarse risorse, seguono altri concerti, sempre più sporadici alla Sala Faro, al Teatro Sociale, all’Oratorio e, dopo l’apertura del 1958, al Valentia.
Presto nel sodalizio jazzistico valenzano emergono alcuni problemi di rilevanza oggettiva, dalla criticità economica all’impegno lavorativo, poiché ora alcuni sono dei viaggiatori orafi spesso lontani da Valenza. Esistono anche pesanti contraddizioni, convinzioni opposte che convivono all’interno che portano a una lenta consunzione. Ora solo al Valentia si tengono esibizioni di alcuni noti jazzisti.
Negli anni ‘60 al Circolo Libertas si svolgono solo sporadiche manifestazioni di discreto interesse; l’ultimo concerto del Jazz Club si tiene nel 1966 al Teatro Sociale, con Basso-Valdambrini. Così, i valenzani restano orfani dell’ambiente intimo di un club e di un luogo riservato in cui poter ascoltare musica jazz di qualità.
Gli anni ‘70 sono personificati dal fondatore del secondo Jazz Club valenzano, il gioielliere Arno Carnevale, noto collezionista di jazz che ha lasciato il suo segno. Nonostante gli ostacoli, ma con molti sostenitori sia palesi che occulti, Arno rivoluziona i vecchi schemi basati sulla prudenza, organizzando, in poco più di due anni di vita del nuovo club, straordinari concerti al Valentia, con le star Kenny Clarke, Thad Jones, Barney Kessel, Gil Evans e altri.
Purtroppo, un certo profilo riformista e spesso antagonista ideologizzato avvelena il pozzo e nel 1974 l’attività del secondo Jazz Club cessa: forse perché a forza di sentirsi élite musicale qualcuno si è dimenticato la realtà. Ne segue una lunga pausa di concerti interessanti, interrotta solo da un’esibizione del fisarmonicista alessandrino Gianni Coscia alla Sala Faro nel 1976 e da un concerto organizzato dagli Amici della Musica nel 1978 .
Ma a Valenza la voglia di jazz è sempre forte e, dopo alcuni tentativi falliti per un gioco piuttosto confuso a causa del solito posizionamento ideologico, nel 1981 si dà vita al terzo Jazz Club, che rincasa nella vecchia sala della DC. Il presidente è ancora Nino Illario, che legherà il passato al futuro, il segretario-amministratore Giancarlo Giordano e i consiglieri Marina Mazza, Franca Mazza, Gabriella Serra, Sandro Oddone, Giancarlo Oddone, Sandro Peron, Giancarlo Graziano e Franco Gandini. Negli anni a seguire, saranno numerosi i jazzisti celebri che calcheranno lo stretto palcoscenico della rinata Sala Faro, davanti a una platea sempre più ampia.
Nel 1987, dopo un centinaio di concerti, si conclude definitivamente la lunga stagione alla Sala Faro e tutto l’impegno organizzativo e amministrativo viene trasferito al Centro Comunale di Cultura: quasi con uno scambio di ruoli. Scavalcando molte barriere e appartenenze, si tengono concerti jazz nella piazzetta del Centro Comunale di Cultura, durante le manifestazioni patronali di San Giacomo, al Circolo Palomar, dove sono interessanti le stagioni 1989 e 1990, al Covo di Cova con cadenza settimanale e al Valentia fino alla chiusura nei primi anni del nuovo millennio. Altri luoghi in cui si sono tenuti alcuni concerti sono la sala concerto degli Amici della Musica e il Palazzo della Mostra orafa. Spesso, però, i mezzi e le strutture sono ormai inadeguati.
Dopo la riapertura del teatro nel gennaio del 2007, senza alcuna interruzione, si darà vita a manifestazioni ricche e prestigiose, animate da nomi illustri del jazz, deputati all’incontro tra musicisti e un pubblico di ogni età nel rito emozionale del concerto.
Nel 2011 il vecchio club, poco puntellato, modifica la propria struttura assumendo la denominazione più sobria di “Associazione Amici del Jazz – Valenza” con sede presso il Centro Comunale di Cultura. Alla presidenza resta Nino Illario, poi, nel 2013, esce di scena e la carica è assunta dal noto venerabile musicista valenzano Ginetto Prandi, che muore il 6 gennaio 2015. Così viene composto un nuovo consiglio direttivo, che elegge Luciano (Lucio) Milano nuovo presidente. Nel 2019 scompare anche Nino Illario, un personaggio locale che ha investito energie e attenzioni nel jazz valenzano per tutta la vita.
L’attuale consiglio direttivo è formato dal presidente Luciano Milano, dal vice presidente Piergiorgio Manfredi e dai consiglieri Laura Civeriati, Marilena Dealessi, Marco Graziano, Paolo Maggiora, Patrizia Prando e Costanza Zavanone. Con l’apertura ai “dintorni del jazz”, ha arricchito l’offerta concertistica e allargato il pubblico interessato.
Con circa 400 concerti organizzati, Valenza è stata una delle realtà più importanti del jazz in Italia. Ne sono prova i nomi dei musicisti che hanno calcato i palcoscenici cittadini, quali Gerry Mulligan, Ornette Coleman, Chet Baker, Kenny Barron, Harry “Sweet” Edison, Martial Solal, Kenny Drew, Barney Kessel, Georges Arvanitas, Scott Hamilton, Jesse Davis, Gianni Basso, Franco Ambrosetti, Oscar Valdambrini, Stefano Bollani, Franco Cerri, Francesco Cafiso, Fabrizio Bosso, Carlo Atti, Dado Moroni e molti altri.
Un importante successo del club, in collaborazione col Comune di Valenza e il Centro Comunale di Cultura è stata la costituzione del Fondo Arno Carnevale, un patrimonio straordinario di registrazioni audio e video di concerti tenutisi in tutto il mondo, molti dei quali sono pezzi unici. Una discoteca di oltre 18.000 dischi, dai 78 giri agli LP, di registrazioni su nastro per oltre 3000 ore di ascolto; queste collezioni sono state acquisite da Arno, scomparso nel 1988, durante i suoi frequenti viaggi all’estero.
Il jazz è una passione e chi ne è contagiato non riesce a farne a meno. A Valenza ne ha stregati parecchi, ragion per cui il gruppo valenzano può gloriarsi di essere una delle più longeve realtà di cultura musicale del paese.
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