“Emily”: le onde del destino
«C’è solo una vera felicità in questa vita. Amare ed essere amati».
(Lettera del curato William Weightman a Emily Brontë)
Frances O’Connor, attrice australiana di lungo corso (da “Amore e altre catastrofi” di Emma-Kate Croghan, 1996, a “Go-Kart” di Owen Trevor, 2020), firma la sua opera prima non solo come regista ma anche da sceneggiatrice con lo sguardo rivolto alle vette della letteratura inglese ottocentesca e mondiale, entro un biopic che non si configura esattamente come tale, concedendosi diverse libertà espressive.
“Emily” prende spunto e avvio dall’ultimo anno della breve esistenza della scrittrice Emily Brontë (morta di tubercolosi a soli 30 anni, nel 1848, dopo avere dato alle stampe l’anno precedente il suo unico libro-capolavoro: “Cime tempestose”), ipotizzando una breve ma appassionata relazione tra la giovane donna (interpretata con trattenuto vigore dall’attrice anglo-francese Emma Mackey, nota per il ruolo di Maeve Wiley in “Sex education”) e William Weightman, vice parroco di Haworth, il piccolo paese immerso nella brughiera dello Yorkshire in cui vive con la sua famiglia.
Un coté domestico che, non a caso, incide in profondità sulle vicende esistenziali e sul trasformarsi del carattere di Emily, restia per naturale inclinazione ad accettare le regole ferree della società vittoriana, oltre a quelle imposte a lei e alle altre due sorelle (Charlotte e Anne, anche loro future scrittrici: la prima diede alle stampe, nel 1847, il celeberrimo “Jane Eyre”) dal padre , vedovo e curato della locale parrocchia.
La pellicola, a tratti virante verso i toni del melodramma, supportata in questo dalla musica incisiva e ariosa del compositore polacco Abel Korzeniowski (già autore nel 2016 della colonna sonora di “Animali notturni” di Tom Ford), non si concentra tanto sulla descrizione dell’attività letteraria di Emily, quanto sugli aspetti della sua personalità (la sfrenata fantasia creatrice, l’istinto di libertà) e sulle circostanze di vita (il triangolo amoroso-letterario stabilito con il fratello Branwell e William, che sembrano adombrare i protagonisti di “Cime tempestose”) che l’hanno condotta all’elaborazione di una serie di liriche, prima, e in seguito all’ideazione del suo unico romanzo.
I passaggi azzeccati del film sono molti, dalla scena in cui Emily e Branwell esprimono il proprio desiderio di emancipazione intellettuale all’insegna del grido liberatorio«libertà di pensiero»!, urlato a squarciagola dall’alto di un piccolo dosso, alle sequenze che ritraggono la scrittrice e il ristretto gruppo domestico a lei legato che si perdono come divinità paniche nello sconfinato paesaggio della brughiera, sovente sotto una pioggia che è catarsi e liberazione dalle costrizioni dei propri ruoli sociali.
Un po’ meno riusciti e convenzionali, invece, risultano altri momenti narrativi, primo tra tutti quello in cui la mano di Emily accarezza in rapida successione alcuni steli d’erba: un’immagine sdoganata da “Il gladiatore” di Ridley Scott e divenuta nel tempo un vero e proprio topos visivo. Nel complesso, “Emily” è un’opera prima volenterosa, che pur con alcuni tentennamenti tenta la mediazione tra una rappresentazione classica e una più liberamente anticonformista, come nel carattere della figura femminile ritratta.
Nell’intervista rilasciata a “Elle” lo scorso 17 giugno, in occasione dell’uscita italiana del film, la regista ha spiegato il suo approccio alla figura della Brontë: «È chiarissimo sin dalla scena della maschera che vi stiamo dicendo: attenzione, siete in un mondo diverso dalla realtà, pensavate di guardare un film sulla vita di Emily Brontë?
Invece stiamo andando in un’altra direzione. Il tema centrale è: come puoi diventare quello che senti di essere quando la tua vera natura non è apprezzata dalla gente intorno a te, quando ti considerano una “strana”? È un tema attuale, è qualcosa che molte ragazze provano, penso alla distanza tra l’immagine sui social e quello che sono veramente, esseri umani normali con cose belle e altre meno. Ho sempre pensato che Branwell – il fratello delle Brontë – fosse un tipo alla Heathcliff e che William possa aver ispirato il personaggio di Edgar in “Cime tempestose”.
“Cime tempestose” era considerato un libro dannato, la gente ebbe reazioni da fuori di testa perché Emily era stata fedele alla sua immaginazione, aveva fatto tante ricerche ma poi aveva scritto quello che le andava di scrivere. Io mi sono presa la stessa libertà con questo film. Volevo scoprire la vera Emily ed è qualcosa che forse la gente non si aspetta».
“Emily” (id.)
Regia: Frances O’Connor
Sceneggiatura: Frances O’Connor
Origine: Regno Unito, Usa, 2022, 130’
Interpreti: Emma Mackey, Fionn Whitehead, Oliver Jackson-Cohen, Alexandra Dowling, Amelia Gething, Adrian Dunbar, Gemma Jones, Elijah Wolf, Philip Desmeules, Robert Pickavance, Harry Anton, Darren Langford, Gerald Lepkowski, Sacha Parkinson
Fotografia: Nanu Segal
Musiche: Abel Korzeniowski
Distribuzione: BIM