Associazioni, categorie e locali di interesse a Valenza nei primi anni del secondo dopoguerra
Un nuovo approfondimento sulla storia cittadina
VALENZA – Nel secondo dopoguerra a Valenza, con la fine delle ristrettezze, il risveglio è quasi immediato: sono anni in cui le famiglie valenzane conquistano quote crescenti di reddito e in cui compaiono una nutrita quantità di servizi offerti da associazioni, professionisti e organismi ricreativi, desiderosi di dare utilità e opportunità ai cittadini, con la voglia di cambiare radicalmente certe cose. Trasformeranno molti paradigmi del passato.
Alcune associazioni sono caratterizzate ancora da una estrema fragilità e precarietà; spesso sono destinate a spegnersi dopo una breve vita o ad essere rimpiazzate da altre, che ne ereditano forme e funzioni in parte.
Ancora permeate dalle tristi vicende del conflitto, sono diverse le associazioni reducistiche, cioè quelle che si occupano dei valenzani che hanno combattuto e delle loro famiglie. A Palazzo Pellizzari c’è la sede dell’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra, quella dei Combattenti e Reduci (ANCR) e quella dei Partigiani d’Italia (ANPI), quest’ultima presieduta da Giuseppe Nebbia, fratello di Mario, assassinato con Carlo Tortrino e Giovanni Valeriani dalle Brigate nere.
In viale Vicenza, presso la signora Compiano Maria, c’è l’Associazione Madri dei Caduti Militari e Civili. La famiglia Compiano ha avuto ben due personaggi meritevoli di essere ricordati per il loro valore militare: Gaspare Compiano, decorato con 5 medaglie, che ha preso parte a quattro lotte armate per l’indipendenza e l’Unità d’Italia ed è morto a Palermo nel 1887; Lorenzo Compiano, un tenente colonnello pluridecorato per l’eroico comportamento in combattimento e morto a Adua nel 1896.
In questi anni il sindaco di Valenza è Guido Marchese e gli assessori socialcomunisti sono Arobbio Athos, Annaratone Aldo, Ottone Mario, Rossi Pietro, Camurati Francesco e Capra Giacomo. Circondata da un’aura salvifica, la classe politica cresciuta con la resistenza sarà il ceto politico prevalente in questa città per anni.
Tra le associazioni ricreative, culturali e sportive ci sono: l’Unione Sportiva Valenzana, presieduta dal sindaco Guido Marchese e con sede presso il Bar Sport; l’Associazione Cacciatori, con sede presso l’armeria Cavalli, in corso Garibaldi; l’Associazione Moto Club, con sede presso il Caffè del Teatro; l’Associazione Pescatori, con sede presso il negozio di Sfurtì (Sforzini) in corso Garibaldi. La boxe si pratica nella palestra Colombino di Ettore Rinaldi. Il gioco delle bocce è praticato da tutti in ogni spazio libero e anche nella prima bocciofila in zona Belvedere, alla trattoria di Garavelli, tra corso Matteotti e via Camasio, dove si tengono anche i primi incontri di pallacanestro.
In via Cavallotti, presso la dimora della DC, c’è il CIF, il Centro Italiano Femminile, organizzatore di trattenimenti danzanti domenicali. A Palazzo Pellizzari ci sono le sedi dell’ ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori), un ente dopolavoristico che gestisce una pista da ballo all’aperto in via Trieste, del CRAL (Circoli Ricreativi Aziendali dei Lavoratori) e dell’UDI (Unione Donne Italiane) presieduta a Valenza da Ernesta Mattaccheo Camurati. Alcune unioni sono autentiche novità, altre sono molto connotate a livello ideologico, cioè sono quasi artificiali, e, pur suscitando tumultuose passioni, forse sono le meno riuscite poiché spesso corrose dall’odio ad personam.
Un’intensa attività di radicamento sociale del mondo cattolico fa in modo che in poco tempo sorgano strutture ricreative, culturali e assistenziali in parrocchia e, soprattutto giovanili, negli oratori di viale Vicenza (Fulvius, AC, ACLI, ecc.). Sono il golfo mistico della DC locale, condotta da Manfredi, Staurino Pietro, Deambroggi, Vaggi e altri, e dei futuri politici cattolici ancora allo stato embrionale, quali Manenti, Staurino Paolo, Genovese e altri.
Ci sono poi altre organizzazioni e gruppi professionali meritori e importanti per la vita di questa città. Fra di loro, presso l’Albergo Roma in via Garibaldi, c’è l’Associazione Orafi, Gioiellieri, Argentieri, Orologiai ed affini, plasmata dal presidente Dante Fontani un orafo di origine toscana, ex operaio della ditta Illario e ex membro del CLN di Valenza, dai segretari Mario Genovese e Mario Vignolo, dal vice presidente Venanzio Vaggi e, dal 1947, da Luigi Illario, che raccoglierà poi tutti attorno a sé grazie al suo l’appeal personale.
In via Pellizzari, all’interno del palazzo che ha da sempre ospitato la Società di Mutuo Soccorso, c’è la Camera del Lavoro in fermento permanente, inizialmente guidata da Oscar Angeleri, operaio orafo comunista, sostituito dopo poco tempo dal socialista Luigi Buzio. Nell’edificio c’è anche la sede del Partito Socialista, la Cooperativa sociale e una sala da ballo.
La sanità locale, un bene di rilevanza collettiva con un alto grado di popolarità, vede un gruppo cittadino di medici composto da sette sanitari dotati di un’umanità tutt’altro che banale: Cesare Frontoni, anche direttore del vecchio ospedale Mauriziano di via Pellizzari, è un medico molto amato dai valenzani, chirurgo perfino a domicilio e celebre pilota che difficilmente riusciva a trovare la marcia successiva alla seconda; Gino Amisano, inarrestabile protagonista anche in politica; Osvaldo Bajardi, smisurato nella sua interdisciplinarietà; Nilo Ottone, ginecologo del Mauriziano, il “dutur” delle battaglie partigiane; Virginio Piacentini, il radiologo del Mauriziano, autore di diverse pubblicazioni e un parziale politico che sarà anche sindaco della città; Alessandro Sommo, il medico condotto, quasi un sacerdote per preminenza, e, infine Vittorio Messina.
Nascono tanti bambini, soprattutto con l’assistenza della levatrice, una pratica antica che sarà presto desueta. Il pragmatico raggruppamento valenzano di levatrici è formato da Colomba Berlanda, Teresa Biffignandi, Amelia Bina, Maria Cabiati, Miranda Cavallero ed Elisa Farina. Sono tutte piene di un entusiasmo accattivante per il loro lavoro.
La dimensione del bar come luogo elitario è mutata e adesso questo assume un ruolo più popolare, riuscendo ad attirare gente di ogni ceto sociale; fa parte del costume e della cultura della città ed è il luogo di aggregazione che più degli altri rappresenta il tempo libero per gli uomini e un rifugio per i poco o nullafacenti. Facendo una veloce comparazione, però, vediamo che alla fine del mese i famosi 2 caffè al giorno costano circa il 10% dello stipendio medio dell’epoca, cosa che rende le tazzine al bar un bene di lusso ancora per molti.
A Valenza ci sono circa una decina di caffè-bar: Mazzini, Garibaldi, Achille, Sport, Roma, Moro, Verdi, Teatro, Torti e Politeama. Ci sono ancora gli alberghi e i ristoranti come la Croce di Malta dei Fr.lli Piumetto in via Lega Lombarda, l’Italia di Villa Chiesa Maria in via Cairoli, il Roma di Raimondi in corso Garibaldi, la Stazione in viale Milano, poi Repubblica, la Stella Polare a Monte e il Verdi nella piazza omonima. Si balla all’Enal in via Trieste, dai socialisti e alla DC.
Dominano la scena del divertimento i tre cinema, sempre annebbiati dal fumo delle sigarette, poiché quasi tutti gli uomini fumano anche in pubblico, qualcuno abbiente accende una sola sigaretta a inizio giornata e le altre le accende dal mozzicone di quella precedente, una saggia regola per vivere a lungo.
C’è il cinema Teatro Sociale, che fa spettacoli teatrali e veglioni di fine anno di fascinazione irresistibile (oggi pare archeologia pura), il cinema Politeama Gervaso, che d’estate si trasferisce all’aperto, e l’Italia, cinema dell’Oratorio, che più avanti traslocherà nel Nuovo Cinema Italia.
Nell’edificio scolastico, oggi Don Minzoni e Pascoli, ci sono tutti gli ordini di scuola, che in questi tempi possiedono ancora un certo carisma: la scuola elementare, l’avviamento professionale “Comolli”, la media governativa, la scuola di disegno per orafi e l’istituto tecnico commerciale, sede staccata dell’istituto alessandrino “Da Vinci”. Esiste anche una scuola privata alla Sacra Famiglia.
Tra scintillante modernità e opportunismo professionale, nel 1950 a Valenza ci sono ben 5 avvocati, 3 dottori commercialisti e un geometra. La gente li biasima perché ricavano da tutte le parti, prova della loro abilità a contenere tutto e a non far sapere niente, con dignità.
Gli indispensabili carabinieri hanno la sede al numero 5 di viale Galimberti, il loro numero telefonico è il 52, mentre quello del sindaco è il 2. Gli abitanti sono 12.000 nel 1945 e 13.500 nel 1950.
In questi tempi, quasi tutti i valenzani puri hanno ancora un soprannome che si è tramandato spesso di padre in figlio, suggerito da un’imperfezione, da una somiglianza o dalla professione: Al Strò, Al Franì, Al Nasò, Al Bertu, Al Ciapacà, Al Maunè, Al Sartù, Al Canterì, ecc.
Giusto per ricordare quello che eravamo, un popolo fiero, di periferia, speranzoso e ottimista. Ma di tutto questo non è rimasto quasi più niente. Senza passioni e convinzioni, tutto smorto e assopito.