Women talking. Il diritto di scegliere
«I sogni sono tutto ciò che abbiamo. Per forza siamo sognatrici». (Oona in “Women Talking”) Tra riferimenti narrativi e di contesto a “Witness, il testimone” di Peter Weir (1985) e virtuosismi ...
«I sogni sono tutto ciò che abbiamo. Per forza siamo sognatrici».
(Oona in “Women Talking”)
Tra riferimenti narrativi e di contesto a “Witness, il testimone” di Peter Weir (1985) e virtuosismi stilistici mediati da il Lars Von Trier di “Dogville” (2003) e l’Ari Aster di “Midsommar, il villaggio dei dannati”, la regista canadese Sarah Polley (al suo quarto film dopo – tra il 2006 e il 2022 – “Away from Her”, “Take This Waltz”, “Stories We Tell”) imbastisce in “Women talking. Il diritto di scegliere”, vincitore dell’Oscar 2023 come miglior sceneggiatura non originale, un discorso non banale su forza, coraggio, scelte e limiti del femminile.
Forte di un cast molto nutrito di dive – da Rooney Mara (nel ruolo chiave di Oona), Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Sheila McCarthy e Frances McDormand (anche produttrice con la Plan B di Brad Pitt) – Polley rievoca sul grande schermo la brutta, dolorosa ma reale e significativa storia di un gruppo di donne viventi in una colonia religiosa mennonita che devono affrontare la presa di coscienza di essere state ripetutamente vittime inconsapevoli di stupri da parte degli uomini della comunità e la relativa scelta sul cosa fare.
Le opzioni sono tre: rimanere e lasciare tutto così com’è, restare e combattere per i propri diritti violati oppure andarsene per sempre.
La drammatica vicenda (accaduta nel 2011 in una colonia boliviana e raccolta nel 2018 dal romanzo di Miriam Toews “Donne che parlano”) viene narrata non tanto focalizzando l’attenzione su quanto accaduto, anche se inaudito e sconvolgente (donne stordite con del sonnifero per mucche per poter usare loro violenza e poi rinnegare ogni addebito facendole passare per visionarie o gridando all’intervento divino in caso di gravidanze), ma piuttosto sul dialogo che sorge spontaneo tra le vittime in assenza degli uomini arrestati ed espressione di credenze ataviche, paura, rabbia, istinto di ribellione o razionale progettazione sul da farsi.
La discussione, a tratti accesa, a tratti stanca, trascinata, conciliante o polemica, conduce ciascuna donna, sia individualmente che collettivamente, a far riaffiorare un senso del sé sia personale che collettivo; qualcosa che credevano perduto e, invece (il riferimento alle attuali rivendicazioni del femminile in ogni ambito e al movimento #MeToo sorto nel 2017 è evidente), era stato soltanto rimosso, messo da parte, dimenticato, a causa dell’ignoranza di sé e del mondo a cui tutte venivano costrette.
“Women talking” non è un film ‘femminista’, come è stato frettolosamente classificato da una parte della critica, sfruttando una certa vaghezza di significato nell’applicazione del termine ai giorni nostri: piuttosto, si tratta di una disamina il più raziocinante possibile, manifesta attraverso il linguaggio, delle possibilità insite in una dimensione femminile che riesce a condurre con lucido distacco un’analisi dei pro e dei contro di una scelta o condizione, evitando le strettoie di un’emotività fittizia che non è l’autentico nucleo del pensiero delle donne. Piuttosto, la brutta copia di questo pensiero, strategia elaborata da una parte del maschile come ulteriore strumento discriminatorio.
La pellicola è efficace anche nell’uso di una fotografia (di Luc Montpellier) composta di toni marroni e ocra desaturati, mentre le musiche di Hildur Gudnadóttir, evocative, elegiache e inquietanti, rendono appieno la drammaticità dell’assunto. Nel cast, efficacissimo, di star già citate (in cui spiccano Rooney Mara, Claire Foy e Frances McDormand) una menzione va a Ben Whishaw nei panni dell’insegnante August Epp, l’unico elemento maschile della triste vicenda portatore di un messaggio illuminato e positivo.
La regista Polley, intervistata all’uscita del film da “Hollywood Reporter”, ha dichiarato: «Vorrei cercare di riempire il mio set nello stesso modo in cui l’ho fatto con “Women Talking”, lavorando con persone che hanno un senso del collettivo, che possono fare spazio l’una per l’altra e creare davvero una comunità: sono stufa di lavorare con persone che hanno talento ma che creano difficoltà agli altri. Voglio lavorare con chi fa davvero spazio agli altri e che ha realmente concezione dell’impatto su di loro. È una cosa troppo rara, ma in questo film era molto comune».
“Women Talking – Il diritto di scegliere” è fruibile sulle principali piattaforme di cinema on line.
“Women Talking – Il diritto di scegliere” (Women Talking)
Regia: Sarah Polley
Origine: Stati Uniti, 2022, 104’
Sceneggiatura: Sarah Polley
Fotografia: Luc Montpellier
Montaggio: Christopher Donaldson, Roslyn Kalloo
Musica: Hildur Guðnadóttir
Cast: Rooney Mara, Judith Ivey, Emily Mitchell, Kate Hallett, Liv McNeil, Claire Foy, Sheila McCarthy, Jessie Buckley, Michelle McLeod, Kira Guloien, Shayla Brown, Frances McDormand
Produzione: Hear/Say Productions, Plan B Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures