Competenze ed educazione
Ecco, il forum sul digitale che si è tenuto ad Alessandria dal 25 al 28 maggio, ha visto 300 partecipanti: da moderatore dei diversi incontri che si sono tenuti nella giornata, mi ha colpito il parallelismo fra competenze ed educazione. Nel ...
Ecco, il forum sul digitale che si è tenuto ad Alessandria dal 25 al 28 maggio, ha visto 300 partecipanti: da moderatore dei diversi incontri che si sono tenuti nella giornata, mi ha colpito il parallelismo fra competenze ed educazione. Nel corso della mattina infatti, i diversi panel dedicati all’uso della Rete per le imprese hanno visto i relatori confrontarsi sull’importanza delle competenze professionali necessarie a supportare le aziende del territorio mentre nel pomeriggio, in cui la Rete era vista come modo per relazionarsi con la Pubblica Amministrazione e come strumento di valorizzazione del patrimonio culturale, è emerso il ruolo dell’educazione al digitale come dimensione di una cittadinanza attiva, partecipata e consapevole dei rischi e delle distorsioni che Internet può avere. Come si vede, non è tanto la tecnologia il fattore determinante, ma la componente umana tanto dal lato di chi offre servizi digitali quanto dal lato di cui deve sceglierli e utilizzarli.
Nell’incontro dedicato al commercio elettronico, in particolare, si sono affrontate le condizioni a cui sottoposti i lavoratori della logistica – che costituiscono il 52% dei 400 mila occupati di questo comparto – e si è condivisa l’importanza che i consumatori siano consapevoli del fatto che le loro aspettative – di consegne sempre più rapide e a basso costo – hanno un impatto sul lavoro delle persone e del fatto che scelte mature e consapevoli possono al contrario premiare venditori che vedono nella sostenibilità sociale del loro operare non solo un agire rispettoso delle leggi, ma anche una modalità sana di affrontare il digitale.
In tempi come quelli di oggi dove si fa un gran parlare di “robot che si prendono il lavoro” dovremmo infatti considerare il rischio che ad essere robotizzato è soprattutto il lavoro umano quando le persone non ne sono al centro. E, con esse, la comunità a cui appartengono. Come quella alessandrina a cui si è rivolta Ecco.
Secondo le ultime ricerche, entro il 2025 il 40% delle professioni saranno influenzate dall’Intelligenza Artificiale. Ad oggi quelle che paiono esprimere un interesse più attento verso il suo impiego sono:
- i responsabili di customer service che intendono non solo mettere a disposizione dei propri operatori chatbot interne, ma anche commissionare chatbot di assistenza ai clienti come nel primo caso rappresentato dalle assicurazioni Helvetia;
- i responsabili commerciali per formare (e sfidare) i loro collaboratori in merito alla conoscenza dell’offerta dell’azienda così da elaborare argomentazioni e contro-argomentazioni di vendita;
- i responsabili digital ed e-commerce chiamati a implementare servizi basati sulla Intelligenza Artificiale non solo nei confronti dei clienti, ma anche per rendere più efficienti e granulari le attività interne;
- operatori coinvolti nella ricerca del personale e nelle Risorse Umane che si avvalgono di servizi di analisi e scrematura dei CV e dei profili ricevuti per supportare le attività di selezione;
- professionisti che operano in settori quali il mondo legale, finanziario e di partecipazione a bandi pubblici per i quali l’uso della AI supporta le attività di analisi della documentazione e la progettazione necessaria alle richieste di finanziamento;
- data analyst che, nel rielaborare dataset, si avvalgono dell’Intelligenza Artificiale per ottenere, in modo più efficiente, informazioni e report;
- machine managers che si occupano dell’’impiego della AI nelle attività manifatturiere.