Il ‘nordic’ aiuta corpo e mente: l’idea di Nefrologia sarà estesa alla città
Un progetto pilota per una ventina di pazienti. I test d’ingresso e finali per valutare i progressi. Un circuito al Borsalino, chiunque potrà aderire
Tutto parte da un’idea interessante ma, soprattutto, dall’intraprendenza di infermieri desiderosi di impegnarsi anche al di fuori dell’ospedale. Un progetto pilota ha innescato una miccia che non ci ha messo molto ad accendersi, perché i benefici sono subito affiorati. Ne abbiamo prova al reparto di Nefrologia del Santi Antonio e Biagio di Alessandria dove hanno messo in pratica l’antica regola secondo la quale lo sport fa certamente bene al corpo, ma anche la mente ne trae giovamento.
E, allora, salutiamo con piacere ‘Nephrowalking’, perché così si chiama il gruppo dei camminatori che, con più o meno puntualità, si ritrovano per trascorrere qualche ora insieme, oltre le mura ospedaliere e con ai piedi le scarpe da trekking.
Il progetto pilota, riservato a Nefrologia e Dialisi, ha interessato anzitutto gli infermieri che si sono impegnati in un corso di nordic walking, seguiti da istruttori. La camminata nordica, che si pratica con l’ausilio dei bastoncini (la tecnica non è un dettaglio: le bacchette non solo aiutano nella coordinazione, ma consentono di procedere più celermente, attivando tutto il corpo), ha dunque trovato ulteriori adepti in una città dove non mancano quelli che praticano questa disciplina ormai di moda.
Non si improvvisa
«Conseguito il diploma non ci siamo fermati, ma abbiamo coinvolto altri soggetti ai quali, d’altronde, la proposta è destinata» racconta Serena Torti, infermiera che è a capo dell’iniziativa, col placet del dottor Giovanni Demicheli, primario facente funzioni, e della coordinatrice Antonella Giolito.
Non c’è voluto molto a convincere gli ospiti del reparto, ai quali è stato spiegato che camminare con disciplina, seguendo una tecnica e bandendo l’improvvisazione fa indiscutibilmente il bene di chi, ad esempio, correndo accuserebbe molti più problemi alle articolazioni. D’altronde, il successo della camminata nordica sta tutto qui: si fatica senza lo stress della corsa e, pertanto, è praticabile in scioltezza anche da chi non è più giovanissimo.
Due volte a settimana
Fatto sta che, con una ventina di pazienti, è nato ‘Nephrowalking’, gruppo che avrebbe dovuto debuttare, mostrandosi alla città, nel corso della StrAlessandria, ma che preferì rinunciare a causa delle condizioni avverse che hanno condizionato la manifestazione. Il luogo di ritrovo, di solito, è al centro riabilitativo Borsalino, il cui parco ospita un circuito di circa 4 chilometri, che i nostri percorrono un paio di volte a settimana.
Il progetto prevede che i partecipanti (il primo giorno) si sottopongano a un “test di ingresso”, con questionario annesso, dedicato in particolar modo a valutare la prestanza fisica. Al termine dell’esperimento (cioè dopo una serie di camminate), il test è ripetuto. Ora si è in attesa dei risultati per capire quanto e come ogni paziente ha tratto beneficio dall’iniziativa, dando per scontato che i risultati siano confortanti. Alla mal parata, comunque, i partecipanti (tutti sotto i 65 anni, come previsto dal progetto stesso) hanno avuto modo di stare insieme, chiacchierare, confrontarsi, non necessariamente sui loro problemi di salute.
Un modo per socializzare
Gli appuntamenti col nordic walking, dunque, sono stati un’occasione per socializzare. E lo saranno ancora, perché, al di là delle finalità del progetto, gli incontri all’insegna dello stare bene proseguiranno. «Si può dire che le nostre camminate sono parte integrante della cura: non portano solo benessere fisico ma anche psicologico» aggiunge Serena Torti.
Non appena il progetto destinato esclusivamente ai pazienti sarà archiviato, le camminate verranno estese ai famigliari e a tutti quelli che vorranno aggregarsi. Gli infermieri ci saranno sempre, ben lieti di continuare l’attività in “modalità extraospedaliera”. È un piacevole impegno che si sono presi. E che fa stare bene anche loro.