Gli straordinari violinisti di Valenza
Un nuovo approfondimento del professor Maggiora
VALENZA – Il violino è sempre stato uno strumento musicale vitale nella musica classica. Il suo tono affiora distintamente sopra agli altri strumenti, costruendone la voce ideale, ed è in grado di fare da sé senza che nessuno lo accompagni. Sono sempre stati tanti i compositori e direttori di orchestra di formazione e provenienza violinista.
Quando si pensa al violino la prima immagine che viene in mente è quella di un’orchestra sinfonica, di un insieme di strumenti ad arco che suonano all’unisono. Più rare sono invece le volte in cui si pensa direttamente ai bravi violinisti, e in particolare ai violinisti valenzani.
All’inizio del Novecento alcuni musicisti reagiscono allo stile post-romantico e impressionista muovendosi in altre direzioni. Le nuove esibizioni musicali classiche al Teatro Sociale di Valenza destano interesse, poiché questa cultura musicale si è ormai radicata nella città, anche se adattata quasi esclusivamente ai ceti sociali più alti.
Nel 1906, nel liceo musicale di Bologna, viene rilasciato il diploma di violinista a una privatista valenzana di soli 16 anni, una maturità musicale specialista non comune. È un evento eccezionale, se si considera che, in quei tempi, la nostra zona era fuori da certi recinti musicali di alto livello.
Il fenomeno era Angelina Maria Teresa Farina, detta Gervin-a dal cognome materno, nata a Valenza il 5 luglio 1890. Figlia d’arte da madre violinista, fratello violoncellista e zio violinista, diventerà un’eminente e aggraziata concertista di violino, straordinariamente talentuosa e molto nota all’estero.
Quando non è ancora diciassettenne, Angelina (la Nini) vince un concorso internazionale a Berlino e inizia innumerevoli tournèe concertistiche, oltre a insegnare nella scuola musicale di Berlino. È una musicista eccezionale, una violinista completa e armoniosa sotto ogni aspetto che, nell’aprile del 1912, tiene un concerto alla presenza del Kaiser Guglielmo II, dal quale riceve abbondanti complimenti. Amica stimata dai grandi concertisti di violino dell’epoca, negli anni Venti cessa inspiegabilmente la sua attività ritirandosi nella sua città natale, quasi in ascetico e onesto digiuno, accanto alla madre Gervi-na (una signora intelligente e colta, habitué di locali pubblici con notorio temperamento). Verso gli anni Settanta, Angelina lascia Valenza e si trasferisce a Limoges, in Francia, dove muore l’8 luglio 1974, quasi del tutto dimenticata dai valenzani.
Negli anni seguenti, per i musicisti locali, tra cui alcuni bravi violinisti, l’amore per la melodia prevale su ogni contrapposizione politica, sebbene abbiano spesso giudizi politici differenti. Ma la musica classica suonata in pubblico con il violino, poco mercificante, resta sempre legata soltanto a quella che viene messa in scena al Teatro Sociale di Valenza, perché dalle altre parti di amore per certa musica ce n’è sempre stata poca, spesso anche rifiutata in modo dispregiativo. Quasi un vizio d’origine.
Il regime incoraggia le canzoni tradizionali, allegre e spensierate, dal contenuto banale o insignificante, che danno l’idea di un’Italia in cui tutto va bene e la gente non ha problemi. Sono tanti i violinisti valenzani che nei vari intrattenimenti più leggeri degli anni Quaranta-Cinquanta si mettono in mostra per la loro bravura e serietà, ne citiamo alcuni: Baggio, Ferraris, Orsini, Amelotti M., Mazza, Galli. Gente con stoffa che sa suonare e lo fa con l’umiltà di chi vuole far contento il pubblico, soprattutto quando nelle balere il loro violino intona Parlami d’amore Mariù, Il tango delle capinere o Violino tzigano.
Negli anni Settanta, allo scopo di svolgere attività promozionali di cultura musicale e di organizzare e coordinare corsi di insegnamento, in un grande stanzone delle vecchie scuole femminili in via Pastrengo-via Cavour, ora asilo Rota, nasce il Circolo Amici della Musica animato da buoni sentimenti, una scuola di musica intitolata a Paolo Piacentini a cui rende omaggio e la consacrazione: un noto e apprezzato violinista valenzano dal tocco divino che era scomparso da poco.
Nel 1974, il Comune inizia a trasformare i locali di via Pastrengo in asilo e, l’anno dopo, mette a disposizione del circolo alcuni locali dell’ex Enaoli, in via Noce, dove la cappella sconsacrata viene adattata a sala da concerti, inaugurata l’11 aprile 1975.
Lo scopo principale dell’associazione è quello di allevare giovani leve di musicisti e ci riesce benissimo, soprattutto con gli allievi di violino e violoncello degli insegnanti Nicola e Ferraris.
Sin dall’età di 8 anni, frequenta questa scuola musicale valenzana Stefania Verità, nata nel 1965, che nel 1985 ottiene il diploma di violoncello al conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria, a cui seguono altri titoli internazionali. Svolge attività in varie orchestre, la Tonhalle Orchester e l’Orchestra da Camera di Zurigo e l’orchestra sinfonica di Lucerna, dove lavora come violoncello concertino dal 2008 al 2010. Dal 1993 Stefania è membro dell’Ensemble di Nina Corti e, dal 1997, violoncellista dell’Ensemble Salon Passion. Si esibisce in varie formazioni in Europa, USA e Asia e insegna al Conservatorio di Zurigo. Oltre a svolgere un’attività solistica e cameristica, si distingue per la straordinaria capacità di interpretare certi pezzi, anche per esibizioni al confine tra jazz, pop e musica sperimentale.
Un altro valenzano considerato uno dei massimi esecutori del Paese, che ha iniziato lo studio del violino tra i giovanissimi del Circolo Amici della Musica nel 1973, all’età di 9 anni, è Roberto Ranfaldi. Diplomato con il massimo dei voti al conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria, nel 1989 l’Orchestra Sinfonica di Torino della Rai lo accoglie nel suo organico e, dopo la fusione delle precedenti quattro orchestre, diventa dal 1995 il violino di spalla che deve “guidare” l’Orchestra sinfonica nazionale Rai. Successivamente, collabora anche nell’Orchestra del Teatro alla Scala, in quella dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e nell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Continua la sua attività di musicista di chiara fama con appuntamenti mondiali e svolge anche un’attività didattica presso l’Accademia Internazionale “Lorenzo Perosi” di Biella. I valenzani ricordano Roberto, orgoglio della città, per la perfetta esecuzione del 19 gennaio 2007 nell’eccezionale concerto di inaugurazione del restaurato Teatro Sociale. Suona un violino Gennaro Gagliano del 1761.
I requisiti di un primo violino è l’esperienza, la buona lettura a prima vista e soprattutto la capacità di comprendere il direttore d’orchestra, facendo da tramite tra questi e l’orchestra stessa.
Infine, con un richiamo nostalgico, citiamo alcuni morigerati e irriducibili violinisti cresciuti nel Circolo Amici della Musica nei suoi primi anni di vita: Marco Campese, Anna Daffunchio, Daniela Liparota, Michela Manfredi, Adriana Raccone e Cristina Verità. Giovanissimi inebriati da questo straordinario strumento musicale, molto difficile da suonare ma idoneo per eseguire interi brani di musica classica, melodie di accompagnamento e assoli virtuosi. Dobbiamo dire che non c’è musica che non possa essere suonata con un violino.