L’inutilità della guerra: “Niente di nuovo sul fronte occidentale”
Un’intera nottata/buttato vicino/a un compagno/massacrato/con la sua bocca/digrignata/volta al plenilunio/con la congestione/delle sue mani/penetrata/nel mio silenzio/ho scritto/lettere piene d’amore/Non sono mai stato/tanto/attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
(Giuseppe Ungaretti, “Veglia”, in “L’Allegria”, 1916)
Edward Berger, cineasta tedesco al suo quarto lungometraggio, approda dopo diverse esperienze nella serialità televisiva (vedi la serie di successo “Deutschland 83”, 2015) a una produzione Netflix, filtrando – terzo in ordine di tempo dopo Lewis Milestone nel 1930, vincitore di un Oscar, e Delbert Mann nel 1979 – la tragica storia dispiegata da un suo connazionale, lo scrittore Eric Maria Remarque, che diede alle stampe nel 1928 l’omonimo romanzo, frutto della sua esperienza come soldato durante la prima guerra mondiale.
L’opera subì, all’epoca, numerose censure, anche in Italia, mentre in Germania ne venne ordinato il rogo, insieme ad altri libri “proibiti”.
Nella recente notte degli Oscar la pellicola – dopo aver vinto sette premi BAFTA – ha collezionato quattro statuette, come miglior film internazionale e per la miglior scenografia, fotografia e colonna sonora, nel quadro di una trasposizione piuttosto fedele e tradizionale a livello narrativo (a parte alcune scene ambientate, a differenza del romanzo, nel mondo degli alti ufficiali responsabili delle atrocità perpetrate, quel mondo che continua a vivere e a celebrare tranquillo i suoi riti mentre un’intera giovane generazione viene letteralmente sepolta sotto il fango delle trincee).
Berger – a differenza di quanto scelse Kubrick per il suo “Orizzonti di gloria”, nel 1957 – decide di mostrare nei minimi dettagli tutto l’orrore della guerra, il sangue, i corpi dilaniati, l’atmosfera mortifera che si respira sul campo di battaglia, anche attraverso l’uso dei contrasti cromatici della fotografia di James Friend, che accentua la cupezza dell’insieme, e della potente colonna sonora di Volker Bertelmann.
L’estetica di Berger mira ad allontanarsi anche da quella del Sam Mendes del pluripremiato “1917” – 2019, vincitore di tre premi Oscar per la fotografia, gli effetti speciali e il sonoro – in cui il lavoro sull’immagine approda a soluzioni anticlassiche per sottolineare la tragedia e l’inutilità del conflitto (vedi, in questo senso, l’uso reiterato dei piani sequenza).
Efficace anche se un po’ scontato, pur nell’eccellente qualità della messinscena, il messaggio antimilitarista, veicolato anche dall’ottima recitazione del protagonista, il giovane attore esordiente Felix Kammerer, che si immedesima con efficacia nel personaggio del diciassettenne Paul Bäumer, arruolatosi insieme a tre compagni di scuola nelle fila dell’esercito tedesco, sul fronte occidentale, nel nord della Francia (il racconto si svolge tra il 1917 e il 1918, poco prima della disfatta delle truppe teutoniche).
Nel corso della cerimonia di premiazione hollywoodiana dello scorso 12 marzo Edward Berger ha pubblicamente ringraziato Felix Cammerer per la sua bravura: «Era il tuo primo film e ci hai caricati sulle tue spalle come se nulla fosse. Senza di te nessuno di noi sarebbe qui. Grazie Felix».
In una recente intervista a Stefania Ulivi per “Il Corriere”, il regista ha, poi, raccontato lo stimolo originario che lo ha condotto alla realizzazione del film: «Devo ringraziare mia figlia. Quando mi hanno proposto il film ho pensato che fosse una buona idea. E mi sono reso conto quanto quel libro abbia lavorato dentro di me fin da quando lo lessi da ragazzo. Ne ho discusso in famiglia e lei mi ha detto: “È il libro più bello che abbia mai letto”. Ho riconosciuto nella sua la mia reazione. Credo che ogni giovane lettore di Remarque sia colpito dalla sua denuncia degli orrori della guerra ma per noi tedeschi ha un significato ancora più profondo.
Volevo replicare quell’esperienza con la camera, vedere le cose attraverso gli occhi, e lo stomaco, di Paul Bäumer. È il viaggio di un ragazzo che è stato manipolato da una propaganda populista che gli ha detto che la guerra sarebbe stata un’avventura. Capisce presto che erano tutte bugie, noi assistiamo alla sua perdita di innocenza. Diventa una macchina per uccidere che cerca solo di sopravvivere. Ma sopravvivere significa uccidere gli altri. Lo sintetizza bene la scena, terribile, dell’incontro con il soldato francese. I soldati in trincea non si distinguono uno dall’altro».
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” (Im Westen Nichts Neues)
Regia: Edward Berger
Origine: Germania, Usa, UK, 2022, 148’
Sceneggiatura: Edward Berger, Lesley Paterson e Ian Stokell (basato sul romanzo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque)
Cast: Felix Cammerer, Albrecht Schich, Aaron Hilmer, Moritz Claus, Adrian Grünewald, Daniel Brühl Thibault de Mantalembert
Scenografia: Cristian M. Goldbeck, Ernestine Hipper
Fotografia: James Friend
Montaggio: Sven Budelmann
Colonna sonora: Volker Bertelmann
Costumi: Lisy Christl
Produzione: Amusement Park/Netflix