«Empatia e rapporti umani fanno la differenza. Con bambini e adulti»
Luisa Spadotto 'nasce' fisioterapista, per poi coordinare i tre presìdi
«Sono orgogliosa della mia storia all’interno dell’ospedale, un percorso che è terminato a giugno 2018 dopo avere toccato tutti e tre i presidi dell’azienda».
Luisa Spadotto ‘nasce’ fisioterapista, punto di riferimento fondamentale in materia di cura, di prevenzione e chiaramente di riabilitazione, ma limitare l’importanza di questa figura al semplice atto pratico è sicuramente riduttivo.
«Il rapporto empatico è alla base di tutto – confida la Spadotto – e nella mia carriera posso dire di averlo sperimentato più volte con grande soddisfazione».
Del resto, di ricordi ce ne sono davvero molti, dal momento che il nostro racconto comincia nell’ormai lontano 1979. «Ho iniziato quell’anno, con una sostituzione al Civile, ma dopo 12 mesi ho vinto un concorso all’Infantile, dove ho prestato servizio fino al 2000. Ho conosciuto una realtà splendida, che ha contribuito in maniera determinante alla mia formazione, anche se ovviamente non sono mancati i momenti difficili. Avere a che fare con bambini bisognosi di cure non è semplice, è necessario di volta in volta reinventarsi a seconda delle specifiche esigenze, e poi c’è anche il rapporto con i genitori, spesso preoccupati e angosciati. Grazie a un grande lavoro di equipe, abbiamo sempre raggiunto l’obiettivo e ricordo quel periodo davvero con enorme piacere».
Prospettiva diversa
Il percorso lavorativo di Luisa Spadotto subisce poi un’evoluzione nei primi anni 2000, quando diventa coordinatrice della riabilitazione all’Infantile e di fatto cambia prospettiva. «Non solo, perché nel 2006 è stato assorbito in questo progetto anche il Civile e successivamente si è aggiunto il neonato ospedale Borsalino. Occupandomi di organizzare la riabilitazione delle tre realtà ho abbandonato il lavoro sul campo, ma ho conosciuto tutte le sfaccettature e gli aspetti della materia».
Due esperienze molto diverse, insomma: ci sono preferenze tra una e l’altra? «Assolutamente no, ho apprezzato moltissimo entrambe le tipologie e sono soddisfatta di quello che ho fatto. Ho amato l’ospedale e ho dato tutta me stessa all’azienda e ai miei pazienti. Lo ripeto, tante cose sono cambiate nel corso del tempo, ma una è rimasta uguale e fondamentale: l’importanza dei rapporti umani, perché creare empatia fa sempre la differenza, con bambini e adulti. Cinque anni fa, quando è arrivato il momento della pensione, ero contenta, perché stanca e provata da un lungo percorso lavorativo. Oggi, però, non ho problemi a dire che tutto questo mi manca».