«Il confronto è utile come un farmaco: l’empatia aiuta a guarire»
Alessandro Levis, primario per 20 anni: il reparto di Ematologia creato dal nulla. «La soddisfazione? I pazienti diventati genitori. È vita che continua»
Puoi essere un medico navigato, un primario illustre, ma guai se fossi impermeabile alle emozioni. Alessandro Levis, che molti ricorderanno per il caratteristico pizzetto, e i più probabilmente perché è stato il vero artefice del reparto di Ematologia dell’ospedale di Alessandria, è la prova provata che, talvolta, è difficile mantenersi distaccati.
E così, quando gli si chiede di aprire l’album dei ricordi, rievoca aneddoti con protagonisti quelli che s’erano ammalati, magari anche piuttosto seriamente, che per fortuna sono guariti e che, una volta genitori, sono tornati in reparto accompagnati dal bimbo nato da poco. È stato il loro modo per dire grazie a uno staff medico e infermieristico risultato decisivo. «Ma era soprattutto il segnale, tangibile, della vita che continua» racconta l’ematologo, torinese d’origine, giunta ad Alessandria nel 1993 e congedatosi nel 2012. È tornato a Torino, da pensionato. «Mi dissi che, una volta a riposo, non avrei continuato a fare il medico: meglio lasciare spazio ai giovani».
Ora però mette a frutto professionalità e competenze a favore di associazioni di volontariato, o di strutture come la Caritas. Accenna, senza dettagli: è proprio del benefattore l’agire più che il raccontare.
Era tutta un’altra cosa
Ma, quand’era in servizio, Levis, per sua stessa ammissione, era un “parlatore”. «Ho sempre creduto nell’importanza di creare empatia con i pazienti e i loro famigliari. La somministrazione dei farmaci è ovviamente fondamentale, ma il rapporto umano risulta spesso decisivo. Il confronto aiuta a capire i problemi e a superarli».
Resta il fatto che anche l’ematologia sta facendo importanti passi avanti. «Le cure di oggi sono ben altra cosa rispetto a quelle di una volta, la speranza di vita è aumentata di molto e le terapie di supporto sono tollerate meglio. Il mio successore, Marco Ladetto, sta svolgendo un ottimo lavoro».
Quando Levis iniziò al Santi Antonio e Biagio, dovette creare il reparto da zero. «Il riferimento, fino ad allora, erano le due Medicine, dirette da Rosti e Montanaro. Un valido aiuto ce lo diede anche la Geriatria di Laguzzi che ci prestava personale per poter essere operativi anche nei giorni di festa. Non c’era neppure Oncologia, che si chiamava Radioterapia. E io mi occupavo pure del Centro trasfusionale».
I successi sono condivisi con lo staff. «Ho lavorato bene con la mia équipe, come in ogni famiglia ci sono stati anche momenti complessi. Ma insieme abbiamo costruito molto. Mi mancano un po’ le relazioni e i confronti per costruire. Sono stati bei momenti, davvero».