Verso l’Oscar 2023: “Everything Everywhere All at Once”
Forte dei suoi 100 milioni di dollari d’incasso e della recente candidatura a ben undici premi Oscar, ritorna in sala…
“Everything Everywhere All at Once”, il film genialmente strampalato dei Daniels, a metà strada fra kung-movie, sci-fi, cyberpunk, commedia musicale e videoarte, ha sbaragliato qualsiasi concorrenza questa notte, al Dolby Theatre di Los Angeles, vincendo ben sette premi Oscar (miglior film, regia, attrice protagonista, attori non protagonisti, montaggio, sceneggiatura originale).
Grande è stata l’emozione di Jamie Lee Curtis, quasi incredula nel ricevere l’Oscar come miglior interprete non protagonista per questo film, e specialmente di Ke Huy Quan, l’attore di origini vietnamite che interpretò da ragazzino un ruolo in “Indiana Jones e il tempio maledetto” di Steven Spielberg (1984).
«Il mio viaggio è iniziato su una barca, ho passato un anno in un campo profughi e sono finito qui: questo è il vero sogno americano», ha dichiarato in lacrime Huy Quan, dopo avere reso omaggio alla madre di 84 anni, a casa di fronte al televisore per seguire la cerimonia degli Oscar che ha laureato il figlio quale miglior attore non protagonista.
«A tutti i ragazzi e le ragazze come me che mi stanno guardando: questa statuetta è un faro di speranza. Sognate in grande, i sogni si avverano. E voi, donne: non permettete a nessuno di dirvi che avete superato l’età dell’oro», ha – invece – commentato Michelle Yeoh, la diva malese a cui è stato tributato l’Oscar come miglior attrice protagonista, nei panni di una donna di mezza età, di origini orientali, che gestisce da anni una lavanderia in America e si riscatta da una vita difficile viaggiando nel Multiverso attraverso tempi e luoghi differenti.
Verso l’Oscar 2023: “Everything Everywhere All at Once”
Forte dei suoi 100 milioni di dollari d’incasso e della recente candidatura a ben undici premi Oscar, ritorna in sala…
L’Oscar per il miglior attore protagonista è andato a Brendan Fraser per la sua realistica e toccante interpretazione in “The Whale”, in cui viene raccontata la storia di Charlie, insegnante in forte sovrappeso e quasi in fin di vita che – segregato nel proprio appartamento – cerca una finale riconciliazione con la figlia.
«Sono tornato in superficie», ha dichiarato, visibilmente commosso, l’attore cinquantaquattrenne, che aveva abbandonato il mondo del cinema una ventina di anni fa, per gravi motivi personali e professionali. «Ringrazio l’Academy per aver creduto in questo film coraggioso, e Darren Aronofsky per avermi dato la possibilità di salvarmi con “The Whale”».
Quattro Oscar (tra cui quelli per la miglior colonna sonora e fotografia) a “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Edward Berger, tratto dall’omonimo romanzo del 1928 di Erich Maria Remarque.
“Pinocchio” di Guillermo Del Toro vince il premio come miglior film d’animazione: significative le parole del regista che sottolinea come «L’animazione è cinema, non si tratta solo di un genere. L’animazione è pronta a fare un passaggio in più, e ad andare alla fase successiva della sua evoluzione. Vi prego, aiutateci, continuate a tenere l’animazione viva».
Delusione per il mancato riconoscimento a Aldo Signoretti, candidato con Mark Coulier e Jason Baird per il trucco di “Elvis” di Baz Luhrmann, e a Alice Rohrwacher, per il corto “Le pupille”.
Di seguito, l’elenco completo dei vincitori:
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