In ospedale neanche l’elettricista può permettersi errori
Elio Tamburelli, oltre 40 anni a ?garantire la luce?. Di mezzo pure l?alluvione del 1994. «I rischi? Ogni giorno»
In ospedale, non si può prescindere da medici e infermieri, ma neanche da impianti funzionanti. Banale dirlo, ma immaginatevi anche solo cinque minuti senza energia elettrica: sarebbe un disastro in una struttura che, per forza di cose, può viaggiare solo con la corrente.
Elio Tamburelli per 41 anni ha avuto l’incarico di far sì che il Santi Antonio e Biagio non accusasse blackout.
Adesso immaginatevi come potevano essere gli impianti quanto lui cominciò a lavorare e come sono ora; qual era il “livello di tecnologia” all’epoca e quali i picchi attuali. In quattro decenni, tutto è stato stravolto, accelerato all’insegna della modernità (o modernizzato all’insegna dell’accelerazione?), una rivoluzione copernicana alla quale è stato (ovviamente e per fortuna) impossibile sottrarsi.
Quest’evoluzione, Tamburelli la spiega con due numeri: «Quando ho cominciato, i gruppi elettronici dell’ospedale sprigionavamo una potenza di 360 kilowatt/ampere; nel 2021, sono andato in pensione che era arrivata a 5mila…».
In mezzo, centinaia di giornate di lavoro, altrettanti problemi con soluzioni al seguito, con l’unico obiettivo di far marciare una macchina le cui fortune possono dipendere anche dalla bravura degli elettricisti.
La manutenzione
E proprio con la qualifica di elettricista, Tamburelli entrò in servizio. Poi un concorso, poi un altro… e divenne coordinatore, assistente tecnico, collaboratore. Concluse la carriera alla guida di un gruppo piuttosto numeroso, comprendente anche falegnami e artigiani vari, perché non bisogna dimenticare l’ampia partita della manutenzione, tanto più necessaria quanto è più invecchia la struttura. E ben si sa che la carta d’identità del Santi Antonio e Biagio è talmente ingiallita che da anni si parla di un nuovo nosocomio.
Perfino i vandali
Il periodo di Tamburelli ha incluso l’alluvione del 1994, che ha mandato ko gran parte dell’ospedale e imposto il trasferimento dei malati. Coi generatori fuori uso, tutto sembrava compromesso. Si è rimediato con cavi volanti, con un po’ di fantasia ma, soprattutto, con competenza e abilità per fare di necessità virtù.
«Indimenticabili quei giorni», dice Tamburelli, a cui piace però ricordare anche l’inaugurazione del poliambulatorio Ghilini (con encomio pubblico del direttore generale) e la riapertura del “blocco 1” che, chiuso per un paio d’anni, era stato perfino oggetto di vandalismi.
L’Enel da convincere
E indimenticabile anche quella notte in cui, a Solero, avvenne un incidente con conseguente trasferimento dei feriti nel blocco operatorio. «Ma, causa guasti, c’erano preoccupanti cali di tensione. Stavo coordinando i lavori e giravo in auto attorno all’ospedale. Vedevo, in alcuni reparti, che la luce si affievoliva a poco a poco, chiaro segnale che il gruppo di continuità stava cedendo. È stato complicato convincere l’Enel a intervenire: per fortuna fui persuasivo».
L’ingegner Stefano Tacchino è il successore di Tamburelli. Anch’egli saprà che si lavora sempre “sul filo”: «Ogni intervento di manutenzione, anche se programmato, implica rischi. L’obiettivo è ridurli al minimo».
E, alla fin fine, si è capito che, in un ospedale, il chirurgo non può permettersi di sbagliare, ma neanche l’elettricista.