«Al Borsalino alluvionato mi rubarono le lauree e gli attestati»
I ricordi del professor Moreo, classe 1932, artefice dello sviluppo dell?ex sanatorio: «Quando entrai c?erano solo 19 pazienti, malgrado 269 posti letto»
Quando Giancarlo Moreo venne chiamato a guidare il sanatorio Borsalino, c’erano soltanto 19 pazienti su 269 posti disponibili. In organigramma due primari, due aiuti e altrettanti assistenti: una sproporzione considerato il lavoro da svolgere, tant’è che il personale era adeguato all’utenza.
Quando Giancarlo Moreo venne chiamato a guidare il sanatorio Borsalino, la tubercolosi era una minaccia da contrastare con forza. Non a caso, qualche decennio prima, era il 1935, Teresio Borsalino, lungimirante industriale oltre che illuminato benefattore, aveva finanziato l’Istituto per la cura dei tubercolotici, progettato da tempo ma irrealizzabile per mancanza di fondi.
Ora, quello che sorge a pochi metri dal Tanaro, è un centro riabilitativo rinomato, le cui potenzialità, forse, non sono ancora sfruttate appieno.
Incontrando i pazienti…
Quando Giancarlo Moreo venne chiamato a guidare il sanatorio Borsalino, con nomina nel 1971, inizialmente da “incaricato” poi da primario a tutti gli effetti, la struttura era indipendente dall’ospedale civile: adesso fa parte dell’Azienda ospedaliera, con vantaggi sia per la gestione dei casi clinici, che per lo scambio di informazioni tra medici e riabilitatori. «Bisogna tenere conto che Pneumologia non è una disciplina che va da sé; al contrario è opportuno che gli pneumologi si confrontino con i colleghi di altri reparti…».
Il professor Moreo, classe 1932, si scusa per i difetti di memoria: «Una volta conoscevo il nome di molti farmaci, adesso non più. E mi capita sovente di incontrare pazienti che mi parlano di quei tempi: loro si ricordano di me, ma io non mi ricordo di loro». Però certe cose non si dimenticano. «Non sono stati tutti momenti felici, anzi. Penso ad esempio all’alluvione del 1994. Che fu devastante lo sappiamo, che vennero a rubare nel mio studio, al Borsalino, lo sanno in pochi».
I ladri approfittarono del caos per razziare: «Ho fatto quattro specialità e due libere docenze. Non amo appendere al muro i miei riconoscimenti: li avevo tutti arrotolati, insieme al certificato di laurea di mia moglie. Purtroppo ogni cosa è sparita, insieme al contenitore delle schede dei pazienti, che vennero sparse per il locale. Per fortuna, all’Ordine dei medici conservavano le copie degli attestati…».
Nella casa di Gardella
Con Moreo, rimasto in servizio a lungo, i 269 posti vennero tutti occupati nel giro di 3-4 anni. «Addirittura raddoppiammo le divisioni della struttura» dice.
È stato in qualche modo un rivoluzionario: «Pretendevo che ci fosse sempre qualche medico anche di notte». E aggiunge: «Da direttore, come da regolamento, dovevo risiedere lì. E occupavo, dunque, un appartamento progettato da Ignazio Gardella. Quando il Borsalino venne affiliato all’Ospedale, quella che era un’abitazione cambiò destinazione d’uso».
Racconta di nomi illustri, da Ravazzoni a Moncalvo a Concina, medici diedero lustro a un sanatorio che anticamente «veniva finanziato con i proventi dell’acquedotto». Il munifico benefattore non l’aveva mica pensata male. Quando Giancarlo Moreo venne chiamato a guidare il sanatorio Borsalino, lo sapevano tutti…