Verso l’Oscar 2023: “Everything Everywhere All at Once”
Forte dei suoi 100 milioni di dollari d’incasso e della recente candidatura a ben undici premi Oscar, ritorna in sala “Everything Everywhere All at Once”, la strampalata e stra-ordinaria opera seconda (dopo “Swiss Army Man”, 2016) di Daniel Kwan e Daniel Scheinert, in arte i Daniels.
Una pellicola curiosa, a-tipica (nel senso che riesce ad evitare le secche di qualsiasi classica o convenzionale struttura narrativa), originale e coraggiosa per la sua capacità di raccontare con freschezza di contenuti e di forme le realtà concomitanti del Multiverso, con le sue dimensioni parallele (impresa non semplice, specie dopo “Matrix” dei fratelli Lana e Lilly Wachowski, 1999). A livello di stile, le contaminazioni e i riferimenti incrociati a diversi generi sia letterari che cinematografici sono molteplici: dal cyberpunk allo sci-fi, dalla videoarte al cinema d’animazione, agli action e kung fu movies, alla commedia musicale.
Un accumulo di motivi estetici che, almeno inizialmente, disorienta lo spettatore, almeno tanto quanto le differenti ramificazioni di una trama che mostra come nucleo centrale e fonte della storia le tribolazioni di Evelyn, una non più giovane immigrata asiatica (mirabilmente interpretata dall’attrice malese Michelle Yeoh, la diva di film quali “La tigre e il dragone”, di Ang Lee, 2000, e “Memorie di una geisha” di Rob Marshall, 2005), che trascorre una vita frustrante e ormai priva di aspettative immersa sino al collo nel caos (ammassi di biancheria, scartoffie, bollette da pagare) di una lavanderia e della sua scadente vita familiare.
Tra il marito deciso a farle firmare un’istanza di divorzio, la figlia adolescente della quale non comprende le scelte estetiche e amorose e l’anziano padre, svanito ma ancora autoritario, Evelyn sembrerebbe essere destinata fin dall’inizio a un ruolo di vittima e a un finale amaro (tanto più che viene anche letteralmente braccata da una solerte e impietosa funzionaria del fisco – a cui presta il volto una Jamie Lee Curtis sempre più camaleontica – per colpa di una multa non pagata).
Invece, in un totale e spiazzante ribaltamento di posizioni voluto a livello narrativo dagli stessi registi, sono proprio lo svantaggio e la fragilità di questo personaggio («You’re capable of anything because you’re so bad at everything», le dice perentorio il marito Waymond) a risultare, alla lunga, le armi strategiche per vincere la partita contro il Male, nelle sue multiformi incarnazioni e nelle infinite dimensioni del tempo e dello spazio che il Multiverso le propone: offrendole per ogni esistenza, da quella immobile e silente di un sasso su di una landa desolata all’alba della Storia a quella di una maestra di arti marziali, la possibilità di esercitare il libero arbitrio e le proprie doti per cambiare il corso del destino.
«Oltre alla filosofia ci siamo ispirati a Kurt Vonnegut, Satoshi Kon e i film di Miyazaki», affermano, su questo aspetto, i Daniels. «Abbiamo anche studiato “La vita è meravigliosa” di Frank Capra e “Ricomincio da capo” con Bill Murray, due film molto importanti sulla profondità dei sentimenti umani. Volevamo creare una nuova eroina che non avevamo mai visto prima, pari al Joker, ma illuminata».
Da parte sua, la Yeoh confessa di sentirsi come se si fosse preparata per tutti i trentasette lunghi anni della sua carriera a partecipare a questo film: «Rappresenta il mondo in cui viviamo adesso, sovraccarico di informazioni, dove facciamo una fatica enorme solo per sopravvivere. È un film che fa riflettere sulla condizione umana, la solitudine, i rimpianti. Forse dovremmo fare tutti un passo indietro e considerare le pause, i silenzi, l’immobilità come un modo per guarire noi stessi e rendere la vita più sostenibile».
Divertente e autoironico, “Everything Everywhere All at Once” coinvolge e impressiona con il suo ritmo trascinante, le cadenze da thriller, i colpi di scena e gli espedienti visivi e di montaggio, che azzerano la potenziale stanchezza di visione che scaturisce dalla lunga durata (139 minuti).
La pellicola dei Daniels si qualifica come un perfetto meccanismo a orologeria, un piccolo gioiello cinematografico, mutevole, colorato, espressione di una cultura pop intelligente ed eclettica. Ammette Daniel Kwan: «Non è un film per tutti, è molto intenso e so che alcuni hanno perso interesse dopo i primi 45 minuti. Ma chi è riuscito a seguire la storia fino alla fine sono sicuro che ha apprezzato ogni singolo momento. È un film particolare, insolito e inaspettato, che espande l’anima in varie direzioni».*
*Le citazioni dei Daniels e di Michelle Yeoh sono tratte da “Best Movie”, settembre 2022
“Everything Everywhere All at Once” (id.)
Origine: Usa, 2022, 139’
Regia: Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Sceneggiatura: Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Fotografia: Larkin Seiple
Montaggio: Paul Rogers
Musica: Son Lux
Cast: Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan, James Hong, Jamie Lee Curtis, Tallie Medel, Jenny Slate, Harry Shum Jr., Randy Newman
Produzione: Year of The Rat, A24, AGBO Production, Ley Line Entertainment
Distribuzione: I Wonder Pictures