I fiori per Arpad Weisz, che insegnò calcio ad Alessandria
Il Comune ha deposto un mazzo sotto la targa al Moccagatta
ALESSANDRIA – Il nastro tricolore, con la scritta “A tutte le vittime della Shoah”. Avvolge un mazzo di fiori che, oggi, l’Amministrazione comunale di Alessandria ha deposto ai piedi della targa che, sotto la tribuna del Moccagatta, ricorda Arpad Weisz.
Perché il tecnico ungherese, ebreo, morto ad Auschwitz con tutta la sua famiglia, artefice di scudetti di Inter e Bologna, iniziò la sua carriera proprio ad Alessandria. Una storia straordinaria, scoperta grazie ad un enorme lavoro di ricerca e poi raccontata da Matteo Marani, giornalista e story teller di rara bravura e doti narrative uniche.
Il primo incontro di Weisz con l’Alessandria è da calciatore del Makkabi Brno, che nel 1923 era venuto in tournée in Italia, facendo tappa anche nella nostra città, al campo degli Orti. Weisz era ala sinistra, anche in nazionale. Le sue qualità in campo con ogni probabilità colpirono la dirigenza alessandrina di allora: risulta nella rosa del campionato 1924 – 25, ma senza presenze.
A marzo 1926, si puntò su di lui come allenatore, già allora interprete di una filosofia di calcio all’avanguardia, che spiegò poi nel suo ‘Manuale del giuoco del calcio’, ripubblicato, alcuni anni fa, da Minerva editrice. Ad Alessandria Weisz si fermò pochi , senza risultati. Poi scelse Milano, sponda Ambrosiana, per il primo scudetto. Due li conquistò a Bologna. Costretto a lasciare l’Italia per le leggi razziali, con la famiglia fuggì in Olanda e anche lì allenò con eccellenti risultati.
Prima che qualcuno consegnasse lui, la moglie e i due giovani figli alle truppe tedesche. Deportati ad Auschwitz, morirono tutti.
Anche al Moccagatta c’è la targa che ricorda il passaggio dell‘ebreo errante, vittima della più grande tragedia dell’umanità, ma per sempre nella memoria di tutti.