Quante Storie!
A volte anche le piattaforme digitali hanno momenti di lucidità e, fra questi, vi è stata lo scorso anno la decisione da parte di Linkedin di abbandonare le Storie per evitare di rincorrerne la diffusione dopo che Snapchat, Instagram e Facebook le avevano rese centrali nella propria offerta. Per qualche settimana, ho avvertito il rischio di aprire Excel e trovarle persino lì! Eppure, questo formato è in continua ascesa al punto che non è raro imbattersi in Storie, soprattutto da parte degli influencer più seguiti, che annunciano la pubblicazione di un nuovo post come se questo non ricevesse una sufficiente attenzione da parte degli algoritmi e dei follower.
Le “Stories”, a mio avviso, dovrebbero essere più correttamente tradotte in “Momenti” proprio perchè, diversamente dai post, si prestano, anche per la dimensione full-screen, ad evidenziare uno scatto rubato, a raccontare il “dietro le quinte” di un evento, a mostrare un frammento di autenticità. Diversamente dai post che su Instagram non contengono link, dalle Storie è poi possibile rimandare a un sito esterno, ma anche promuovere domande, innescare sondaggi, aggiungere musiche e recuperare in fondo quell’elemento di interazione che i contenuti presenti sui social network stanno pian piano perdendo a vantaggio del modello “io parlo, tu ascolto” tipico di TikTok.
Se su quest’ultimo infatti mostri ciò che sai fare – e pochi lo sanno raccontare con competenza e originalità – su Instagram fai vedere ciò che fai anche quando non è degno di essere annotato sul diario. Ecco perchè, salvo che non siano salvate e messe in evidenza, le storie dopo 24 ore scompaiono senza il rammarico da parte di nessuno. Chissà se i Reels che hanno fatto la fortuna di TikTok, che poi sono stati copiati da Meta e che da ultimo sono sbarcati persino su YouTube – come Shorts – non rimpiazzeranno anche le Storie. A quel punto, a malincuore, occorrerà riconoscere che i social network saranno diventati delle micro-TV: peccato perché, agli albori, erano nati per stringere mani, non solo per alzare pollici.
La comunicazione sui social media, dato il loro costante cambiamento e data l’evoluzione che tali piattaforme vivono anche in quanto aziende che competono sul mercato, richiede, da parte delle imprese e delle organizzazioni, un approccio strategico e non discontinuo sia per allocare in modo efficiente le risorse disponibili in ragione degli obiettivi sia per cogliere le peculiarità dei diversi canali nei mercati di riferimento.
Un’azienda che voglia esservi presente deve dunque, sotto il profilo della comunicazione, badare in particolare ai seguenti fattori:
- la pertinenza con cui siano stati attivati profili aziendali e non solo personali;
- la differenziazione dei contenuti sulle diverse piattaforme e la continuità nel loro uso;
- l’attivazione di profili social e il loro sviluppo in ragione del pubblico di riferimento e di un’analisi adeguata di quest’ultimo;
- la coerenza con cui i contenuti pubblicati e le scelte intraprese è stata perseguita in funzione di obiettivi chiari e misurabili;
- la considerazione con cui social media diversi sono stati affrontati a seconda dei mercati di sbocco a cui l’impresa si rivolge.