Chat Gpt lo strumento che risponde, compone, scrive, gioca
Ho sempre pensato che la chatbot migliore fosse quella offerta da un noto marchio di birra, molto attivo online e sui social media. Ora non più disponile, si trattava di un servizio automatico rivolto a chi veniva lasciato dalla fidanzata o dal fidanzato, triste circostanza che di solito è seguita da un’ubriacatura con relativi whatsapp di cui ovviamente non ci si può che pentire la mattina dopo. Di fronte a questa evenienza, Ceres metteva un tempo a disposizione un software a cui inviare tali messaggi per ricevere risposte consolatorie e meno problematiche.
Di fronte a tale scetticismo nei confronti delle chatbot ed una fiducia maggiore verso le chat gestite da esseri umani in carne ed ossa, ho però dovuto ricredermi dopo aver provato Chat GPT, il servizio sviluppato da Open AI, che tutti possono provare nella sua versione gratuita online.
La sofisticazione linguistica delle risposte, l’ampiezza nella elaborazione dei contenuti, la puntualità nella precisione del servizio offerto rendono la tecnologia che sta dietro alle chatbot una direzione verso la quale Internet non c’è alcun dubbio che muoverà. Chat GPT si è rivelata efficace non solo nel dare risposte precise ed elaborate di fronte a richieste puntuali, ma si è dimostrata eccellente nel comporre brani nello stile di Mozart, scrivere lettere come le avrebbe scritte Gollum, creare semplici videogiochi e codici informatici.
Ho provato io stesso a chiedere a Chat GPT informazioni sulla provincia di Alessandria, cosa visitare e quali fossero i luoghi migliori dove andare a cena: l’assenza di risposte ne ha confermato la forza e al contempo i limiti. Il software è stato allenato su una mole imponente di dati, ma non attinge ai contenuti presenti in Rete. Quando lo sarà, costituirà di certo un’alternativa alla modalità con le quali oggi noi usiamo i motori di ricerca. Nel frattempo, provatela e rimarrete colpiti dalla sua qualità.
Le chatbot oggi vengono spesso utilizzate sui siti web come strumento di assistenza al cliente. Soprattutto in questi contesti, occorre però tenere presente il fatto che l’automazione debba avvenire a monte e non a valle, altrimenti si corre il rischio di risultare inadeguati e mettere a repentaglio la reputazione di un’azienda, non solo online. In tempi come quelli odierni, nei quali la fiducia nelle organizzazioni è una moneta così scarsa, si comunica infatti soprattutto grazie alla soddisfazione del cliente e all’attenzione con cui questa può tradursi nella ripetizione degli acquisti e nel passaparola che ne può derivare.
Per questa ragione, più che la chatbot è il CRM a dover essere considerato per favorire il riconoscimento e la comunicazione con il cliente. Questo si traduce in: meno chatbot, più livechat. Il CRM si basa sul tacito accordo “ti chiedo attenzione e in cambio ti do valore” e, se molteplici touchpoint possono costituire la sede di condivisione delle informazioni, dalla registrazione alla navigazione sul sito e sulla app, la richiesta dei dati deve essere sempre valorizzata e motivata.
Più tecnologia si mette nella relazione con il cliente pertanto, più, a fare la differenza, sarà la componente umana e tutto quanto visto non potrà che basarsi sulla cura del cliente e su iniziative atte a sostenerne la fiducia: non sarà pertanto possibile escludere l’errore – chi fa, sbaglia – ma se si sarà lavorato al meglio, saranno i clienti per primi a difendere l’azienda e a confermare quanto dice proprio Jeff Bezos, il fondatore di Amazon: “Il brand è ciò che si dice di noi quando siamo usciti dalla stanza”.