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    “Intentional
    Generic, Home, Società
    Marcello Feola  
    7 Dicembre 2022
    ore
    07:21 Logo Newsguard
    Alessandria

    “Intentional Rounding”, i risultati dell’Azienda ospedaliera

    Ridotta del 50% l'incidenza di cadute o nuove ulcere da pressione durante la degenza in Geriatria

    E’ stata ridotta del 50% l’incidenza di cadute o nuove ulcere da pressione durante la degenza ospedaliera grazie all’applicazione nella Geriatria dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria della pratica assistenziale chiamata “Intentional Rounding”.

    Si tratta di un risultato ottenuto a seguito di uno studio realizzato dall’Unità di Ricerca delle Professioni Sanitarie, di cui è referente Tatiana Bolgeo, afferente al Dairi (Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione), diretto da Antonio Maconi, e promosso da Fondazione Fadoi (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti-Società Scientifica di Medicina Interna) in collaborazione con Animo (Associazione Nazionale Infermieri Medicina Ospedaliera). Studio che risponde alla necessità di elaborare nuove strategie per fornire ai pazienti un’assistenza di alta qualità.

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    Anche un questionario a 405 pazienti per identificare possibili esposizioni

    Il team di ricercatori è partito dalla letteratura che sottolinea come il livello di soddisfazione dei pazienti in termini di assistenza infermieristica sia direttamente proporzionale al grado di risposta ai loro bisogni. In particolare i pazienti ricoverati in fase acuta richiedono trattamenti intensivi e interventi infermieristici spesso complessi e, proprio a causa del loro grave stato di salute, le richieste sono molte, sia urgenti sia meno urgenti. Spesso, per questo motivo, gli operatori sanitari dando la priorità alle richieste più urgenti, riescono a soddisfare i bisogni meno urgenti solamente quando c’è tempo a sufficienza.

    La maggior parte delle richieste avanzate dai pazienti riguarda i bisogni fondamentali, come servizi igienici/personali, cambio della padella e gestione del dolore. I pazienti ospedalizzati non sono a conoscenza della routine del reparto e non riconoscono le tempistiche con cui gli infermieri riescono a soddisfare le loro necessità e spesso sono quindi inconsapevolmente portati a commettere azioni che mettono a rischio la loro sicurezza, come alzarsi dal letto senza la dovuta sorveglianza.

     

    Quale strategia?

     

    La risposta suggerita dalla letteratura scientifica come strategia vincente per garantire una migliore assistenza infermieristica è quindi cambiare il tipo di approccio verso i pazienti da reattivo a pro-attivo: l’Intentional Rounding, appunto. Questo metodo non è considerato un processo meccanico, di routine e senza fondamenti scientifici, bensì un metodo strutturato attraverso il quale gli infermieri controllano pro-attivamente a intervalli regolari (ogni 1 o 2 ore) i pazienti e i loro bisogni per valutare e rispondere alle richieste efficacemente.

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    Il metodo di Intentional Rounding consiste nella valutazione delle “Quattro P”. Innanzitutto il posizionamento (positioning), cioè accertarsi che il paziente sia a suo agio, comodo e valutare il rischio di ulcere da pressione. Poi si passa alle esigenze personali (personal need): valutare se il paziente ha bisogno di andare in bagno, del cambio della padella, se è assetato, ecc. La terza P riguarda il dolore (pain), chiedendo ai pazienti di descrivere il loro livello di dolore su una scala da 0 a 10. Infine il possesso (possession), cioè accertarsi che gli oggetti di cui un paziente ha bisogno siano facilmente raggiungibili.

    L’implementazione dell’Intentional Rounding nella pratica assistenziale della medicina geriatrica dell’Ospedale di Alessandria ha ridotto al solo 6% il numero di pazienti ricoverati che ha riferito dolori occasionali. I degenti hanno inoltre dichiarato di essere soddisfatti dell’assistenza ricevuta dagli operatori sanitari: il benessere del paziente durante la degenza influisce positivamente sugli esiti clinici. I risultati raggiunti sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Medicine.

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