I Pooh, Alessandria e il concerto iniziato due ore dopo
Roby Facchinetti, venerdì 2 dicembre, in concerto all'Alessandrino con un'orchestra strepitosa
ALESSANDRIA – “Impossibile dimenticare Alessandria. Ma bisogna risalire all’inizio degli anni Ottanta”.
Parla Roby Facchinetti, il più iconico dei Pooh. Tornerà in città da solista, anche se definire “solista” un artista che si esibirà con una grande orchestra sinfonica è perlomeno fuorviante.
Facchinetti sarà al Teatro Alessandrino di via Verdi alle ore 21 di venerdì 2 dicembre. Qualche biglietto è ancora disponibile ma solo in seconda platea o in galleria (per info: 0131 250600). In scaletta una ventina di brani, cinque dei quali inediti e gli altri del repertorio dei Pooh, eseguiti dalla grande Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana che, con la Budapest Art Orchestra, entrambe dirette dal maestro Diego Basso, ha partecipato all’album ‘Symphony’, che viaggia in parallelo a una fortunata tournée.
“Ho realizzato un sogno – racconta Facchinetti al ‘Piccolo’ – Proporre i brani con l’orchestra è un po’ come farli tornare a casa, restituendo loro la giusta dimensione, con suoni autentici. Per me è emozionante, pur tra le difficoltà immaginabili. E’ un lavoro che richiede energie e impegno, impossibile da portare a termine se non si avesse la passione. D’altronde, però, se non mi piacesse… chi me lo farebbe fare?”.
Che sia appassionato, non ci sono dubbi. Che cerchi sempre qualcosa di nuovo, neanche. “Già con i Pooh si cercava di essere innovativi – spiega – Siamo nati in un periodo in cui le band proliferavano. Capimmo immediatamente che, per sopravvivere, si doveva essere originali, offrendo qualcosa in più, al di là delle canzoni. Nel 1973 andammo in America e scoprimmo un mondo nuovo. Da allora, i concerti dei Pooh sono stati quelli della macchina del fumo e dei laser, che nessuno in Italia aveva ancora adottato”.
Clamoroso ritardo
Quindi, non solo canzoni di straordinario successo. “Ai concerti veniva anche gente che magari non comprava i nostri dischi. Però sapeva che le performance dal vivo erano qualcosa di rivoluzionario”. E riaffiora il ricordo alessandrino: “Allo stadio Moccagatta debuttava la nostra tournée. Arrivammo alle 17 e il palco era ancora tutto smontato, sul prato. Non c’era nulla di pronto. Dovemmo iniziare con un paio d’ora di ritardo. E dire che noi siamo sempre stati puntualissimi. Fu angosciante. Dissi: ‘Se il tour parte così, siamo messi male’. Invece tutto andò al meglio”.