“Rischio Pfas nel sangue: serve un protocollo per i medici di base”
Il Comitato Stop Solvay incontra il sindaco Abonante: “Moderatamente soddisfatti”
Alcuni sindaci non hanno accettato le analisi nel loro territorio. Parlano Gianluca Penna e il professore Francesco Dondero
ALESSANDRIA – La popolazione di Montecastello, potenzialmente esposta al cC6O4, PFAS trovato nel pozzo di acqua potabile poi chiuso in via precauzionale, verranno sottoposti ad accertamento ematologico (biomonitoraggio) a breve.
Probabilmente già a inizio 2023. Montecastello, infatti, grazie alla forte volontà del suo sindaco Gianluca Penna, rientra in Scenarios, un progetto di ricerca e innovazione – e di eccellenza per il territorio – selezionato nell’ambito del programma EUHorizon 2020 finalizzato a contribuire all’obiettivo Green Deal europeo verso “l’ambizione di inquinamento zero per un ambiente libero da sostanze tossiche”.
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Progetto, promosso e coordinato dal professor Francesco Dondero del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale diretto dal professor Leonardo Marchese, che comprende 19 organizzazioni di 10 Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Regno Unito, Cipro) e Israele, estendendosi fino a Usa e Canada grazie al contributo del comitato consultivo.
I PFAS sono stati trovati in molti pozzi che alimentano le reti idriche.
“Non sono stupito dal fatto che ci siano anche altri comuni coinvolti dal punto di vista dell’inquinamento – spiega Gianluca Penna – L’aspetto importante è che il c6O4 è comunque un prodotto che sappiamo da dove arriva (si tratta di una sostanza brevettata da Solvay, ndr), così come l’ADV. Per il PFOA rimane complicato stabilirne la fonte. La differenza è che noi abbiamo la certezza da dove arriva.
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Per il progetto siamo a buon punto – continua – Ora sono stato coinvolto per la parte politica, ovvero contattare i Comuni individuati come possibile Coorte Bianca di confronto (ovvero chi non è stato esposto) al fine di eseguire i rilevi e i confronti necessari. L’aspetto che sta rallentando la cosa, però, è il fatto che ci sono alcuni Comuni, alcune Amministrazioni, che non hanno accettato di far svolgere questo tipo di indagine all’interno del loro territorio.
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Ne abbiamo comunque trovati altri, e pare che in questo caso le Amministrazioni abbiano dato piena disponibilità. I ricercatori interverranno per spiegare come si svolgerà il progetto. Si tratta di una individuazione non casuale, ma si è cercato una popolazione speculare ma che non sia stata esposta a contaminazione. E la differenza è che si tratta di Comuni che si trovano a monte dei possibili punti di contaminazione”.