Torino: lo studio sulla molecola antagonista del mesotelioma
Il laboratorio di Endocrinologia dell'Università ha recentemente pubblicato un lavoro sui risultati positivi della nuova sperimentazione contro le cellule tumorali
TORINO – Quando si tratta di ricerca, ogni piccolo passo è fondamentale. Lo dimostrano tutti gli studi sul mesotelioma degli ultimi anni: il ‘tumore casalese‘ non ha ancora una cura, è vero, ma le ultime novità in ambito medico contribuiscono a ridare speranza a tutte quelle famiglie colpite dall’amianto, e non solo in provincia.
Anche l’Università di Torino combatte da diverso tempo su questa linea: sono stati pubblicati poco più di un mese fa, sulla rivista International Journal of Molecular Sciences, i risultati positivi di uno studio sulla neoplasia iniziato già nel 2017. È stato evidenziato come delle nuove molecole, sintetizzate artificialmente, siano in grado di potenziare l’effetto dei farmaci chemioterapici in un modello animale di mesotelioma pleurico. Si chiamano Ghrh (growth hormone – releasing hormone) antagonisti, ovvero molecole in grado di contrastare il rilascio dell’ormone della crescita e con effetti anti-tumorali.
«Riduce la dimensione del tumore»
«Portiamo avanti questo progetto da alcuni anni» spiega Riccarda Granata, professore associato di Endocrinologia e responsabile del laboratorio di Endocrinologia Molecolare e Cellulare all’Università di Torino. È stata la sua equipe a lavorare sugli studi, collaborando in particolare con il premio Nobel per la Medicina Andrew Shally dell’Università di Miami: l’americano ha sviluppato e sintetizzato in primis le molecole Ghrh antagonisti, donandole al gruppo italiano per scoprire eventuali applicazioni anche per quanto riguarda il mesotelioma.
E i risultati non hanno fatto attendere molto: «Già nel 2019 avevamo pubblicato un lavoro che dimostrava gli effetti anti-tumorali di queste molecole in assenza però di farmaci chemioterapici – continua Granata – in quello del 2022, realizzato con il contributo della Fondazione Buzzi, abbiamo visto invece i risultati positivi che si ottengono aggiungendole alle terapie già usate per combattere il mesotelioma». Al momento i ghrh antagonisti non sono autorizzati per l’uso sull’uomo, anche se negli Stati Uniti continuano i lavori per far sì che sia presto possibile. Gli studi dell’Università di Torino sono dunque stati svolti su prelievi di cellule umane e topi. «Non abbiamo svolto un esperimento ulteriore sulla sopravvivenza del topo per motivi etici: abbiamo semplicemente valutato la dimensione del tumore prima di sacrificarlo».
Il risultato rilevante è che è stato evidenziato come, in abbinamento alle terapie già esistenti per combattere il mesotelioma, le molecome ghrh antagonisti funzionano: negli esemplari di topo a cui sono state somministrate la dimensione del tumore risulta minore rispetto ai soggetti non sottoposti al procedimento.
L’equipe
L’equipe che si è occupata dello studio appartiene al laboratorio di Endocrinologia della divisione di Endocrinologia e Metabolismo del dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino. Oltre alla responsabile Riccarda Granata, coinvolti nel lavoro sono stati il professore Ezio Ghigo (che dirige la cattedra di Endocrinologia), Iacopo Gesmondo (ricercatore di tipo A dell’Università) e altri docenti del polo torinese. Il lavoro sperimentale è stato reso possibile proprio grazie alla collaborazione con l’americano Schally, sviluppatore delle molecole già impiegate in numerosi altri studi su tumori differenti dal mesotelioma.