Personaggi valenzani: Frontoni e Gandini, due medici fuori dall’ordinario
Un nuovo approfondimento del professor Maggiora
VALENZA – Per un piccolo malanno, ferita o infortunio oggi ci si reca al pronto soccorso, dove sovente l’attesa è interminabile. Un secolo fa, fino al secondo dopoguerra, i valenzani andavano dal dottor Cesare Frontoni, un medico stacanovista sempre disponibile – sembra che lavorasse mediamente 14 ore al giorno – che ingessava fratture, saturava ferite, toglieva denti e faceva altri interventi minori, oltre al servizio di assistenza medica generale.
Nato nel 1894 a Montappone, in provincia di Ascoli (ora di Fermo), nel 1922 arriva a Valenza, dopo la laurea in medicina e chirurgia ottenuta a Torino nel 1921. Prende servizio nel nostro ospedale Mauriziano, situato in via Pellizzari, come assistente del dottor. Pompeo Bollo.
Nel 1925 sposa Bice Portalupi e, nella loro abitazione in via Venezia (ora via Cesare Frontoni), apre uno studio medico.
In questi anni quasi un bambino su due non arriva a compiere i cinque anni. Le principali cause di morte sono patologie dell’apparato respiratorio, seguite da malattie dell’apparato digerente. E per chi sopravvive fino all’età adulta l’aspettativa di vita è molto bassa: piccole ferite possono degenerare in infezioni fatali e anche il parto mette a repentaglio la vita delle donne.
Nel 1933 Frontoni diventa primario unico di medicina e chirurgia dell’ospedale valenzano. Pur essendo un ottimo diagnostico, propende per la chirurgia, in cui palesa una intuizione straordinaria, senza avere i sulfamidici e gli antibiotici a disposizione e senza aver mai studiato in modo approfondito la tecnica; infatti, oltre alla teoria, conta soprattutto l’esperienza pratica.
Al mattino, fino alle ore 14, lavora in ospedale e il pomeriggio fa visite ambulatoriali nel suo studio medico grande e fornito. Il dottore si sposta a piedi, In bicicletta o con l’autonoleggio. Non ama la guida, anche se, molto tempo dopo, dovrà adattarsi per esigenza personale. Ma non avrà mai un buon rapporto con l’automobile o i parcheggi: spesso la sua auto sosterà in mezzo alla strada in modo irregolare. Resterà sempre uno dei più divertenti e pericolosi guidatori del luogo.
Enfatico e consacrato al lavoro, senza mai denotare stanchezza, il dottor Frontoni non si sottrae alle chiamate in nessuna stagione, né di giorno né di notte. Non si concede mai un viaggio, un giorno di ferie o uno svago. Lascia l’Ospedale Mauriziano nel 1954, prima che il nosocomio venga trasferito nella nuova sede in viale Santuario, sentendosi, a torto o a ragione, quasi ingombrante, non si sa se con delusione o soddisfazione. Continua la professione autonomamente, anche se poco in sintonia con i nuovi tempi, e la riduce progressivamente mano a mano che la sua vita trascorre tutta a Valenza. Muore l’11 maggio 1981.
Un medico buono, coraggioso e intuitivo, un diagnosta eccezionale, tenace nelle cure, a volte sminuite altre volte considerate azzardate o da rallegrarsi, e con una salute invidiabile. Con poche chiacchiere e tanti fatti, egli sostituiva perfino chi non amava fare la guardia medica, inghiottendo la fatica e la necessità di dormire. I valenzani, tantissimi sono stati curati da lui, gli hanno voluto bene e ancora oggi molti lo ricordano con gratitudine. Valenza gli ha dedicato la via, in cui abitò ed esercitò.
Nel 1875, a Valenza, nasce Vincenzo Gandini, un grande medico naturalista che ha scritto varie opere di medicina e di igiene. Laureato a pieni voti all’Università di Pavia nel 1901 – all’epoca gli studenti tardivi venivano invitati a indirizzarsi verso altro – si dedica per tutta la vita allo studio minuzioso della scienza. Dal 1901 al 1903 è assistente alla clinica pediatrica di Parma, dal 1904 al 1914 ottiene l’incarico di ufficiale sanitario a Valenza. Durante la Grande Guerra è medico capo ambulanza di montagna per la Croce Rossa, vivendo l’orrore della Grande guerra. Nel 1918 torna alla sua funzione di ufficiale sanitario e combatte la grande battaglia contro la pandemia della spagnola meritandosi un encomio: la maggior parte dei valenzani contagiati dal virus (più di un migliaio) guarisce in una settimana, ma alcuni muoiono entro 24 ore dall’infezione. Con un impegno scientifico coraggioso e costante, dal 1918 al 1948 continua a ricoprire la funzione di ufficiale sanitario a Valenza; a lui competono la polizia sanitaria locale, l’assistenza medica, la tenuta dell’armadio farmaceutico e l’obbligo di assicurare i mezzi minimi di terapia e di pronto soccorso.
Sono numerose le sue pubblicazioni scientifiche, le conferenze, le esposizioni in congressi e i riconoscimenti e le onorificenze ricevute, ma forse l’opera più meritoria in campo sociale e sanitario è la fondazione della Colonia Fluviale Valenzana nel 1921; sistemata sulla sponda del Po, dove scintilla sotto al sole, è composta da quattro grandi tende in stile Croce Rossa e da otto tende militari fornite dallo Stato. Il governo fascista, infatti, favorirà la formazione di generazioni fisicamente e moralmente forti e sane, mediante la protezione e l’assistenza alla maternità e all’infanzia, l’educazione fisica e la preservazione morale della gioventù.
La finalità della colonia valenzana, che apre un capitolo sanitario tutto nuovo per la città, è di rinforzare la salute degli scolari più deboli con rimedi naturali quali l’elioterapia e la balneoterapia. Da esperto pediatra, Gandini dirige quest’attività comunale con dedizione, badando al tempo e al modo in cui i bambini frequentatori si sottopongono alla terapia. Alla colonia valenzana collabora come istruttore un personaggio popolare e glorioso: il signore del Po, Francesco Lingua detto “Musolino” – per la perfetta somiglianza con il celebre bandito siciliano – un gigante buono e saggio con barba e baffi da profeta, duro come una quercia. Dal 1908 al 1943 il medico Gandini è anche giudice conciliatore del comune di Valenza: quasi un’autorità morale e un altro impegno al servizio dei cittadini.
Quest’uomo di scienza è anche un poeta stimato e raffinato: Doctor Nullus è lo pseudonimo di Gandini scrittore. Scomparso a 84 anni, egli ha vissuto una vita da medico sapiente, da scienziato e da grande cultore umanistico. Con scrupolo e impegno, col suo incedere senza prosopopea, ha trovato anche il tempo di costituire l’Unione Sportiva Valenzana e di esserne presidente prima della Grande Guerra.
Quello fatto da questi due medici non è certo poca cosa.