Turismo inclusivo in Monferrato
Chi mi legge da qualche periodo e mi segue, sa che il mio intento è quello della promozione del territorio come mezzo di conoscenza. Recentemente, ho ricevuto la telefonata di una giovane ragazza, che mi chiedeva info sui corsi di Nordic Walking. Alla fine della telefonata, mi dice che è ipovedente e che sarebbe lieta di poter partecipare in quanto attualmente, nella sua condizione fisica, le sembra di essere in galera. Noi non ci rendiamo conto di cosa vuol dire viver in una situazione tale, dopo aver passato l’isolamento del Covid.
Quindi ho preso questo impegno come una missione, determinato a portare la nostra giovane amica non solo nelle camminate urbane di allenamento, ma anche sui sentieri del Monferrato. Voi mi direte: impossibile. Ma non è così. Quando c’è la passione e la determinazione, tutti i grandi progetti si realizzano. La passione (la mia) e la determinazione (della giovane ragazza e la nostra di guide) hanno realizzato un piano di lavoro. Inizialmente ci siamo dati appuntamento in Cittadella (UNICO POSTO DISPONIBILE per poter camminare in Alessandria, non ne esistono altri…. possibile?) per poter istruire la nostra giovane amica. Avevamo già fatto un progetto con Acli ed avevamo verificato che il miglior modo per coadiuvare un ipovedente nella camminata è tenerlo al proprio fianco e guidarlo con la voce.
Abbiamo provato la fettuccia (come fanno i runner) ma il movimento oscillatorio del bastoncino da Nordic Walking impaccia l’uso della fettuccia. Quindi con questa giovane ragazza, abbiamo applicato il protocollo precedentemente provato. A fianco dell’istruttore, con il braccio in contatto uno con l’altro e le indicazioni vocali siamo partiti a camminare nel fossato della Cittadella. Abbiamo scelto questo percorso in quanto presenta alcune caratteristiche che si possono incontrare in escursione (sterrato, discesa, inghiaiato ecc.…) La nostra giovane amica si è comportata bene, e con entusiasmo ha iniziato il suo allenamento.
Potrebbe già bastare ma abbiamo alzato l’asticella, per dimostrare il valore del nostro territorio e la professionalità di guide escursionistiche. A dire il vero, come argomento d’esame del nostro corso abilitante di Guida Escursionista (il mio e della mia socia Simona Gotta) verteva già su questa tematica: la realizzazione di un sentiero per ipovedenti nel parco Capanne di Marcarolo. In quel caso avevamo proposto un tracciato particolare, delimitato da una palizzata in legno a delimitare il sentiero che avrebbe riportato nei tratti particolari, spiegazioni in Braille per illustrare all’escursionista ipovedente le bellezze del paesaggio e le caratteristiche faunistiche del luogo. Il progetto si è aggiudicato il miglior voto della classe e anche la promessa di realizzare il nostro studio. Ma purtroppo la pandemia ha raffreddato il tutto. Ho pensato di riprendere questo progetto con questa giovane ragazza.
Sabato 1° ottobre la nostra giovane escursionista riceve il battesimo del percorso. Siamo a Grana, per un percorso meraviglioso fino al Bialbero di Casorzo. Raggiunge la destinazione con noi e inizia l’escursione. La nostra giovane escursionista si è comportata bene, i nostri insegnamenti sono stati preziosi per lei e finalmente ha potuto godere di una giornata in compagnia di altri escursionisti, in completa sicurezza. Non solo, la nostra uscita ha regalato un giorno di relax ai familiari che la seguono.
Questa tematica era stata affrontata sempre da me con la collaborazione del Cissaca nel progetto “Caregiver”. Organizzare un evento per ragazzi diversamente abili e per le persone che li assistono. Partecipare insieme o disgiuntamente, per poter creare una condizione di crescita personale per entrambi.
Il nostro turismo, con questa giovane ragazza, è diventato inclusivo. Il nostro territorio è fruibile anche per chi ha delle limitazioni. Il mio pensiero è stato sempre quello che le limitazioni non sono fisiche ma mentali. Basta solo dare sviluppo alle proprie idee per poter rendere fruibile un’escursione a tutti. Come sempre, in chiusura del mio articolo, le mie lamentele vanno nella direzione degli amministratori locali che sollecitati più volte da noi per la realizzazione di un percorso pubblico in Alessandria che possa dare l’opportunità di praticare attività fisica anche a questa nostra giovane amica. È impensabile che non ci siano in Alessandria 5 km di pubblico cammino in un’area verde, senza traffico dove tutti senza distinzione possano camminare, incontrarsi e vivere una socialità.
I nostri sentieri lo dimostrano, la nostra professionalità ha fatto sì che tutto ciò si potesse realizzare. Non rendete questo limite fisico un blocco sociale. Ragazzi come la nostra giovane escursionista hanno una vita da vivere, meglio viverla nella natura a contatto con altre persone e non nella limitatezza di un blocco mentale. Spero che questo articolo sia letto da persone che possano fare qualcosa.