Detenuto prova la fuga dal secondo piano dell’ospedale: fermato dalla Penitenziaria
L'uomo si è lanciato dalla finestra del bagno. Subito raggiunto
Grave episodio, nella notte, all’ospedale di Novi Ligure: un detenuto del carcere Don Soria di Alessandria, lì ricoverato, ha tentato la fuga durante il cambio turno degli Agenti di Polizia Penitenziaria di scorta.
Approfittando della presunta necessità di prestare un bisogno fisiologico, si è recato in bagno e poi si è lanciato dal secondo piano della struttura ma è stato prontamente fermato dagli agenti di servizio. Lo rende noto il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Il detenuto – spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sappe – mentre c’era a mezzanotte il cambio turno della scorta di Polizia Penitenziaria ha chiesto di andare in bagno e poi si è improvvisamente lanciato dalla finestra. Per fortuna, tre agenti sono corsi subito a fermarlo mentre il quarto monitorava dalla finestra i movimenti del ristretto. Il Sappe accusa ancora una volta l’Amministrazione Penitenziaria di scarsa attenzione sulla problematica dei detenuti ricoverati che sta rendendo il lavoro della Polizia Penitenziaria sempre più difficile: quanto accaduto questa notte nell’ospedale di Novi Ligure deve far capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha parole di elogio per i poliziotti del Don Soria di Alessandria che hanno sventato la clamorosa evasione: “E’ solamente grazie a loro se è stato possibile sventare la clamorosa fuga all’evaso: la pronta reazione e il tempestivo intervento degli uomini della Polizia Penitenziaria di scorta hanno infatti permesso di sventare il grave evento. Una cosa grave, che poteva creare ulteriori seri problemi alla sicurezza e all’incolumità dei poliziotti, dei detenuti e dei cittadini che in quel momento si trovavano nell’ospedale. Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”.
Capece denuncia “una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”.