Cronologia storica di Valenza. Seconda parte
Il secondo capitolo dell'approfondimento dello storico Pier Giorgio Maggiora
Terzo capitolo dell'approfondimento del professor Maggiora
Cronologia storica di Valenza. Seconda parte
Il secondo capitolo dell'approfondimento dello storico Pier Giorgio Maggiora
VALENZA – 1635. Durante la ripresa delle guerre tra francesi e spagnoli e i loro alleati nell’Italia settentrionale, entro il più esteso quadro europeo della Guerra dei Trent’anni, Valenza, che è pesantemente coinvolta nelle guerre del secolo, resiste a un assedio di quasi due mesi – 9/9/1635-27/10/1635 – a opera degli eserciti collegati di Francia, Savoia, Parma e Modena, che intendono interrompere le comunicazioni con Genova ai milanesi. La nostra città è assediata completamente dal 25/09/1635, ma ben presto viene rinforzata da nuove truppe e gli assedianti devono abbandonare l’accerchiamento per sfinimento e ritirarsi verso il Monferrato. La città, vittima e principale capro espiatorio, è stata difesa dalle truppe spagnole e dello Stato di Milano con contingenti tedeschi, napoletani e svizzeri – un’armata di soccorso – comandati dall’anziano generale Carlos Coloma (1566-1637), dal suo vice Filippo Spinola marchese di Balbases (1594-1659) e dall’eroe Don Alonso di Cordova marchese di la Celada, un giovane e valoroso generale di cavalleria giunto a Valenza il 15/09/1635 – inviato dal Cardinale Albornoz, Governatore dello Stato di Milano per conto della Spagna – e qui deceduto il 28/10/1635. Il protagonista locale è il governatore della città, Francesco De Cardenas.
1636. Nel mese di giugno il comandante francese Créquy – Charles de Blanchefort duca di Créquy, maresciallo di Francia, 1578-1638 – tenta una nuova aggressione, ma il marchese di Leganes – Diego Mexía Felipez de Guzmán y Dávila, governatore del ducato di Milano e capitano generale, 1580-1655 – accorre a Valenza in anticipo con truppe fresche e riesce a respingere i francesi, che non demordano.
1637. Per ordine del marchese di Leganes e con sovvenzioni dalla Regia Camera, il convento e la chiesa dei Padri Cappuccini, fuori le mura a un quarto di miglio da Porta Astiliano, poi Porta Alessandria, vengono trasferiti dentro la cinta in zona Colombina, dove vengono ricostruiti.
1640. Il governatore generale della milizia nazionale di Milano, il cardinale Giangiacomo Teodoro Trivulzio (1597-1656), risiede a Valenza per diversi periodi, conquistandosi una indubbia popolarità locale.
1641. Gli ostinati francesi, aiutati dai soldati del Monferrato, nottetempo tentano di scalare le mura della città, ma sono respinti dal presidio e dalla milizia urbana al comando del valenzano Gabriello de Cardenas.
1643-1652. Il marchese di Caracena, governatore di Milano dal 1648 al 1656, si avvale più volte del presidio valenzano per prendere Casale ai francesi e infine consegnarla al duca di Mantova.
1654. Viene stabilita una separazione dei prezzi, in maggiore e minore, dividendo la comunità valenzana in due. Essa si riferisce alle condizioni di lavoro della terra, dei salari e delle derrate alimentari. Valenza è composta da circa 2.200 abitanti – la peste del 1630 ne ha ucciso più di 2.000 – 15 cascine, il castello e un numeroso presidio di soldati spagnoli. Ci sono più di un centinaio di facoltosi, 4 medici, 6 barbieri 4 macellai, 2 notai, 2 fanti (polizia urbana), 1 dottore fiscale per le imposte, 1 attuario criminale per giudicare i reati, 1 prevosto, 1 curato, 9 canonici, 20 cappellani, 3 conventi di frati e 2 di suore. I soldati della guarnizione sono un centinaio.
1656. Il 25 giugno la città è di nuovo assediata dal duca di Modena con truppe francesi, savoiarde e modenesi. L’assedio dura fino al 13 settembre, con molte sortite, combattimenti e assalti veementi, quando ci si arrende a condizioni onorevoli. Francesco d’Este, duca di Modena e generale supremo di Luigi XIV (1610-1658), accorda 13 capitoli riguardanti i privilegi nel governo della città, onora il valore e la prudenza del governatore don Agostino Segnudo e il coraggio dei valenzani assediati.
1641. Gli ostinati francesi, aiutati dai soldati del Monferrato, nottetempo tentano di scalare le mura della città, ma sono respinti dal presidio e dalla milizia urbana al comando del valenzano Gabriello de Cardenas.
1643-1652. Il marchese di Caracena, governatore di Milano dal 1648 al 1656, si avvale più volte del presidio valenzano per prendere Casale ai francesi e infine consegnarla al duca di Mantova.
1654. Viene stabilita una separazione dei prezzi, in maggiore e minore, dividendo la comunità valenzana in due. Essa si riferisce alle condizioni di lavoro della terra, dei salari e delle derrate alimentari. Valenza è composta da circa 2.200 abitanti – la peste del 1630 ne ha ucciso più di 2.000 – 15 cascine, il castello e un numeroso presidio di soldati spagnoli. Ci sono più di un centinaio di facoltosi, 4 medici, 6 barbieri 4 macellai, 2 notai, 2 fanti (polizia urbana), 1 dottore fiscale per le imposte, 1 attuario criminale per giudicare i reati, 1 prevosto, 1 curato, 9 canonici, 20 cappellani, 3 conventi di frati e 2 di suore. I soldati della guarnizione sono un centinaio.
1656. Il 25 giugno la città è di nuovo assediata dal duca di Modena con truppe francesi, savoiarde e modenesi. L’assedio dura fino al 13 settembre, con molte sortite, combattimenti e assalti veementi, quando ci si arrende a condizioni onorevoli. Francesco d’Este, duca di Modena e generale supremo di Luigi XIV (1610-1658), accorda 13 capitoli riguardanti i privilegi nel governo della città, onora il valore e la prudenza del governatore don Agostino Segnudo e il coraggio dei valenzani assediati.
1694. Continua ad accrescere di intensità l’azione bellica su larga scala. Imperiali, spagnoli e savoiardi conquistano Casale. Anche Valenza è sofferente per il transito degli eserciti, ma poco arrendevole.
1696. Dopo tre giorni d’accampamento fra Bozzole e Monte, il 19 settembre, pochi giorni dopo la rinnovata alleanza, un esercito francese- savoiardo composto di 50 mila fanti, 14 mila cavalieri e 60 grossi cannoni, comandato dal duca Vittorio Amedeo II (1666-1732), circonda Valenza, estremo caposaldo milanese, e apre il fuoco su di essa. La città è schiacciata dalle cannonate, dalla paura e dalla puzza di morte. È rovinato il monastero delle monache della SS. Annunziata fuori alle mura. La difesa, comandata dall’intrepido governatore spagnolo don Francesco Colmenero, osannato e pochi anni dopo oltraggiato ad Alessandria, è energica ed efficace. Dopo un mese, gli assedianti si ritirano in seguito alla Convenzione di Vigevano. La Porta Bassignana viene intestata al governatore Colmenero.
1700. Carlo II muore senza lasciare eredi e si solleva la guerra per la successione, che dura dal 1702 al 1714. Il primo sindaco di Valenza, per il primo semestre, è Giacomo Francesco Negri; il secondo è Giovanni Guazzo.
1706. Il Duca di Savoia, dal riposizionamento mutante, dopo aver rotto con la Francia e alleatosi con l’imperatore austriaco, libera Torino da quasi quattro mesi d’assedio, mettendo in rotta l’esercito francese e spagnolo.
1707. Proseguendo la corsa verso Milano, Vittorio Amedeo II duca di Savoia accerchia Valenza, presidio franco-spagnolo. Dopo alcune trattative, francesi e spagnoli se ne vanno dall’Italia e Valenza viene ceduta al duca di Savoia, che la insigne col nome di città. Così termina l’appartenenza di Valenza al ducato di Milano, durata più di tre secoli, dal 1370 al 1707. La musica è cambiata, ma non il servilismo verso chi comanda. Il consiglio della città giura fedeltà a sua altezza Vittorio Amedeo II e manda a scodinzolare davanti alle ciabatte della corte di Casa Savoia diversi parsimoniosi e decorosi rappresentanti valenzani: Ottaviano Capriata, Carlo Del Pero, Marc’Antonio Bombello, Alessandro Romussi, Gaspare Cagno, Alonso de Cardenas. Governatore della città è il conte Viancino, il podestà G. M. Arrigoni.
1709. È un anno freddissimo in cui la campagna locale soffre particolarmente.
1713. Si festeggia il Trattato di Utrecht e il nuovo possessore re di Savoia e Sicilia. Per raffreddare una situazione locale incandescente, a Valenza vengono confermati i titoli e le franchigie di cui godeva già, le si rinnova il titolo di città e la si conferma capoluogo della provincia di Lomellina, una qualifica che dura poco.
1714. Strage di bestiame a causa di una diffusa epidemia.
1716. Viene pubblicato “La vita di San Massimo” di Padre Massimo Bertana.
1722. Sorge la Congregazione della Carità, con il fine di distribuire il pane ai poveri. I benefattori principali sono i Salmazza. Con tante incognite, Lazzarone, entrato a far parte dei domini della Real Casa di Savoia nel 1708, riceve una speciale sovrana patente per reggersi come comune con amministratori propri; ha circa 500 abitanti e una superficie di quasi 400 ettari in mano a pochissimi supponenti proprietari, garanti del tutto.
1725. Con la sua corte, il re è ospitato in palazzo Gropello, ora in via Cavallotti, in mezzo alla folla plaudente. Più complicati sono i rapporti tra casa Savoia e il vicariato di Valenza: il re di Sardegna non è contento che una parte del suo clero si educhi in territorio straniero, la diocesi di Pavia.
1726. Il consiglio comunale esclusivo elegge due sindaci gemelli, una coabitazione deludente. Molti Te Deum sono cantati nelle chiese valenzane dopo lo scampato pericolo, grazie alla stretta alleanza tra Russia e Austria, dei turchi penetrati in Europa.
1727. Ci sono nuove importanti opere di fortificazione, in cui sono impiegati ben 250 lavoranti.
1730. Vittorio Amedeo II abdica in favore del figlio Carlo Emanuele III (1701-1773). Il consiglio comunale elegge due valenzani al Real Senato di Torino, gli avvocati D. Alonso De Cardenas e Ottaviano Capriata.
1742-1743. Dopo una trama lunga e tormentosa, il feudo di Monte, è unito solennemente a Valenza, che diventa “Contessa di Monte”, un titolo comitale, ormai buffo e anacronistico, che manterrà fino al 1798.
1745. Nella nostra zona ha luogo la famosa battaglia di Bassignana tra l’esercito franco-spagnolo e quello sardo-austriaco al comando del re di Sardegna, Carlo Emanuele III di Savoia. Valenza cade nelle mani dei franco spagnoli del maresciallo Maillebois (guerra di successione austriaca, 1742-1748).
1746. Valenza subisce un nuovo assedio a opera delle truppe austriache e piemontesi spodestate un anno prima dai franco-spagnoli nella battaglia di Bassignana. Dopo 13 giorni d’accerchiamento e di ripetuti e violentissimi attacchi, il 4 maggio le truppe del restaurato esercito piemontese agli ordini dell’autocratico barone Leutrum – Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum, 1692-1755 –ottengono la resa della città, iniziale quartiere generale del comandante francese Maillebois (1682-1762), giunto a sostegno in ritardo. È l’ultimo reale assedio della città, una sorta di resa dei conti finale e di riscossa implacabile con il ritorno allo status quo ante sotto lo strapotere del Piemonte sabaudo.
1757. C’è una disputa ingloriosa tra il governatore Des Roches e alcuni consiglieri comunali per regalie e altre soverchierie inattese. Migliora la situazione economica e c’è un’importante riconversione delle attività da agrarie ad artigianali. La città sta riagguantando una dignità commerciale.
1763. Il valenzano padre Domenico Scarpa, dell’Ordine dei predicatori, riscuote entusiasmo in ogni parte d’Italia nella sacra oratoria.
1768. Il giureconsulto valenzano Gaspare Domenico Romuzzi (Romussi) ottiene riconoscimenti per alcuni pregevoli trattati di diritto e di materie agricole.
1770. Nasce a Valenza Giovanni Giacomo Visconti; diventerà un famoso meccanico ammirato in tutta l’Europa.
1775. È pubblicato il nuovo regolamento generale amministrativo, che prevede un’amministrazione comunale composta da un sindaco e da sei amministratori, consiglieri scelti tra i proprietari. Il sindaco eletto resta in carica per sei mesi e non può essere rieletto; egli è il più anziano in ordine d’elezione. Nel consiglio, con serena indifferenza, sono ancora stanziati i nobili, una minoranza sussiegosa e farlocca. La città conta 4.500 abitanti divisi in tre classi: la prima comprende circa 400 proprietari, 1.500 agricoltori e 250 artigiani e negozianti; la seconda comprende più di 400 fra ecclesiastici, notai, medici e servi; la terza comprende 80 poveri e mendicanti. Il resto è formato da regi impiegati, donne, minorenni e pupilli, cioè giovanissimi.
1776. La nobildonna Delfina del Carretto, moglie del marchese D. Camillo Belloni lascia suo erede universale l’ordine ospedaliero dei SS. Maurizio e Lazzaro con l’obbligo di erigere un ospedale per poveri e malati a Valenza, l’Ospedale Mauriziano. I lavori iniziano nel 1782. Viene chiamato inizialmente dei SS. Maurizio e Lazzaro, poi di S. Bartolomeo e, infine, Mauriziano. Prima di lei avevano dato consistenti lasciti i valenzani Stefano Iorio nel 1765, Laura Tibaldera e D. Camillo Capriata nel 1771.
1788. Nell’antico convento dei francescani e poi dei domenicani – eretto a fine Cinquecento e dedicato a San Giacomo, recentemente scuole Carducci e ora uffici comunali – con decreto vescovile del 24/08/1787, viene aperto il seminario per circa 40 chierici di quella parte della diocesi di Pavia che si trova sotto casa Savoia. È una prima vera organizzazione locale di studi frequentata sia da allievi interni che esterni. Il suo principale promotore il vicario Orazio Cavalli, primo rettore don Vincenzo Poli.
1789. Rivoluzione Francese, dichiarazione dei diritti dell’uomo. Per molti, il mondo è sconvolto e destinato alla perdizione.
1794. Con l’avvicinarsi dei francesi, Valenza deve ospitare 400 profughi tolonesi oltre a un gran numero di austriaci. In questi anni è edificato uno dei palazzi più belli di Valenza, Palazzo Pellizzari (presto ospiterà Napoleone, oggi è sede del Municipio), mentre Palazzo Valentino, al tempo dimora del Municipio, viene completamente ristrutturato.
1796. Nella campagna d’Italia, Napoleone Bonaparte (1769-1821) giunge a Valenza e minaccia gli austriaci, che saranno sconfitti a Lodi. Valenza conta circa 5.300 abitanti, compreso Monte con 350. Sotto le armi risultano 61 militari valenzani, in città sono presenti 53 frati, 46 monache, 20 sacerdoti, 2 curati (2 parrocchie, Valenza e Monte) e 14 canonici. A Lazzarone gli abitanti sono circa 500. La vicina Pecetto conta 1.400 abitanti e 12 sacerdoti. Nell’anno a Valenza sono nati 128 maschi e 101 femmine.
1798. Si forma la municipalità valenzana di tipo francese (Dipartimento del Tanaro sino al 1799), un misto di supponenza e di inconcludenza vincolata. È composta dai cittadini Vittorio Lebba, il presidente, Angelo Foresti, Pietro Chiesa, Menada, Maria Marchese, Giovanni Oliva e Tommaso Ricchini. Il segretario è La Thuille, il sottosegretario Giovanni Battista Quaglia.
1799. Nel mese di marzo entrano in Valenza un nutrito numero di soldati francesi. Istigati dal clero locale, alcuni valenzani danno vita a un moto reazionario ostile ai francesi, che mossi dalla paura reagiscono spietatamente con azioni imbarazzanti e disdicevoli. Alla fine di maggio, piegati dal generale Schweikowsky, i transalpini disorientati e incattiviti sono costretti ad abbandonare la piazza e ad avvicinarsi alla loro patria. Ritornano così, per un tempo breve e dannato che va dal maggio 1799 al giugno 1800, gli austriaci-russi, con Munkatsij come governatore della città. Cosacchi e dragoni bivaccano in città, esacerbando le tensioni. Le cronache raccontano di giorni di terrore.
1800. Con la vittoria di Marengo del 14 giugno 1800 e relativo epinicio, i francesi rientrano definitivamente anche a Valenza, il 21 giugno 1800, rinvigorendo gli spiriti repubblicani e, nonostante gli strali del clero, suscitando speranze ed entusiasmi con enfatiche astrazioni illuministiche. Ma i francesi creano uno straordinario apparato repressivo, sono accecati da un’esaltazione d’onnipotenza e impongono nuove tasse. Il vasto complesso della villa “La Voglina” di Valenza, una storica magione posta sulla sommità della Colla progettata da Filippo Juvarra (1678-1736), è stato utilizzato da Napoleone come quartier generale prima della battaglia di Marengo.
Cronologia storica di Valenza. Parte quarta
Quarto capitolo dell'approfondimento del professor Maggiora