Be Real, il social network dell’autenticità
Scaricate una app e già per questo dimostrate un certo coraggio, non foss’altro per il senso dell’orientamento a cui dovrete votarvi per ritrovarla fra le tante altre che avrete salvato sul vostro smartphone. Questa app però, una volta al giorno, a orari imprevisti e, per la Legge di Murphy, in circostanze sempre imbarazzanti, vi invierà una notifica a seguito della quale avrete solo due minuti per pubblicare un selfie: se non rispetterete questo adempimento, non potrete vedere le foto degli altri. L’obiettivo: offrire e vivere una esperienza di autenticità. I filtri sono banditi e non c’è il tempo di scegliere il vostro profilo migliore fra le immagini scattate.
Be Real si definisce “l’anti social network” e, anche se non prenderà piede, indica una direzione che forse sarà raccolta dalle piattaforme più note, alla continua ricerca di nuove forme di coinvolgimento e di ragioni per essere usate al posto delle altre. Pensate a Instagram che ha copiato le Storie da Snapchat e i Reel da TikTok. Del resto, la stessa estetica sta cambiando e molti marchi della moda, per non parlare dei più consumati influencer, preferiscono pubblicare foto improntate ai valori dell’autenticità e della quotidianità anziché foto in posa e immagini patinate. Allo stesso tempo, la piattaforma – consapevole dei rischi che può comportare soprattutto per i più giovani, blocca continuamente delle app, come Fix-me è Vedette++, che con i loro filtri suggeriscono possibili interventi chirurgici o propongono volti dall’aspetto innaturale.
E qui termina il mio meme perché il Sergente Be Real ha impartito il suo ordine e la clessidra sta scandendo il tempo che mi rimane. Al mio selfie quotidiano io ci tengo.
La scelta di Be Real, anche se non avrà successo, segnala dunque la volontà di trovare funzionalità distintive per smarcarsi dagli altri social network laddove invece, negli ultimi mesi, si assiste ad un processo che si definisce di “tiktokizzazione” della Rete riferendosi a fenomeni quali:
- il prevalere su Instagram di reel sui tradizionali post. La ragione è legata al maggior tempo che una piattaforma di video full-screen sa ottenere, soprattutto se l’algoritmo fa prevalere quelli più capaci di essere visti fino in fondo;
- il cambiamento dell’algoritmo di Facebook che segnalerà sempre più contenuti suggeriti per noi, anche da parte di utenti e Pagine che non seguiamo, anziché derivanti dai post più apprezzati degli amici e delle Pagine con i quali siamo in contatto;
- l’introduzione di formati sempre più immersivi nelle funzionalità di ricerca di Google come Google Maps nella consapevolezza che i più giovani usano TikTok anche per cercare e scegliere locali e destinazioni turistiche.
La dichiarazione dello scorso agosto da parte di un dirigente di Google secondo la quale il 40% degli appartenenti alla Generazione Z preferisce fare ricerche su TikTok è di certo un’ammissione destinata a lasciare strascichi nello sviluppo della Rete come la conosciamo.