Chiude la casa di riposo: “Troppi debiti”
Le ragione di una decisione drastica. Consiglio comunale aperto, divergenze tra maggioranza e opposizione
BOSCO MARENGO – Vendere senza svendere e dare continuità all’asilo nido sono le priorità del Comune di Bosco Marengo dopo la chiusura della casa di riposo Ipab Santi Antonio e Caterina, che ha cessato l’attività dal 1° settembre per i troppi debiti accumulati, peggiorati con il Covid e la guerra.
I 15 lavoratori sono stati ricollocati tranne uno per altra scelta e trasferiti gli ospiti: una decina di anziani e 10 persone del reparto ex psichiatrici gestito da Asl Al nella struttura di Bosco. Salvare il salvabile di una struttura, che rappresenta secoli di storia al servizio delle famiglie e rischia di finire nell’incuria. “L’asilo nido occupa un’ala della struttura, ma è realtà separata, l’attività è in ripresa e continuerà. Ma dell’Ipab, essendo in dissesto, si occuperanno il commissario e gli organi preposti”, ha messo in chiaro il sindaco Gianfranco Gazzaniga durante il consiglio comunale aperto del 12 settembre, chiesto con urgenza ad agosto dal gruppo consiliare di minoranza per fare chiarezza sui fatti che hanno portato al drastico epilogo.
Interrogazione
“Presenteremo un’interrogazione per sapere che ne sarà di questo immobile, se sarà sottoposto a regime di vendita e a quali condizioni, chiederemo ulteriori rassicurazioni sulla continuità dell’Asilo nido. Ora interessa verificare se c’è ancora un percorso da tentare per rimettere in funzione il servizio per gli anziani e le famiglie ”, ha detto il consigliere capogruppo Ugo Cavallera al termine di un consiglio che è stato sollecitato proprio dai consiglieri Cavallera, Melato, Montanari, “per cercare di capire le scelte del Cda dimissionario, che nell’ultima riunione di agosto ha deliberato in fretta e furia la chiusura della storica struttura, nata nel 1300 come ospedale e valutata 3,7 milioni di euro”.
Il sindaco
Il sindaco Gianfranco Gazzaniga ha scelto la seduta in forma aperta per informare. “Si doveva informare prima di chiudere“, replica la minoranza. “Certe situazioni si sanano solo con il denaro, il resto non conta”, ha replicato la presidente, la consigliera Luisella Deluigi, ripercorrendo i momenti che hanno portato al pignoramento dei beni, chiesto dalla precedente cooperativa di gestione, al congelamento della poca liquidità rimasta, generando l’indebitamento pure con il nuovo gestore, conti che si sommano ai minori incassi dovuti e al ridimensionamento dell’attività dopo il Covid, infine ai rincari sulle bollette.
“Bisogna tornare indietro di trent’anni – ha spiegato il sindaco Gazzaniga – Quando le entrate erano insufficienti, ma i terreni e il lascito coprivano le spese. Nel 2010 il nuovo contratto decennale ‘vuoto per pieno’ ha segnato l’inizio della fine: l’Ipab pagava a Nuova Assistenza i servizi per 43 ospiti anche se erano solo 30, un vero capestro”.
Il debito
Per cui ora è di 1 milione 150 mila euro il vecchio debito con Nuova Assistenza, che non ha accettato la proposta di saldo e stralcio per 700 mila euro, più 355 mila euro il nuovo debito verso il Gabbiano, che si è fatta carico della gestione nel 2021, mutui da onorare per 600 mila euro e 30 mila euro di nuovi aumenti per luce e gas. “In questa situazione nell’ultima riunione del Cda, dopo le dimissioni del consigliere nominato dal Comune, ci siamo dimessi tutti e abbiamo inviato richiesta di commissariamento alla Regione”, ha detto Deluigi.
La storia
I lavoratori hanno chiesto aiuto la prima volta al Comune nel 2016, poi nel 2020, da allora maggioranza e minoranza hanno fatto fronte comune, cercando un accordo economico per estinguere il debito con la cooperativa, che ha preferito procedere per vie legali, inoltre Gazzaniga e Cavallera hanno chiesto all’Asl Al di mantenere e adeguare il reparto ex psichiatrici, ma ora la collaborazione si è rotta.
“Con i 10 posti più 33 anziani saremmo tornati a pieno regime, ma l’Asl non ha rinnovato la convenzione. Nel frattempo è scattato il pignoramento”, continua Gazzaniga. “Non avete creduto abbastanza in questa proposta – ribatte Cavallera – Se il Comune avesse riconosciuto all’Ipab un quantum sul diritto di superficie del terreno acquistato per i futuri campi sportivi, l’Ipab avrebbe realizzato la piccola scala richiesta. Invece ci si è arresi alla crisi che riguarda tre quarti delle rsa piemontesi e che forse la politica avrebbe aiutato a sanare, proprio come sta facendo per arginare il caro bollette. I servizi essenziali per le famiglie non sono meno importanti”.
“Abbiamo tentato tutte le soluzioni – ha replicato il sindaco – Non si può rimproverare il Comune di aver speso poco per il terreno, anche perché non è così, migliaia di euro per i diritti più 37 mila euro per definire l’acquisto”.
La lettera
La chiusura per anni contrastata, è arrivata, comunicata con lettera ai consiglieri a fatti ormai avvenuti, rompendo così la collaborazione instaurata tra maggioranza ed opposizione per il bene dei lavoratori e della struttura.
In attesa di nuove direttive dal Commissario, fra il pubblico c’è chi si rammarica per la partenza degli ospiti, amici di tutti in paese e chiede di non abbandonare la struttura al suo destino, ma di tenere in ordine, chiudere le finestre, allontanare i piccioni. Si fa sentire anche il silenzio dei tanti assenti, non solo al consiglio: “Non si capisce perché i boschesi, nonostante la qualità del servizio, preferiscano rivolgersi ad altre strutture”, prova a spiegare un anziano.
“Quindici operatori per una decina di anziani, più i 10 ex pazienti psichiatrici seguiti direttamente dal personale Asl: tutti i nostri ospiti sono stati ben assistititi, almeno di questo possiamo essere orgogliosi”, chiosa Deluigi.