La Banda Musicale Cittadina di Valenza
Un nuovo approfondimento del professor Maggiora
VALENZA – C’era una volta a Valenza la Banda Musicale Cittadina, o meglio alcuni periodi di attività di essa interrotti da soste più o meno prolungate, da stasi imposte dalle crisi economiche, dalle guerre o, meramente, dall’ assenza di un ricambio generazionale e da un minore interessamento poiché fuori moda.
Formata quasi esclusivamente da strumenti musicali a fiato e a percussione, ha potuto contare solo su dilettanti volenterosi, in gran parte operai che dedicavano le loro ore di svago e di riposo all’apprendimento della musica e dell’arte del suono, sacrificando le loro serate allo studio, alle prove e alle esercitazioni d’insieme. Se non suonavano proprio a orecchio, poco ci mancava. Unico corrispettivo della banda era l’applauso dei valenzani al termine delle esibizioni. La loro musica ha accompagnato la vita dei valenzani sia nei momenti belli che nei momenti brutti. Questa città non ha dato alla banda solo musicanti, ma anche maestri direttori, tutti nativi del posto.
Nel 1888, quasi per volontà popolare, il segretario comunale, cavaliere Innocenzo Soro, promuove la fondazione di una banda musicale cittadina, la cui direzione viene affidata al maestro Clemente Zanfi (1842-1928). Per far fronte alle necessità economiche, il comune stanzia un contributo annuale e fornisce una sede decorosa in piazza Verdi 2, nella struttura delle carceri mandamentali, dette di S. Francesco dal nome del convento prima esistente. L’autorità locale nomina il cavaliere Soro quale ispettore delegato all’amministrazione e al controllo. Nello stesso anno, il 1888, in città si forma un peculiare complesso a plettro, di cui fa parte l’abile Pietro Gotta, detto Nadalì, capostipite di una nota famiglia di mandolinisti.
In questi anni di espansione produttiva orafa-calzaturiera, continuano ad avanzare anche nuovi debordanti interessi culturali-musicali che spingono molti giovani ad aderire all’inedito complesso bandistico, per attrazione o anche per avere una fonte di distrazione, non priva di sforzi. Tra di essi ci sono Luciano Oliva, un commercialista che diventerà il sindaco socialista della città nel 1910, Paolo De Michelis, un orefice futuro parlamentare socialista, ed altri, quali Belligeri, Piccioni, Toscano e Passoni. Il repertorio della banda è variegato, quindi adatto a ogni genere di manifestazione: marce e inni nelle ricorrenze e ballabili nelle feste o nei trattenimenti danzanti, quando le occupazione usuali dei valenzani venivano interrotte a favore del ballo a palchetto.
Ma l’attività più importante da un punto di vista qualitativo è quella dei concerti in piazza, con brani tratti da opere liriche o operette, tanto graditi al pubblico. Nei programmi dei concerti del primo decennio del Novecento, svolti in grisaglie e con volti gravi, ci sono rielaborazioni delle pagine operistiche di Puccini, di Mascagni, di Verdi, di Ponchielli e delle musiche di celebri compositori, spesso esponenti del romanticismo musicale, quali Liszt e Schubert. Anche se queste trascrizioni appaiono quasi come una violazione delle composizioni originali, in assenza di altri mezzi di propagazione della musica sono il metodo più semplice di diffusione della cultura musicale presso il popolo.
Nel 1913, il maestro Zanfi è costretto ad abbandonare la funzione dopo 25 anni di incessante operosità, portata avanti con meticolosità quasi maniacale; senza di lui e con l’approssimarsi del conflitto, la banda musicale cittadina pone fine all’attività.
Terminata la guerra, memore dei consensi del passato, l’amministrazione comunale decide di costituire nuovamente la banda musicale. A dirigerla è chiamato il giovane maestro Edoardo Pagella, che rilancia il gruppo di suonatori con i tradizionali concerti e le altre esibizioni pubbliche, riscuotendo successi crescenti. Ma gli impegni di lavoro del maestro Pagella – l’uomo e alcuni soci costituiscono il calzaturificio “Valentia”, dove sorgerà il dancing e la sede del PCI verso la fine degli anni Cinquanta – e la crisi economica del 1929 segnano la fine della seconda esperienza della banda musicale di Valenza.
La terza esperienza si ha nell’autunno del 1932. A differenza delle precedenti, non è predisposta dal comune, ma da un docente elementare, il maestro Enrico Viola, che ascrive il nuovo complesso all’Associazione Combattenti, della quale è presidente. Si chiama Banda Musicale dell’OND (Opera Nazionale Dopolavoro) Combattenti ed è diretta sempre dal rigoroso maestro Pagella. Essa svolgerà un’intensa attività, prendendo parte a vari momenti istituzionali, incontri musicali, cerimonie religiose e appuntamenti popolari, e compirà una efficace azione di diffusione della musica e di educazione musicale, finalizzata anche a favorire l’aggregazione giovanile attraverso la melodia. Ne faranno parte giovanissimi valenzani, che poi diventeranno personaggi di rilievo in questa città, quali Silvio Visentini, futura tromba della celebre orchestra Angelini, Lino Garavelli, affermato pianista, Duilio Camurati, Saverio Cavalli e Arno Carnevale. Il comune ha messo a disposizione i locali della precedente scuola di musica e fornirà una contribuzione economica per ogni servizio.
La banda debutta il il 21 aprile 1933, nella circostanza del “Natale di Roma – Festa del lavoro”, una ricorrenza nazionale istituita dal fascismo, in questa occasione vengono eseguite alcune marce e due rilevanti inni nazionali dell’epoca: la Marcia reale d’ordinanza (non l’ha inventata il Duce) e Giovinezza. La divisa estiva di questi adolescenti è costituita da maglietta azzurra, berretto e pantaloni bianchi; un certo indottrinamento e l’amor patrio sono rivendicati come necessari, non c’è spazio per il dissenso.
È l’inizio di una intensa attività con nuovi repertori ed esibizioni in manifestazioni, festività nazionali, cerimonie religiose, sagre e appuntamenti popolari, che, per le crisi internazionali, la chiamata alle armi e gli impegni del maestro Pagella, dura solo fino alla fine degli anni Trenta.
Durante il secondo conflitto mondiale, le autorità locali incaricano Duilio Camurati, uno studente valenzano del conservatorio di Milano, di predisporre e dirigere un aggiornato complesso bandistico di giovani, che, con un colpo di magia, avrà una buona riuscita. Sarà uno svago sorretto dalla speranza, nei limiti del possibile, per dimenticare i problemi del mondo, ma solo per un breve periodo, perché il giovane Camurati sarà chiamato alle armi.
Dopo la liberazione, nasce quasi spontaneamente un eterogeneo gruppo di suonatori, la cui direzione è attribuita di nuovo a Camurati, un leader infaticabile non convenzionale che agisce con estrema celerità. Ben presto, la neonata amministrazione comunale dà il suo convinto sostegno al nuovo complesso, assegnandogli l’antica denominazione pre-fascista di “Banda Musicale Cittadina”. Con fervore ideale e civile aderiscono molti giovani e, novità assoluta, alcune ragazze entusiaste di apprendere le iniziali conoscenze dell’arte musicale, a volte in maniera anche solo ludica e conviviale.
Con determinazione, il corpo musicale raggiunge presto un pregevole livello esecutivo e, soprattutto, aspettative future appaganti. Purtroppo, poco tempo dopo, il direttore Camurati è costretto a sospendere la sua opera per assumere di un importante incarico di lavoro a Milano. A metà degli anni Cinquanta, con umiltà e con finalità al di fuori di ideologie partitiche, la banda viene riottenuta dal maestro Pagella, che, sfortunatamente, si spegne nel giugno del 1959. Questo personaggio valenzano ha ereditato la passione per la musica, l’ha coltivata e l’ha portata con sé per tutta la vita, insegnandola agli altri.
I successivi sforzi e i tentativi di ripristinare la banda non avranno alcun effetto, così, dopo tanti anni, si conclude definitivamente l’attività della Banda Musicale Cittadina di Valenza. Per molti, quest’eutanasia apparirà quasi come un tradimento o una colpa, poiché consideravano quella musica un nutrimento per la loro anima. Non ci saranno nuove apparizioni, l’unica novità nel futuro sarà una sempre più accentuata indifferenza.
La musica della Banda Musicale Cittadina ha fatto crescere chi l’ha suonata e ha dato gioia e allegria a chi l’ha ascoltata. È stata un rinforzante per la sensibilità di molti valenzani e noi l’abbiamo raccontata per non smarrire l’identità e il senso di certe cose.