Swimming Club Alessandria senza piscina
Dopo 37 anni la società non ha più a disposizione l'impianto natatorio alla Scuola di Polizia. Fracchia: "Fallimento sociale"
Il sindacato di Polizia sullo stop alle attività dello Swimming e sul caso della struttura sportiva della Scuola Allievi Agenti
Anche il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia, attraverso il Segretario generale provinciale Antonio Antonaccio, interviene in merito alla chiusura della piscina della Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato ‘Cardile’ di Alessandria, con conseguente interruzioni dell’attività per lo Swimming Club e centinaia di bimbi e ragazzi di ogni età.
Antonaccio ha scritto una lettera al Questore, al Prefetto e alla segreteria nazionale Siulp per evidenziare come «nonostante alcune vantaggiose offerte proposte dallo Swimming Club di Alessandria, formulate per il periodo di vacanza contrattuale e in attesa della tanto agognata gara di appalto (che si attende venga indetta da anni), l’attività dell’impianto natatorio della Scuola di Polizia di Alessandria è definitivamente cessata. Nessuna comunicazione è pervenuta in questi mesi alle parti sociali circa gli sviluppi e i numerosi contatti intercorsi con il Ministero dell’Interno e la Società Swimming, nonostante che, a quanto risulti, quest’ultima nelle ultime settimane avesse formulato delle proposte interessanti sotto l’aspetto economico tali da assicurare la continuità dell’attività natatoria».
Swimming Club Alessandria senza piscina
Dopo 37 anni la società non ha più a disposizione l'impianto natatorio alla Scuola di Polizia. Fracchia: "Fallimento sociale"
Secondo il sindacalista, «la constatazione che dall’1 settembre tutta l’attività dell’impianto natatorio della Scuola di Alessandria è cessata, ha lanciato nello sconforto e nella sfiducia tutta la nostra comunità, comprese le numerose famiglie dei colleghi e quelle degli atleti che proprio nell’impianto sportivo della Scuola di Polizia di Alessandria svolgevano la preparazione agonistica, regalando all’Italia grandi successi nazionali ed internazionali».
«Proprio ad Alessandria, una città sempre più deindustrializzata e in gravi difficoltà finanziarie per il dichiarato default, la Scuola di Polizia di Alessandria – prosegue – ha sempre mantenuto nella cittadinanza un primato di stima e rispetto, materializzando nella popolazione, più di molte altre realtà italiane, il motto di questa Amministrazione “Polizia tra la gente”, riaffermandolo nel quotidiano. In tutto ciò, senza ombra di dubbio, la piscina presente nella struttura ha fornito un contributo eccelso, perché, anche grazie all’ottimo operato della società di gestione, è riuscita a mantenere un saldo e continuo contatto sociale, con le sue attività premiali di addestramento al nuoto dei bambini ed adolescenti, per non parlare dei notevoli risultati sportivi ottenuti».
Che fare, a questo punto? «Il Siulp è mortificato, sentimento proprio di chi ha forte il senso di appartenenza e che si sostituisce ad una entità silente, nel sostenere il peso morale di una reputazione così svilita. Ecco perché chiediamo i motivi di questa debacle, o meglio, le motivazioni si conoscono bene visto che vanno attribuite anche ad un chiaro atteggiamento dell’attuale direttore, come più volte segnalato in questi anni con ripetute richieste di chiarimento sull’argomento. Ma quello che non si comprende è perché sia stata permessa una simile immeritata “fine”, consentendo di personalizzare una questione che l’incidenza pubblica della stessa avrebbe invece dovuto indurre ad essere cauti e riflessivi, nel rispetto non solo del personale di Polizia e delle proprie famiglie, ma anche della cittadinanza tutta che nell’impianto natatorio trovava un importante punto di riferimento».
Conclude perciò Antonaccio: «Come si può permettere all’esercente di una siffatta funzione pubblica di “infischiarsene” dei continui richiami sindacali che, come detto, mai come in questa occasione non potevano essere interpretati come strumentali, visto che i benefici del “buon operato” sarebbero stati naturalmente trasversali e caratterizzati da una siffatta ricaduta pubblico-sociale? Non capiamo, ma una cosa è certa: di fronte a tale atteggiamento, e di altri di cui ci riserviamo di valutare la gravità in separata sede, non rimane altro che accendere un fronte conflittuale di alta portata con chi reputa di sua proprietà una struttura così importante nel tessuto cittadino e nazionale per la formazione degli allievi, ritenendo insindacabile e, soprattutto, ingiudicabile il proprio increscioso operato».